La vigilia di Natale, i tagliaboschi vennero per l’ultima volta a prelevare gli alberi destinati ai ritardatari del Natale. Il bosco era ormai quasi spoglio, ed il piccolo abete era certo che qualcuno avrebbe portato via anche lui. Il fratello che gli stava accanto, un bell’albero folto e maestoso, lo irrideva:
- Dove vuoi andare tu, piccolo e storto come sei? Nessuno ti comprerebbe mai. Vedrai che sceglieranno me: farò un figurone nel salone di una bella casa, ornato di fiocchi e luminarie.
Il piccolo abete non diceva nulla, ma in cuor suo sapeva che il fratello aveva ragione: gli uomini con l’ascia non sapevano che farsene di lui. Infatti, scelti gli alberelli più belli, compreso l’orgoglioso fratello,i tagliaboschi se ne andarono, lasciando il piccolo abete triste e deluso. Era la notte di Natale: cadeva la neve sul bosco ormai spoglio, ed il piccolo abete, rimasto solo, con il cuore gonfio di tristezza, piangeva sul suo triste destino.
Ma la notte di Natale è notte di prodigi, ed anche il piccolo albero ebbe il suo regalo: le lacrime versate si trasformarono in tante sfere di ghiaccio lucenti, la neve e la brina disegnarono tra i suoi rami trine e merletti, ed una schiera di lucciole coraggiose, sfidando i rigori del freddo, si posò sui suoi rami. Una piccola stella, incantata da quello spettacolo, scese dal cielo e si posò sulla cima: il piccolo abete divenne il più bell’albero di Natale che si fosse mai visto.
Tutti i piccoli abitanti del bosco accorsero meravigliati a guardare quello splendido spettacolo, e gli amici passerotti vollero regalare all’alberello anche una “colonna sonora”: si posarono tra i suoi rami e si misero a cantare.
Il piccolo abete visse così la sua notte di gloria, e finalmente fu felice. E l’orgoglioso fratello? Passati i giorni di festa, quando, carico di addobbi e di luci, aveva vissuto il suo trionfo, rimase ad aspettare tra i rifiuti che gli uomini della nettezza urbana lo portassero verso il suo triste destino.