La tragedia del terremoto in nepal non smorza la fede dei nepalesi Foto da Asianews.it
L’ho vista in tv e mi è sembrata finalmente umana, una bambina spaventata da quel tremendo terremoto che pochi giorni fa ha sterminato migliaia di persone e raso al suolo un paese come il Nepal che già nella sua forma smagliante ti accoglieva con una semplice immagine di povertà, strade sterrate, vita semplice e credenze ferree nell’immaginario della gente.
Lo stato più alto del mondo, schiacciato tra Cina e India, vive realmente di religioni e antiche credenze e lei, la bambina Dea, che in tv ormai ai nostri occhi aveva ben poco di divino, è proprio una delle credenze più radicate.
Si chiama Kumari e in molti hanno criticato in questa usanza nepalese la costrizione ad una vita non adatta a bambine sotto i dieci anni. Bambine venerate all’inverosimile, che non giocano come le altre, che non devono mostrare emozioni perché ogni loro gesto può significare sventura o fortuna, circondate solo da persone selezionate e di alto rango, senza la possibilità di incontrare i suoi genitori se non in rare occasioni ufficiali e senza poter andare a scuola, questa è sempre stata la vita della Kumari. Oggi molte vecchi regole si stanno man mano sgretolando e la Kumari inizia a respirare la vita del mondo almeno in parte.
La kumari venerata dei nepalesi
Il popolo la vede sempre vestita di tutto punto nei suoi abiti rossi e truccata con il temibile occhio di fuoco sulla fronte.
La Kumari ha un compito all’apparenza semplice, ma chissà per una bambina quanto lo possa essere: deve farsi adorare, deve essere una dea in terra incarnazione della Dea Taleju. Viene scelta tra le bambine dai 3 ai 7 anni della casta Newar di famiglia buddista che rispondono ad una lista di 32 requisiti e rimane tale finché è pura (cioè fino alla prima mestruazione o ancora fino alla prima malattia).
Non esiste una sola Kumari, c’è chi dice che ce ne sia una per ogni villaggio Newar, alcuni studiosi invece affermano l’esistenza di ameno 13 Kumari, anche se le più importanti sono 3, le Kumari reali di Patan, Kathmandu e Bhaktapur.
Venerare la Kumari per i nepalesi è qualcosa di assolutamente naturale, quelle che ai nostri occhi sembrano bambine, a volte anche infelici, ma chi può dirlo, sono per i nepalesi espressione del volere supremo. Noi occidentali vediamo dei visi quasi inespressivi e ci chiediamo se quelle bambine non vorrebbero avere una vita normale. Per i nepalesi il volto inespressivo rivela in realtà molteplici segni ognuno con un significato che può cambiare in bene o in male la loro esistenza.
Per usanza la Kumari reale usciva da palazzo una volta l’anno in occasione della festa dell’Indra Jatra e veniva trasportata su una lettiga in modo che i suoi piedi reali e puri non possano toccare l’impuro terreno.
Il terremoto ha cambiato le carte in tavola. Quella telecamera l’ha sorpresa piccola e inerme per mano a due adulti passare tra la gente con lo sguardo per una volta di una bambina spaventata… o forse non lo era ed io neo-mamma credevo di vederla così una bambina di nove anni in mezzo alla tragedia di un popolo.
Yunica (questo è il nome di battesimo della Kumari) è stata risparmiata dal terremoto e continuerà ad essere l’appiglio alla speranza del suo popolo martoriato da una tragedia impensata.
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