La lebbra. Capitolo bonus. Di Iannozzi Giuseppe

Creato il 15 gennaio 2014 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

La lebbra

Capitolo bonus

di Iannozzi Giuseppe

La lebbra – Giuseppe Iannozzi – Il Foglio letterario

La lebbra - Giuseppe Iannozzi - Ass. Culturale Il Foglio – Collana: Narrativa – Data di Pubblicazione: 2013 - Pagine: 150 – ISBN-10: 8876064540 – ISBN-13: 9788876064548 – Prezzo: € 14

Sebbene con un piede nella fossa, sua madre aveva ragione a dirgli, giorno dopo giorno, che era un fallito. Era questo e non altro, Martino. L’accusa, benché pesante e in una certa maniera veritiera, Martino l’ingoiava di malavoglia, talvolta ribellandosi, alzando la voce contro l’anziana donna. Non reggeva più la vita in quel dannato paese di bifolchi, tutti pronti a farsi in quattro per lo straniero ma incapaci di muovere un solo dito in favore d’un loro compaesano.

Iannozzi Giuseppe presenta “La lebbra” – Il Foglio letterario

La solita processione, la Madonnina portata a braccia da quattro vecchi incartapecoriti monopolizzava l’attenzione dei presenti sulle due sponde dell’arteria principale del paese. Martino non poté non provare disgusto: il delirio e l’ipocrisia dei compaesani era più grande d’ogni male a lui conosciuto. Era orgoglioso d’aver incontrato Oriana Fallaci. Lei gl’aveva aperto la mente. La luce era penetrata nel suo spirito dopo tanti anni passati nell’oscurità. Odiava e odiava bene. Odiava perché ne aveva il sacrosanto diritto. Bigotti, beghine, radical chic si accompagnavano in testa alla processione, dietro venivano gli stranieri. Martino non avrebbe saputo dire chi essi fossero, a quale religione s’erano mai votati nei loro cazzo di paesi d’origine, ma qui fingevano e fingevano bene tacendo, accettando d’essere in coda alla processione. Furbi ipocriti. A loro il sindaco avrebbe concesso acqua, elettricità, una casa popolare e un lavoro, poi, davanti alla stampa, si sarebbe fatto bello dicendo: “Questo è il vero spirito cristiano!”. ‘Fanculo. Se era un fallito la colpa era di quelli lì che si facevano passare per lo scarto dell’umanità quando invece ottenevano tutto, senza sforzo alcuno, perché c’era chi li difendeva per andare incontro a una convenienza e connivenza politica.

Un giorno si trovava a fare la spesa in un discount. Martino studiava i prezzi dei prodotti, o meglio dei sottoprodotti cercando qualcosa di conveniente, quando il caporeparto gli si fece dappresso posandogli una mano sulla spalla.
“Qui non si ruba, è chiaro?”
Martino si senti prima cedere le gambe, poi la rabbia gli montò al cervello.
“Non ho fatto niente. Guardavo solo i prezzi.”
“Se non ti piacciono, faresti meglio a smammare.”
Nemmeno due metri più in là, due donne con lo chador aprivano e richiudevano il freezer. In tutta tranquillità scartavano un prodotto, gli davano un’occhiata, un’annusata, e lo riponevano insoddisfatte. Perché quel dannato caporeparto non andava da loro? Perché faceva finta che tutto fosse a posto?
“E quelle lì?”, balbettò indicando le due donne. “Vada da loro a dirglielo.”
L’uomo per poco non gl’affibbiò un ceffone.
“Fatti gli affari tuoi”, sbottò. E subito aggiunse: “Ti conviene cambiare aria, qui non li sopportiamo gli stronzi come te.”
Suo malgrado Martino, un po’ per viltà un po’ per un indefinito senso di impotente dignità, scelse di portare via le chiappe.

Teneva voglia di menar le mani, ma era un pavido. Fosse stato un altro, un vero uomo, si sarebbe gettato in mezzo alla calca e non avrebbe esitato un solo istante a cacciare il coltello nella panza di qualche testa di cazzo. E invece il coraggio gli mancava. Era meno d’un coniglio. La vergogna fece presto a seppellirlo. Che cazzo ci faceva lì? I compaesani lo spiavano di sottecchi e se la ridevano sotto i baffi.

Anders Breivik

A un certo punto, forse per colpa del crepuscolo, ebbe l’impressione che la Madonnina stesse piangendo sangue. Un bagno di luce serotina, per un istante, aveva ammantato l’immagine sacra e a Martino parve di vederla piangere. Presto gli si formò un groppo in gola. Doveva darsi una mossa, dimenticare il suo paese, forse l’Italia. Doveva dimenticare e in fretta. Forse, forse a Nord avrebbe trovato un paese un po’ più pulito, diverso dall’Italia meridionale. Aveva sentito dire che a nord, molto a nord, in uno di quei paesi dove fa sempre freddo, un tizio aveva fatto una strage. Non ricordava il nome, ma si diceva che fosse un fanatico. Per lui, invece, era un eroe, uno che la Fallaci avrebbe allattato al seno. Il difensore del Cristianesimo (*) aveva falciato 77 persone. Lui era un con le palle quadrate. Nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Le sue parole le sapeva a memoria: “Ho portato a termine il più sofisticato e spettacolare attacco politico mai commesso in Europa sin dai tempi della Seconda guerra mondiale. Sono mosso da Dio e non dal demonio.”

A un certo punto si sentì soffocare. Gli mancava l’aria. Un velo nero gli cadde davanti agl’occhi. Il cuore gli martellava nelle tempie. Al Pronto soccorso gl’avevano detto che soffriva di attacchi di panico. Martino inciampò. Non riuscì a mantenere l’equilibrio. Rovinò a terra come un sacco di patate, prigioniero dell’afonia. Non lo avrebbe aiutato nessuno. E anche volendo non era in grado di proferire una sola parola. Intuiva però che la gente gli passava accanto ridendo.

(*) Anders Behring Breivik

La lebbra – Giuseppe Iannozzi – Il Foglio letterario


Leggi:

“La lebbra” di Iannozzi Giuseppe. Romanzo contro l’islamofobia ambientato a Torino. Recensione di Federico Castelli (aka Folletto Peloso)

Giuseppe Iannozzi e «La lebbra». Intervista di Francesca Ancona per «Beautiful Controcorrente»

«La lebbra» di Giuseppe Iannozzi – la pagina dedicata al libro

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La lebbra
Giuseppe Iannozzi
Ass. Culturale Il Foglio

Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: 2013
Pagine: 150
ISBN-10: 8876064540
ISBN-13: 9788876064548
Prezzo: € 14

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