A volte fare questo lavoro ti permette di ascoltare le chiacchiere della gente. Vengono qui per sfogarsi a volte, ma ogni tanto anche per raccontare cose belle, preziose. Morgan stava parlando tra sé e sé credo, ma non credo se la prenderà se vi riferisco le sue parole.
Grazie al mio lavoro, potete immaginare quanti libri mi arrivano. Inviati per promozione, per amicizia, per ottenere una recensione nel blog di Sul Romanzo, ecc.
Poco fa ricevo un pacco di una persona che mi aveva contattato via mail. Apro e leggo una lettera scritta a mano, con bella grafia, il signore ha circa 70 anni e mi spiega che il suo inedito – pensavo mi contattasse per un libro pubblicato – non cerca un editore e che la sua vita è stata fortunata, per tanti motivi, alcuni li accenna. Una persona serena, che ha vissuto con una completa dedizione verso la sua famiglia, ciò che intuisco dalle sue parole. Alla fine dell’anno scorso aveva scoperto le mie “lezioni” nel blog, quelle per scrivere un romanzo in 100 giorni, qualcuno di voi forse ricorda. Le ha lette e ha iniziato a scrivere. Il romanzo che mi ha inviato è il risultato finale. Nella lettera mi scrive che per lui è stato importante l’abitudine della scrittura, ogni mattina si alzava alle sette per continuare il suo romanzo. Mi scrive anche un’altra cosa: da qualche tempo gli hanno diagnosticato un tumore e ha capito dai volti che lo circondano e dalle lacrime che non c’è più nulla da fare. La lettera l’ha scritta all’ospedale, ha finito il romanzo in ospedale e ha chiesto poi al figlio di inviarmi quanto ho ricevuto. Forse potete immaginare la mia reazione di fronte alle sue parole. E ho deciso una cosa: conosco nome e cognome, conosco il reparto, conosco il luogo e quale ospedale, c’è tutto nella lettera. Non è vicinissimo a casa mia, ma un’ora e mezza di strada la farò nei prossimi giorni, fosse solo per stringergli la mano cinque secondi. Perché credo che, a parte tutte le cose che si possono dire sui blog letterari, questa sia una magia, e credo che nel suo caso la scrittura significhi tanto. E penso di capirlo.