Domenica 13 Marzo 2011 21:20 Scritto da chiara
E’ primavera. Fuori dalla finestra provengono grida di bambini che giocano a pallone. Se solo sapessero cosa ho visto e sentito, smetterebbero di far rimbalzare su e giù quella palla e muti come angeli mi ascolterebbero come se fossi un cantastorie medievale…….
La lezione del professore di filologia era appena terminata ed io stavo per andarmene quando all’improvviso sentii una voce alle mie spalle:
-“Signorina Lo Bianco, aspetti le devo parlare”
Mi girai di scatto un po’ stupita nel sentire la voce del mio professore che pronunciava il mio nome.
-“Ho letto ieri sera la sua ricerca e devo dire che mi ha colpito molto, tuttavia mi sono reso conto che lei non ha per niente citato un libro fondamentale per i suoi studi su Brinx”
-“Mi scusi professore, ma ho provato a cercare il testo al quale lei allude, nelle varie biblioteche che la nostra città offre, ma con risultati deludenti”.
-“E’ ovvio che non è riuscita a trovarlo poiché questo codice si trova solo nella città natale di Brinx e cioè Mimesy. Dal momento però che io esigo una ricerca più dettagliata e soprattutto fotografica di questo prezioso manoscritto, lei partirà domani stesso per Mimesy”
Rimasi quasi senza fiato nell’udire queste parole, ma purtroppo sapevo che ogni ordine del professore doveva essere rispettato se non si volevano avere bocciature in quella facoltà. Da questo punto in poi la mia vita è stata toccata da un segno indelebile. Ricordo che la prima notte trascorsa a Mimesy la passai in bianco. Oggi però mi chiedo che cosa sarebbe successo se non avessi preso quell’aereo. Avevo davvero un appuntamento con il destino? La mattina seguente presi a girovagare per le viuzze della piccola città. Mimesy si presenta come una cittadina medievale circondata da un alone di mistero e di magia, con castelli fatati pieni di leggende e fantasmi che ogni anno accoglie più di mille turisti. La mia curiosità tuttavia era rivolta a due strane iniziali: P e S, che tappezzavano quel luogo incantato. I negozi di souvenirs vendevano tutti strani soldatini d’avorio e statuine di cera. Mi domandai subito che cosa significassero e soprattutto perché i soldatini fossero proprio d’avorio. Provai a chiedere informazioni a qualche negoziante, ma purtroppo non comprendevo la lingua mimesina. Scoraggiata e un po’ delusa, biascicando un po’ d’inglese riuscii a chiamare un taxi per raggiungere la biblioteca universitaria per iniziare la mia ricerca su Brinx. Arrivata all’università mi inoltrai come in una “selva oscura” nel corridoio che mi avrebbe portata all’interno della biblioteca. Con una mano tremante feci scivolare giù quella maniglia metallica un po’ gelida e un po’ tetra. Ci fu un momento di silenzio e di stupore. Per un attimo pensai di trovarmi in un luogo magico, isolato dal resto del mondo. Toccavo quei libri con meraviglia e avidità : avrei voluto leggerli tutti! Mentre mi perdevo nei miei pensieri urtai un ragazzo e provai un gran piacere nello scoprire che anche lui era italiano.
-“Mi chiamo Gianluca e sono il responsabile di questa biblioteca quindi se hai qualche problema dimmi pure!”
Risposi che stavo cercando il manoscritto “Brinxius” per effettuare degli studi di filologia, ma il giovane mi chiese come mai allora mi trovassi nel reparto dei libri sulle leggende.
-“Hai ragione! In realtà in questo momento stavo cercando un libro sulla storia di Mimesy .”
-“Non esistono libri sulla storia di questa città. La sua storia come le sue leggende vengono tramandate solo oralmente, di padre in figlio. Se non sono troppo indiscreto…. Cosa stai cercando di preciso?”
-“Ovunque io vada non faccio altro che vedere due iniziali”
-“Vuoi dire P e S ? Io posso aiutarti, ma tu dovrai seguirmi, insieme dovremo fare una sorta di viaggio. Dopo ti sarà tutto più chiaro.”
Non sapevo cosa fare. Dovevo fidarmi o rinunciare a dare delle risposte a tutte quella domande che da tempo affollavano i miei pensieri? Mi guardai un po’ intorno, poi posai il mio sguardo sugli occhi azzurro cielo di Gianluca, sui suoi capelli color cioccolato, un po’ mossi come le onde del mare e provai per un istante un senso di serenità tanto che decisi di seguirlo.
Sapevo che mi trovavo lì per motivi di studio, ma c’era qualcosa in quella cittadina, in me e in quel ragazzo che non sapevo spiegare e tanto meno da sola sarei riuscita a trovare un senso a tutto questo.
Camminammo a lungo uno accanto all’altra, in silenzio, e continuavo a chiedermi se avessi preso la decisione giusta.
-“Ci siamo quasi Martina, ora ti porto là dove tutto ebbe inizio!”
Intorno a noi i passanti mi fissavano stupiti e mormoravano fra di loro frasi per me incomprensibili. Feci finta di niente preoccupandomi solo di non perdere di vista la mia guida. Ad un tratto ebbi una strana sensazione, era come se io in quel luogo ci fossi già stata, ma non in questo mio tempo bensì in un’altra epoca. Ma come era possibile?
-“Martina, tutto bene? Siamo arrivati.”
Alzai gli occhi e vidi due case antiche disposte una di fronte all’altra.
-“Vedi le due targhe di bronzo poste accanto ai due portoni?- mi disse indicandole con la mano destra- Entrambe riportano parole di una antica profezia, parlano di un incantesimo anche se nessuno sa chi le ha fatte incidere.” -“Un incantesimo? E cosa dice?” Chiesi incuriosita, ma anche scettica.
