“La leadership non consiste in una posizione. E’ un’autorità di tipo morale e l’autorità morale deriva dal rispettare principi universali e senza tempo“
Riporto in modo sintetico un articolo apparso recentemente su HBR riguardo alla leadership.
Oggi un vero leader prende decisioni sapendo che le conseguenze devono essere positive anche per la società, oltre che per l’azienda. I leader devono perseguire una finalità di ordine superiore. Per far ciò è necessario passare dalla conoscenza alla saggezza. Aristotele distingueva due tipi di saggezza: saggezza esoterica o metafisica, e saggezza pratica.
L’origine della saggezza pratica sta nel concetto di fronesis cioè la capacità reale e razionale che permette di stabilire ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. La saggezza pratica è un sapere esperienziale che consente alle persone di dare giudizi eticamente corretti. Aristotele identifica anche l‘episteme, ossia le conoscenze scientifiche di validità universale, e la techne, ossia il know how tecnico basato sulle competenze. Se l’episteme è il know-why e la techne è il know-how, la fronesis è ciò che dovrebbe essere fatto.
E’ facile guidare le organizzazioni con la saggezza pratica. Il leader fronetico deve formulare giudizi e intraprendere azioni in un ambiente in continuo divenire. E deve farlo in una prospettiva più elevata – il bene della società.
I leader saggi praticano il discernimento morale su ciò che è bene e vi danno seguito in tutte le situazioni. Ci sono quattro modi per coltivare la capacità di perseguire il bene. Uno è far tesoro dell’esperienza specie quella che abbiamo maturato nelle avversità o di fronte all’insuccesso. Un altro modo è mettere per iscritto dei principi tratti dalle esperienze di vita e condividerli. Un terzo metodo è il perseguimento continuo dell’eccellenza. Infine, la ricerca del bene si può coltivare appassionandosi alle arti liberali, come la filosofia, la storia, la letteratura, o alle belle arti.
I leader saggi sanno cogliere l’essenza. Prima di prendere decisioni altamente soggettive, i leader saggi percepiscono rapidamente il retroscena di una situazione, si fanno un’idea del futuro o delle conseguenze e identificano l’azione più idonea a realizzare quella visione. Per sviluppare la capacità di cogliere l’essenza di un problema, i manager dovrebbero esercitare abitualmente tre processi mentali: il primo è chiedersi in continuazione cosa c’è alla base di una situazione o di un problema. La seconda routine è imparare a vedere allo stesso tempo gli alberi e la foresta. Il terzo abito mentale comporta la costruzione e la sperimentazione di una serie di ipotesi.
I leader saggi creano costantemente opportunità di apprendimento reciproco per i senior manager e i collaboratori.
I leader saggi devono essere in grado di comunicare in modo che tutti possano capire. L’essenza di una situazione è spesso difficile da esprimere, perciò devono ricorrere ad aneddoti, metafore e altre forme di linguaggio figurato.
Non basta identificare l’essenza e comunicarla; i leader saggi devono anche mettere assieme i collaboratori e spronarli ad agire, combinando e integrando le conoscenze e gli sforzi di tutti nel perseguimento incessante dei loro obiettivi.
I leader saggi promuovono la saggezza pratica nei collaboratori, ciò consentirà alle organizzazioni di reagire flessibilmente e creativamente a qualunque situazione.
Un leader saggio in sintesi è:
un filosofo che sa cogliere l’essenza del problema e trarre conclusioni generali da osservazioni casuali;
un abile artigiano che comprende i problemi critici del momento e si attiva immediatamente per risolverli;
un’idealista che fa ciò che ritiene giusto e benefico per l’impresa e la società;
un politico che è in grado di spronare i collaboratori all’azione;
un docente dei sani valori e dai sani principi, da cui gli altri vogliono apprendere.