Da oggi, però, queste tre formazioni non sono più sole perché a far loro buona compagnia troviamo l’attuale squadra guidata da Stefano Pioli che, partita a “fari spenti”, tra l’indifferenza generale, ha gradatamente risalito la china, sino ad occupare, in coabitazione con la Roma, la seconda posizione in graduatoria, alle spalle della Juventus. Un cammino lento, costante ma soprattutto denso di emozioni, impreziosito da una striscia di ben otto successi consecutivi, che ha portato i biancocelesti addirittura a superare in classifica, per la prima volta nelle ultimi tredici stagioni, proprio gli “amati” cugini romanisti. Merito di questo importante risultato non può che andare all’allenatore biancoceleste, primo artefice di tutto ciò, che sembra aver finalmente trovato all’ombra del Colosseo la sua definitiva consacrazione. Prima di essere allenatore, Pioli è stato, prima di tutto, anche un ottimo giocatore con le maglie di Juventus, Hellas Verona e Fiorentina. Un difensore forse d’altri tempi, sorretto da buona tecnica, esempio in campo per tutti in campo di correttezza con avversari ed arbitri. Doti queste che lo hanno sicuramente aiutato, una volta passato dall’altra parte. Chi lo ha conosciuto bene racconta di un ragazzo dal carattere molto forte e combattivo, bravo ad incassare le delusioni e sempre pronto a trovare la forza per ripartire. Nella sua carriera di tecnico, iniziata tredici anni or sono alla guida della Salernitana, Pioli si è sempre dimostrato allenatore “fuori dagli schemi”, molto educato e riservato e, soprattutto, poco incline a cercare pubblicità e frequentare i “salotti buoni” del pallone. In tutto questo, risiedono forse il suo peggior limite oppure la sua miglior fortuna, dipende da dove la si guarda. E questa è stata forse la ragione per la quale è arrivato più tardi di altri al palcoscenico della serie A. In poche parole, come si suole dire, prima di arrivare sin qui, il bravo allenatore emiliano ha dovuto, suo malgrado, affrontare la classica “gavetta”, passando per le panchine di Piacenza, Sassuolo, Modena, Grosseto, Chievo, Palermo e Bologna. E in questo lungo percorso non sono certo mancate anche cocenti delusioni come gli esoneri di Parma, Bologna e soprattutto Palermo. Singolare, infatti, è stata sicuramente l’esperienza rosanero che lo ha visto sollevato dall’incarico prima ancora di iniziare il campionato, dopo una mal digerita eliminazione nei preliminari di Europa League. Da qui, però, Pioli ha saputo subito reagire ripartendo da Bologna, dove è stato capace di condurre la squadra felsinea a due più che onorevoli salvezze.
Ed eccoci quindi ai giorni nostri dove alla guida della Lazio, il buon Stefano, oltre ad aver superato in classifica dopo tanti anni l’altra squadra della capitale, è arrivato sino a mettere paura alla corazzata di Allegri, lanciata verso la conquista del suo quarto scudetto consecutivo. L’organico biancoceleste, ben assortito in ogni suo reparto ed impreziosito dalla stella del giovane brasiliano Felipe Anderson, ha impressionato tutti per la sua organizzazione di gioco, fatta di corsa, tecnica e un’ottima amalgama tra i reparti. Per dirla con i numeri, il modulo prediletto dal preparato mister biancoceleste è un “camaleontico” 4-3-3, pronto a trasformarsi in un 4-2-3-1 a seconda degli interpreti scelti. In entrambi i casi si tratta,comunque, di due soluzioni in grado esaltare al massimo le caratteristiche degli uomini a disposizione. Ma la caratteristica forse più importante è quella data dalla capacità di voler sempre imporre il proprio gioco e di puntare comunque al successo, doti queste sicuramente specchio del modo di pensare del proprio allenatore. La striscia degli otto successi consecutivi, si è purtroppo arrestata per mano proprio della Juventus, ponendo forse definitivamente fine ai sogni di gloria. La partita contro i bianconeri, infatti, risvegliava dolci ricordi legati alla sfida del lontano 1 aprile 2000 quando, una vittoria firmata dal “Cholo” Diego Simeone, diede avvio a quella fantastica rincorsa che avrebbe condotto la squadra di Eriksson al successo finale, sfilando di mano il tricolore proprio ai bianconeri, allora allenati da Carletto Ancelotti. Il sogno, per ora, deve quindi tornare nel cassetto, in attesa di tempi migliori, che probabilmente non tarderanno ad arrivare. In ogni caso, comunque vada a finire, la stagione di Stefano Pioli e dei suoi ragazzi è già un successo…
Enrico Brigi
twitter @enrico.brigi
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