-“Secondo gli abitanti di qui, durante le notti di luna piena le due targhe emettono un riflesso che fa illuminare le parole incise e, sempre secondo la leggenda, grazie a questo riflesso di bronzo, le anime di Piero e Sara tornano per quella notte in vita per continuare ad amarsi come un tempo!”
-“Piero e Sara? Cioè P e S ?”
-“Esatto”
-“Ma perché questa storia non è menzionata in nessun libro?
-“Secondo un’altra antica profezia, questa loro storia potrà essere scritta solo da uno straniero che verrà indicato dai due fantasmi. Se qualcuno osasse scriverla senza il loro consenso la sventura si abbatterebbe sugli abitanti del luogo!”
-“Se sono dei fantasmi, pur tornando umani durante quelle notti di luna piena, mi sai spiegare come farebbero a scegliere questo straniero?”
-“Attraverso un intermediario gli faranno ricevere una piuma d’oca blu come simbolo di scrittura!”
-“E’ una follia, un’invenzione te ne rendi conto?”
-“Ti vedo un po’ scettica eppure i fantasmi esistono anche se non sempre ci è permesso vederli. Il confine tra il nostro mondo materiale e l’altra dimensione è molto sottile più di quanto tu possa immaginare!”
-“C’è un’altra cosa che non capisco. Cosa centra il soldatino d’avorio e la statuina di cera con Piero e Sara?”
-“ Ogni cosa a suo tempo! ”
Gianluca mi fece entrare nella dimora di Sara che ormai era meta di molti turisti. Quella casa, che non avevo mai visto prima d’ora, mi sembrò semplicemente familiare. Sentii ad un tratto freddo e, impietrita, vidi una donna nello specchio che mi sorrideva. All’improvviso sparì nel nulla come i brividi di freddo. In silenzio continuai a perlustrare la casa seppure un po’ turbata, ma non volevo e non potevo credere a dei fantasmi. Quella stanza da letto ricordava la mia. Anche Sara come me teneva un diario aperto sulla scrivania. Quando mi avvicinai per osservarlo meglio un soffio di vento fece girare la pagina. Eppure la finestra era chiusa! Mi stupii nel vedere una pagina bianca “sporcata” solo da una lacrima. Non c’erano dubbi quella era una lacrima, studiavo da troppo tempo i manoscritti per non capire che tipo di macchia fosse quella. Sembrava ancora fresca! Ma come era possibile? Sfiorai quella pagina giusto in tempo per avere un’altra visione, quella di una ragazza dai capelli lunghi che piangeva mentre scriveva quel diario. Quando ritornai in me non ebbi più dubbi: quella fanciulla era Sara!
Gianluca mi chiamò:
-“ Martina, vieni da me devi vedere una cosa”
Mi spostai nel salone della casa e alzai lo sguardo verso il quadro che Gianluca stava osservando. Era il ritratto di Sara, ma era quasi identica a me! Era dunque la mia somiglianza con Sara che aveva destato l’interesse degli abitanti? Perché avevo avuto quelle visioni? Gianluca, accortosi del mio stato d’animo, mi fece uscire da quella casa e mi condusse al tavolo di un bar per farmi riprendere da tutte quelle emozioni.
Lentamente, davanti ad una dolce cioccolata calda mi calmai ed allora volli sapere tutta la storia.
-“Piero amava Sara ed ebbero una figlia: tutto sembrava perfetto, finchè un giorno Piero fu costretto a partire per la guerra per difendere Mimesy da una città nemica. Piero avrebbe raccolto tutte le stelle dell’universo per Sara e allora raccolse per lei un mazzo di alchemille che popolarmente vengono dette “erba stella” perché i suoi fiori assomigliano a delle stelle. Sara invece gli regalò un anello d’avorio sul quale aveva fatto incidere una formula magica che, se pronunciata , avrebbe potuto salvare Piero se fosse stato ferito.
Il signorotto del luogo intanto si era invaghito della ragazza e approfittando dell’assenza di Piero la fece rapire. Terminata la guerra Piero tornò vincitore e, aiutato da alcuni amici cercò di contrastare la prepotenza di quell’uomo e ne nacque un violento scontro. Il signorotto, accecato dall’ira e soprattutto dal suo amore non corrisposto con la spada colpì al ventre Sara che cadde morta davanti agli occhi di Piero il quale si avventò sul nemico per ucciderlo, ma quando sembrava avere la meglio il fedele servitore del conte lo trafisse sorprendendolo alle spalle. Un mago impietositosi della tragica sorte li trasformò in un soldatino d’avorio e in una statuina di cera. I due riprendono vita durante le notti di luna piena!”
-“Perché mi sento tanto attratta da questa storia e perché ho avuto quelle visioni quando sono entrata nella casa di Sara?”
-“Sara ha scelto te per scrivere la sua storia perché tu racchiudi in te tutte le virtù e le sue caratteristiche ,e soprattutto perché tu sei una discendente di quella bambina, frutto del loro amore. Ecco spiegate le visioni!Il tuo compito sarà quello di far conoscere al mondo intero questa storia incantata così intensa e piena di passione”
-“ Tu chi sei in realtà? Come fai a conoscere queste cose?”
-“ Io sono quel mago che li unì per sempre e tu hai ora un compito da svolgere
affinché il loro legame non venga mai spezzato e la loro storia riecheggi nel tempo!”
Detto ciò si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla fronte ed io per incanto mi ritrovai nella stanza d’albergo dove alloggiavo a Mimesy con una piuma blu in mano!
Sarà stato un sogno, una mera fantasia ai limiti della realtà o la realtà che ha sfiorato i limiti della fantasia? Probabilmente non lo saprò mai, ma ora ho una storia da raccontare….