Vitali si sta immalinconendo, oppure semplicemente cambia clima, non meteorologico, della sua Bellano. Provare per credere.
Con questa fatica si catapulta improvvisamente, e ci porta con sé, negli anni immediatamente precedenti all'unità d'Italia, con ancora gli austriaci che la fanno da padrone nel nord italico.
Il libro non è brioso, divertente, ironico come gli altri.
Non so se sarà una tendenza anche nei prossimi scritti del medico lacustre, ma con questa opera Vitali si avvicina al Simenon romanziere (non a quello di Maigret, intendo).
La vicenda triste e malinconica del protagonista, la sua arrendevolezza, la sua inadeguatezza al mondo, la sua voglia di solitudine, di silenzio e di marginalità sociale, lo avvicinano moltissimo agli eroi simenoniani che Adelphi puntualmente sta pubblicando.
Lepido, il protagonista 'negativo' del libro di Vitali, vive la sua sconfitta nella vita con rassegnazione, anzi con gioia, fino all'estremo sacrificio, affrontato comunque con un sorriso beffardo e di vittoria.
È nella morte che si riscatta, alla faccia di tutto e tutti.
Sullo sfondo Bellano, fredda e umida come il lago sa essere, che tutto assorbe e tutto digerisce.
Splendido libro, checché se ne dica.
Saper scrivere come Vitali, con la sua presunta facilità, è fonte di invidia perenne e infinita voglia di imitarlo...