L’ho già detto che sono rimasta ferma a Packman e Space Invaders? Io e i videogiochi non siamo mai andati molto d’accordo, meglio una bicicletta o un buon libro. Ma il fatto che le mie capacità con questi giochi (come le mie capacità informatiche) siano praticamente inesistenti non mi ha impedito di essere incuriosita dall’invito a un incontro incentrato sulla Lettura al tempo dei videogiochi. A invitarmi è stata Mondadori nella persona di una sua P.R., e quindi abbiamo parlato principalmente di libri Mondadori. Non è emersa nessuna novità sconvolgente ma nemmeno me l’aspettavo, semplicemente sono stati proposti alcuni spunti di riflessione a partire da tre libri pubblicati recentemente dalla casa editrice di Segrate. Si tratta di Il mega libro, Tutti i segreti e Super sticker legati al videogioco Skylanders Spyro’s Adventure definito nel catalogo dell’editore il “videogioco più innovativo del momento”. Prendo atto della definizione e confermo la mia ignoranza. I libri, noto, nel catalogo sono inseriti nella sezione 0-6 anni, quindi le mie bimbe rientrano in pieno in questa fascia. Magari glie lo faccio scoprire e poi gli chiedo un’opinione, ma non ho ancora deciso se farlo.
Quando da un libro che mi piace traggono un film di solito lo guardo. Quando da un film traggono un libro di solito guardo storto il libro fino a quando sono costretta a tenerlo in reparto, ma appena le vendite calano sotto il minimo sindacale lo rendo. Oltre vent’anni fa ho letto una trilogia, quella dei Draghi del crepuscolo d’autunno, dei Draghi della notte d’inverno e dei Draghi dell’alba di primavera di Margaret Weiss e Tracy Hickman, e ne sono rimasta delusa. I romanzi di Weiss e Hickman si basavano su un gioco di ruolo, ma non basta avere una storia piena d’azione per fare un buon libro. Bisogna saper scrivere. Però la prova che da un gioco di ruolo possano nascere anche ottimi libri c’è, e l’ha fornita George R.R. Martin con la sua serie delle Wild Cards. Rizzoli aveva pubblicato i primi due volumi, L’origine e Invasione. Ora i diritti sono stati acquistati da Mondadori, che in giugno pubblicherà in edizione economica la prima trilogia, compreso quel L’assalto ancora inedito in italiano. I volumi successivi arriveranno in seguito. Se io ho apprezzato due libri tratti da un gioco di ruolo (e uno l’ho pure recensito http://librolandia.wordpress.com/2011/12/04/george-r-r-martin-wild-cards-lorigine/) evidentemente il problema non è il tipo di libro ma come è scritto. E, a volte, è legato anche a quel che cerchiamo in un libro.
Io voglio immergermi nei romanzi. Voglio amare i personaggi, sperare con loro, temere con loro, e assaporare i profumi del loro mondo, gustare i loro cibi (mi sa che Martin c’entri qualcosa), ammirare i loro paesaggi e via di questo passo. Tendo a prediligere le atmosfere del fantasy, anche se non è l’unico genere che mi piace, ma sono gusti personali. E se il lettore cercasse qualcosa di diverso? Una delle mamme presenti ha spiegato che il figlio, che ama i videogiochi di Skylanders, ama anche i relativi libri perché gli danno informazioni che nei giochi non ci sono. Gli permettono di entrare meglio nella testa dei personaggi, e di vivere le avventure in modo più pieno. In questo caso il libro è un surrogato di un altro prodotto, ma è una cosa negativa?
