LA LEGA rovina la FESTA e non solo

Creato il 17 marzo 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Alla vigilia dei festeggiamenti italiani Ottoemezzo su La7 ospita Giuliano Amato e l’editorialista de Il Sole 24 Ore, Stefano Folli per riflettere sulla posizione assunta dalla Lega che non vuole partecipare al compleanno dell’Unità d’Italia.

Oggi si festeggia il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, in tutte le città italiane si rende onore allo spirito nazionale di solidarietà e fratellanza e alle numerose vittime che hanno rappresentato il caro prezzo pagato per portare a termine il processo storico di unificazione iniziato dalla classe dirigente piemontese dopo la prima metà del 1800 e culminato nella formazione del Regno d’ Italia il 17 Marzo 1861. Da quel giorno gli italiani hanno imparato a condividere culture, usi e costumi passando attraverso due conflitti mondiali sfociati nella proclamazione dell’ Italia come Repubblica dotata di una Carta Costituzionale in cui sono sanciti i principi fondamentali dell’ ordinamento giuridico che disciplina i rapporti tra le persone e determina l’organizzazione degli organi istituzionali.  E’ importante ricordare come l’avvento della Tv abbia anche dato l’opportunità a molte persone di imparare o migliorare il proprio italiano, la cultura e la conoscenza. Programmi televisivi dediti all’insegnamento hanno facilitato l’abbattimento dell’analfabetizzazione, problema gravoso nel primo dopoguerra, e tallone d’Achille della società italiana. Se tutti, oggi, parliamo un italiano mediamente corretto e comprensibile su tutto il territorio nazionale, lo dobbiamo in gran parte alla televisione. L’unificazione linguistica del Paese è, su questo punto tutti gli esperti sono d’accordo, è merito della televisione. Prima dell’avvento del video infatti, dominavano i dialetti, una ricchezza importante dal punto di vista espressivo, ma poco comprensibili fuori dal proprio luogo geografico.

“L’unita’ d’Italia non e’ un evento da festeggiare”. Anzi, “sarebbe stato meglio se non ci fosse stata perché così la Padania sarebbe più ricca”. E ancora: “Quando ascolto l’inno di Mameli provo fastidio, perché mi sento un po’ oppresso da chi mi ha conquistato”. Infine: “Non esporrei mai dal balcone di casa mia il Tricolore”. Sono le affermazioni del capodelegazione della Lega Nord all’EuroParlamento, Francesco Speroni alla vigilia della festa del 17 marzo. Parole pesanti, che “rappresentano soltanto un angolo d’Italia: il varesotto” afferma Amato, quando la conduttrice gli chiede il parere sulla disaffezione espressa dei leghisti ai festeggiamenti italiani, adottando come scusa il fatto che devono stare a casa a guardare i loro pargoli, visto che gli asili sono chiusi.

Questo è un atteggiamento politico “serio” di una forza politica che ha il diritto di comportarsi così?

Dobbiamo smetterla con le giustificazioni che sminuiscono questi atteggiamenti considerandoli solo provocazioni folkloristiche, perché gli si permette di procedere con la demonizzazione lenta e sistematica dell’Italia. Che il resto della politica prenda una posizione seria, è una questione di rispetto che va salvaguardato con una ferma e totale opposizione, se alla Lega non sta bene vivere in un Italia unita che rinuncino allora agli incarichi e ai lauti stipendi di cui godono. E’ troppo facile sputare nel piatto in cui si mangia rinunciando solo all’ascolto dell’inno o insultando il tricolore. Il federalismo tanto osannato da questi signori (che tanto non sono) mira alla creazione di una Repubblica federalista o a dividere l’Italia? Non sarebbe meglio adottare un modello di autonomia che faccia stare meglio ma insieme, parti diverse del paese?

Tutto questo fa riflettere e sconforta. Le forze politiche dovrebbero tenere unito, saldo, coeso quel cemento della storia  iniziato nel 1861, coltivando il comune senso di appartenenza alla Patria e a quel qualcosa che si chiama:unità nazionale. Le forti spinte autonomiste della lega vengono meno ad un preciso dovere: quello di riconoscere l’Italia unita,  le sue istituzioni e di rappresentare in esse tutti noi cittadini italiani e non solo veneti o lombardi.


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