“A Good One”; Winslow Homer
Oggi vorrei avere l’agilità e la forza di una tigre per balzare di scatto lontano da questa scrivania con un ruggito… Oggi sono preoccupato di tutto e di niente. Va tutto bene e niente abbastanza bene… perché non sono in riva a un fiume? Ma soprattutto, perché mi piace tanto andare a pescare?
Ho mille motivi per amare pescare e molte volte li ho descritti con razionalità e passione, per lo più sono ragioni semplici di svago, aria buona e divertiemnto, ma oggi mi rendo conto che alla base di tutto c’è dell’irrazionale. Quella che appare come una scintilla di follia ai più è effettivamente tale: cos’è il folle se non colui che si allontana dalla normalità? La scintilla di follia è un istinto atavico in contraddizione con la vita contemporanea, è l’istinto di vivere come un animale e di cacciare! Un istinto fortemente represso costantemente: nel vestirsi bene, nell’essere educato nei comportamenti, nel lavorare solo con testa e polpastrelli delle dita… ma animali siamo, per quanto civilizzati e capaci di intelligenza astrattiva.
Pescare è un’evasione viscerale dalla gabbia di regole, norme e convenzioni. Per questo ci piace tanto svegliarci all’alba, vestirci da pesca e dotarci di ammennicoli strani: è la vestizione del cacciatore, è il costume, la maschera… mettere una maschera significa vivere un’altra vita, magari una vita molto diversa da quella “normale”!
A pesca rispettiamo regolamenti e magari rilasciamo le nostre catture, ma mentre peschiamo stiamo cacciando esattamente come i nostri antenati e come scimmie prima di loro! Ovunque questo accada, sia in cima ad una montagna, in mezzo al mare o in un laghetto di pesca sportiva, in qualche modo siamo noi e la natura separati ed uniti da un filo sottile! Nylon, crine di cavallo, seta o trecciato … quel filo è molto di più di una lenza, è un cordone ombelicale tra noi e la Natura. Quando un pesce abbocca ci sentiamo ancora una volta allacciati ai nostri più profondi istinti, quegli strappi e quei fremiti dall’altra parte del filo sono la vita stessa che si manifesta a noi.
In tanti modi possiamo avvicinarci agli animali, farlo attraverso una lenza è una metafora molto forte: è una caccia e una cattura, è dolce e violenta al tempo stesso, ma soprattutto parte da una distanza e cerca un riavvicinamento! Recuperare un pesce significa accorciare la distanza tra noi e la Natura, ad ogni giro di manovella ci sentiamo più vicini al cacciatore primitivo che di Natura viveva e dimentichiamo la pesantissima sovrastruttura della moderna civiltà.
Ogni sforzo fatto per far abboccare il pesce sarà parte di un processo di preparazione a quel contatto. Consapevoli o meno di questa scintilla antichissima, i pescatori appassionati vivono con questo fuoco sempre acceso nel profondo dell’anima, la fiamma brucia sempre e non fa male solo mentre si pesca, semplicemente perché così Natura ci dice che dovremmo vivere.
“Fishing the falls”; Winslow Homer