Io amo Le Cronache del ghiaccio e del fuoco. Le leggo dal 1999, quindi ormai mi stanno accompagnando da un periodo piuttosto lungo. Ovvio che in questi anni ci ho pensato parecchio, ho formulato le mie ipotesi – a volte le ho viste crollare, ma fa parte del gioco – e ho cercato di scoprire il più possibile su di loro. I miei articoli sono una prova più che evidente di questo coinvolgimento. Considerando quanti libri leggo, e quali libri leggo oltre al fantasy, mi reputo una lettrice matura. Però sono anche una fan dei romanzi. Sono partita dalla parola scritta. Ora è arrivata la serie televisiva Il trono di spade. Potevo non guardarla? Ho guardato le prime due stagioni, della prima ho pure il cofanetto di dvd, lo comprerò della seconda e guarderò certamente la terza. Italycomics sta pubblicando la graphic novel. Ho comprato il primo volume, che comprende i primi sei fascicoletti, e ho visto che sul sito dell’editore da qualche giorno è uscito il secondo volume. Il primo fascicoletto non mi era piaciuto (http://librolandia.wordpress.com/2011/11/21/george-r-r-martin-a-game-of-thrones-la-graphic-novel-e-le-traduzioni/), così, giusto per sicurezza, ho comprato tutto il primo volume, e non mi è piaciuto pure quello (http://www.fantasymagazine.it/fumetti/17559/a-game-of-thrones/). Ora mi sto chiedendo se ordinare il secondo volume sul sito dell’editore o se aspettare che arrivi presso uno dei miei soliti rivenditori, anche se sono ragionevolmente certa che non mi piacerà. Ho comprato il libro di Bryan Cogman dedicato alla serie televisiva (http://librolandia.wordpress.com/2013/02/26/bryan-cogman-il-trono-di-spade-dietro-le-quinte-della-serie-hbo/), e questa è davvero un’opera surrogato di un’altra, un po’ come La filosofia del trono di spade, che sto leggendo ora (dopo averlo già letto anche in inglese) e Beyond the Wall, raccolta di saggi che ho letto il mese scorso. Sono una lettrice matura ma sono anche una fan, e mi sono tuffata senza esitare nella gran quantità di opere legate ai romanzi che amo. Posso criticare un bambino perché fa la stessa cosa? Il bambino deve fare il suo percorso, anche se questo significa lasciargli prendere libri che secondo me dicono ben poco.
Alessia va in prima elementare. Un paio di mesi fa ho portato a casa I miei nonni domano i leoni di Emanuela Nava. Si tratta di un libro breve scritto in stampatello maiuscolo. Proprio per queste caratteristiche questo è uno dei primi libri che i bambini possono leggere autonomamente. Volevo che s’incoraggiasse nella lettura con la consapevolezza che era stata capace di leggere da sola un intero libro. In più la storia parla di come si possa ottenere qualsiasi risultato se non ci si scoraggia, e visto che lei è un tipo che tende a scoraggiarsi era anche un modo per dirle che dentro di sé ha tutte le doti che le occorrono per fare qualsiasi cosa. Lo ha letto in tre o quattro giorni, e poi non lo ha più toccato. Allora ho fatto un altro tentativo, e ho portato a casa un libro che mi piaceva meno: Winx Club. Le mie amiche fate. Trovo quel cartone animato abbastanza brutto, ma non era il mio giudizio quello importante. Il libro è una cavolata, poche pagine (sempre in stampatello maiuscolo) nelle quali le Winx dicono il loro nome e fanno un commento sui vestiti o sulla loro magia. Risultato: lo ha letto parecchie volte. Il tentativo successivo l’ho fatto con Barbie. La principessa e la pop star nella versione cartonata e scritta in stampatello maiuscolo da 24 pagine. Questo libro era più impegnativo, con testo più fitto e scritto in caratteri più piccoli. Abbiamo il cartone animato, quindi la storia era già nota e non c’era la curiosità di conoscere la fine dell’avventura. Però anche in questo caso Alessia si è intestardita per arrivare in fondo al libro, e poi lo ha letto diverse volte. Ora ogni tanto si mette a leggere da sola. Brani brevi, in fondo ancora è piccola, ma legge anche lo stampatello minuscolo e non sono io a doverla incoraggiare. Ha trovato cose che le piacevano e ha scoperto che la lettura è bella. Ecco, se i libri di Skylanders portano bambini non lettori a leggere sono comunque cose positive, come è stato positivo che un libro secondo me mediocre come Il codice da Vinci di Dan Brown abbia spinto a leggere parecchi adulti che prima non leggevano nulla. C’è chi si ferma a quell’unico libro, ma c’è anche chi va avanti. Mia mamma è diventata una lettrice un paio di mesi dopo essere andata in pensione. È caduta, si è rotta un braccio e si è trovata nell’impossibilità di fare un bel po’ di cose che faceva abitualmente. Per non annoiarsi ha preso uno dei miei libri (non un fantasy), ha iniziato a leggerlo e ci ha preso gusto.
Jacopo Cirillo di finzionimagazine.it ha parlato dell’interattività che richiede un videogioco e del diverso tipo di coinvolgimento che ha il videogioco rispetto alla lettura di un libro o alla visione di un film. Certo, il gioco richiede reazioni e decisioni, ma io non mi sento passiva nella lettura visto che mi costruisco le immagini di quel che leggo e che se il libro mi piace davvero lo rielaboro nella mia mente anche quando le pagine sono chiuse e sto facendo altro. Comunque anche i libri sono o possono essere interattivi. Un esempio classico è quello dei libri game, quelli in cui si legge un breve brano, si decide il proprio comportamento e poi in base alla scelta effettuata si va a leggere quello che c’è scritto a pagina X o a pagina Y. Un testo di questo tipo, Avventura in solitario, lo abbiamo pubblicato pure sul secondo numero di Effemme. Io ne ho fatti pochissimi, e ho sempre barato. Mi stufavo a vedere se vincevo o perdevo i duelli ed eventualmente a ricominciare da capo, quindi davo per scontato di vincere e passavo oltre per vedere cosa proponeva l’avventura. Non proprio il modo migliore per gustare queste opere e infatti le ho abbandonate abbastanza presto perché non mi trasmettevano nulla, ma molti ragazzini le apprezzano. Il libro non è solo lettura, può essere anche gioco. E, parlando di libri interattivi che sono giochi, il discorso è inevitabilmente scivolato sui libri per i più piccoli.
In qualche occasione ve ne ho parlato perché secondo me molti di questi libri sono splendidi. Fiammetta Giorgi, responsabile editoriale dei libri per ragazzi Mondadori, ci ha fatto vedere Il libro mangia spaghetti di Charles Clark e Maureen Clark. Si tratta di un pop up dalla cui copertina fuoriescono alcuni spaghetti di plastica mollicci e appiccicaticci. La reazione di noi adulti è un “che schifo”, e passiamo oltre. I bambini dicono “che schifo”, ma continuano a maneggiare il libro, cosa che facevano anche con un altro volume al momento fuori catalogo dalla cui copertina usciva una lingua. È un libro che spinge a toccarlo e manipolarlo, quindi è interattivo. Come è interattivo Cat di Matthew Van Fleet. Dello stesso autore io vi ho già parlato di Animali (http://librolandia.wordpress.com/2011/05/06/gli-animali-di-mattew-van-fleet/), per me un giro nel reparto bambini della libreria è sempre molto rischioso perché spesso finisco per lasciare soldi sul posto e tornare a casa con qualcosa di nuovo. Di Van Fleet abbiamo parlato brevemente io e Fiammetta al termine dell’incontro, di altri meravigliosi libri che ho commentato sul blog non abbiamo parlato perché sono stati realizzati da altri editori, anche se qualche puntata extra Mondadori c’è stata. Fiammetta ama Bruno Munari, e la capisco perfettamente. Io sono rimasta folgorata da una sua installazione sulla nebbia quando andavo al Liceo, e ovviamente in seguito mi sono comprata Nella nebbia di Milano, lei ha citato Nella notte buia e il concetto di base è lo stesso. Ogni pagina è una scoperta grazie ai materiali diversi che le costituiscono, ai colori dei fogli e alle diverse fustellature. Non sono semplici letture, sono scoperte, che coinvolgono in modo molto profondo. Come non è una semplice lettura quella di La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick (http://librolandia.wordpress.com/2012/10/26/brian-selznick-la-straordinaria-invenzione-di-hugo-cabret/). È una lettura a più livelli, di testo e immagine, e richiede un tempo per assaporare la pagine che è diverso da quello che si dedica abitualmente a un testo scritto. Selzinick, ci ha spiegato Fiammetta, non ha voluto che i suoi libri – in Italia è stato tradotto anche La stanza delle meraviglie – venissero trasformati in ebook perché sono troppo particolari, progettati per una lettura su carta. Le immagini non farebbero lo stesso effetto e cambierebbe anche il ritmo, il tempo necessario a passare da una schermata all’altra, rovinando l’effetto complessivo.
Il fatto che molte pagine siano dedicate a grandi illustrazioni implica un diverso impegno intellettivo nella lettura. Bisogna verbalizzare quel che sta accadendo per farlo proprio. Selznick lo fa con libri per lettori abbastanza maturi, ma è possibile realizzare letture senza parole anche per i piccolini. A me è piaciuto molto un libro totalmente muto ma che dice tantissimo, Basta pannolino! di Emanuela Nava e Desideria Guicciardini (http://librolandia.wordpress.com/2011/02/16/dal-pannolino-al-vasino-letture-per-crescere/). La lettura diventa ogni volta una cosa nuova, con i personaggi dei disegni identificati con i membri della famiglia e un paio di piccoli ritocchi da parte mia come l’aggiunta degli occhiali ai genitori del protagonista in modo da dare una piccola somiglianza a me e a mio marito e quella di un codino al bimbo per trasformarlo in una bimba. Non è necessario prendere il libro così com’è, lo si può anche adattare alle proprie esigenze. Una lettura più vicina a quella di Selznick, con pagine di testo (ma anche illustrazioni visto che è un libro per bambini) e pagine di sole illustrazioni che portano avanti la storia è La biblioteca dei fantasmi di David Melling.
A questo libro sono arrivata con una ricerca. Mi piacciono molto i libri con le alette, ho scoperto che le bimbe si divertono da matte a esplorarli. Nella pagina dedicata al pannolino ne ho citato uno, Posso guardare nel tuo pannolino? di Guido van Genetchen, nel quale ciascun animale porta un pannolino (contenente una cacca dalla forma diversa) che è un’aletta da aprire. Un altro paio che mi sono piaciuti molto sono quelli di Striscia e Spino, firmati da David Melling e Mike Haines (http://librolandia.wordpress.com/2011/02/24/striscia-e-spino-e-il-libro-delle-ombre-libri-con-le-alette/). Li abbiamo letti fino a distruggerli. Bene, quando un autore mi piace io cerco per vedere se ha scritto altro. Spesso mi scopro fan dell’autore e non di quel singolo libro.
Di Melling è stato tradotto (e ho scoperto ora che è andato fuori catalogo) pure La biblioteca dei fantasmi. Nell’articolo che ho linkato ho scritto di non averlo mai visto, in seguito me lo sono ordinato e l’ho acquistato.
Cominciamo dall’esterno: tutti quei ghirigori che incorniciano Bo e i tre fantasmi sono vellutati, quindi è un piacere accarezzare la copertina, e sono pure fosforescenti, quindi si può giocare con il libro anche al buio. La storia parla dell’amore per la lettura, e presenta alcune pagine di testo + immagini, come nella maggior parte degli albi illustrati per bambini. Due sequenze però, quella della strega a cui puzzano i piedi e quella della costruzione dei libri, sono solo illustrate, e con disegni dallo stile diverso rispetto al resto del libro. Siamo noi a inventare le parole giocando, e ci divertiamo un mondo. È più difficile leggere un libro così, ma considerando che è uno di quelli che mi hanno fatto leggere più volte dev’essere anche più divertente.
Visto che ho citato la copertina fosforescente ricordo i libri di Hervé Tullet, molti dei quali consentono di giocare con la luce (http://librolandia.wordpress.com/2011/08/11/i-libri-per-giocare-di-herve-tullet/). Non abbiamo parlato di Tullet in quell’incontro, non è certo possibile citare tutti gli autori straordinari che esistono, anche se io li cito qui. Se qualcosa mi piace voglio farla conoscere, e visto che siamo in un’epoca multimediale è possibile realizzare testi come questo, con un discorso che fila da solo ma con continui rimandi se qualcuno vuole approfondire un singolo aspetto toccato.
Se Selznick non ha voluto che le sue opere fossero trasformate in ebook, preferendo aspettare e progettarne appositamente alcune per il nuovo supporto, non tutti i libri possono subire questo cambiamento. I libri con le alette, quelli fosforescenti o con le fustelle e gli inserti tattili, quelli con puzze e profumi come il Viaggio nel Regno della Fantasia di Geronimo Stilton sono progettati per il cartaceo, e hanno senso solo così. E questo vale anche per un altro tipo di libri, i pop up. Quando Fiammetta ha estratto dalla borsa Alice nel paese delle meraviglie di Robert Sabuda e lo ha aperto metà sala ha trattenuto il fiato dallo stupore (l’altra metà lo conosceva) e l’unica ragazzina presente si è fiondata sul libro per guardarlo da vicino. Sabuda è un artista (http://librolandia.wordpress.com/2011/01/31/robert-sabuda-la-magia-del-pop-up/), e le sue opere vanno davvero ammirate.
Spunti, testi, una carrellata su opere diverse fra loro con la consapevolezza che la lettura non è solo qualcosa di passivo e che possono esserci legami fra le varie forme espressive. Non era un incontro che doveva dare risposte, proporre nuove iniziative, solo alcuni spunti di riflessione. Cosa è un libro? Cosa è la lettura? Come stiamo cambiando? L’interattività che abbiamo visto, e che farà continuare a esistere i libri cartacei per bambini, è realizzabile anche nei libri per adulti?
Fiammetta e un’altra persona hanno evidenziato una difficoltà sulla quale anch’io, che non ho un lettore, mi ero soffermata. Loro fanno più fatica a memorizzare quel che leggono su un lettore perché non hanno la visione della pagina. Quante volte ricordiamo che un particolare passaggio si trova in basso a destra piuttosto che in un altro punto? Anch’io ho questa memoria visiva, se una frase o un episodio mi colplisce mi fermo qualche secondo in più in quel punto e poi ricordo la conformazione della pagina e spesso sono capace di ritrovarla, o ricordo la sensazione di aver letto poche o tante pagine dal fatto che ne sto tenendo di più o di meno con la mano sinistra piuttosto che con la destra. Per me la lettura coinvolge il corpo, e un lettore non può sostituire certe sensazioni. Altri leggono in entrambi i modi, e suppongo che per chi ha problemi con i caratteri piccoli poterli ingrandire sia un aiuto notevole. E poi uno sguardo alla libreria per me è sempre qualcosa di importante, di volta in volta rilassante o stimolante. Un frammento della mia libreria si vede nell’immagine in altro nel blog. Complessivamente sono quattro librerie Billy su una parete, tre sull’altra, tutte con due elementi top sopra e con diversi ripiani aggiuntivi sparsi qua e là. Al di là del fatto che per le bambine vedere migliaia di libri in casa dona un senso di familiarità con loro, guardare le coste mi consente di pensare alle mie letture, alle emozioni, e a volte mi spinge a prendere uno specifico libro per cercare un determinato passaggio, o per leggere qualche riga a caso, in cerca d’informazioni o di sensazioni. Per me sono cose irrinunciabili, che un lettore di ebook e i libri virtuali non mi potranno mai dare.
A incontro finito ne ho approfittato per fare una richiesta. In fondo anche Fiammetta aveva detto di aver ripubblicato A caccia dell’orso perché era un libro che lei aveva amato molto. Io amo molto Qualcos’altro di Kathryn Cave e Chris Riddell (http://librolandia.wordpress.com/2011/10/30/kathryn-cave-e-chris-riddell-something-else-ovvero-qualcosaltro/), e visto che parla di accoglienza verso chi è diverso da noi il tema è più che mai attuale. Le ho chiesto se potevano ripubblicarlo. Non so se verrà fatto, per quanto possa esserci la volontà ci sono accordi che vanno raggiunti prima di poter pubblicare qualsiasi cosa, ma visto che si è presentata l’occasione ne ho approfittato per una segnalazione. Anche nei rapporti con le persone io preferisco i contatti umani a quelli virtuali.