L’ anoressia mentale è un disturbo del comportamento alimentare, con sintomi sia psichici che fisici; il DSM IV la definisce:” Rifiuto di mantenere un peso normale generalmente al di sotto dell’85% rispetto a quello previsto in rapporto all’altezza e all’età. E’ importante sottolineare che il peso viene mantenuto al di sotto di quello normale in modo volontario e con notevoli sforzi da parte del soggetto. Nel caso in cui il peso sia inferiore a quello atteso per altri motivi, come nel caso di patologie organiche, non viene soddisfatto tale criterio.
Intensa paura di aumentare il peso e di perdere il controllo, anche se si è al di sotto dei valori normali, a tal punto che anche un aumento di pochi etti può provocare profondo disagio e angoscia.
Non viene ammessa nessuna preoccupazione per il sottopeso. La forma del corpo, la distribuzione del grasso diventano la fonte primaria del loro stato di inquietudine, sino al punto che tutta l’esistenza e il comportamento del soggetto ne vengono pesantemente influenzati. Per cui l’umore, l’autostima dipendono direttamente dal peso.”
Nei suoi primi lavori Freud pone direttamente in relazione anoressia ed isteria, considerando l’anoressia sintomo di conversione ed insistendo sulla rimozione dell’erotismo orale.
Secondo Freud, l’oralità occupa un posto particolare nel gioco delle prime identificazioni e delle differenziazioni dell’Io e dell’oggetto, indicando la sessualizzazione delle funzioni alimentari come fissazione alla fase orale.
Il padre della psicanalisi pone l’anoressia come “nevrosi alimentare” parallela alla “malinconia” sostenendo: “ la ben nota anoressia delle ragazze sembra essere una malinconia che emerge laddove la sessualità non si è ancora sviluppata”.
In altre parole, in termini sessuali, perdita dell’appetito significa perdita della libido.
L’anoressia comparirebbe in seguito all’acutizzazione del conflitto, poiché il soggetto regredisce ad un livello infantile con perdita della sessualità cosciente, conferendo così al problema alimentare un significato simbolico, privo di ogni legame con il bisogno di sopravvivenza.
Secondo altri autori come Masserman e Grimshaw, il cibo potrebbe rappresentare l’oggetto buono che permette di interiorizzare la madre rendendone durevoli le qualificazioni e trasformandole in parti integranti del Sé. Di contro, il cibo potrebbe divenire un oggetto cattivo che priva la madre dei suoi attributi positivi depauperandola.
E’ mediante il cibo che si stabilisce la differenziazione del bambino e della madre nel rapporto diadico.
Tornando alle riflessioni del padre della psicoanalisi, l’instaurarsi della sessualità si verifica partendo da una funzione biologica che si discosta da un valore libidico, la nutrizione.Tale funzione porta il bambino a stabilire un legame con l’ambiente, associando alla soddisfazione del bisogno alimentare l’esperienza del piacere che comprende un insieme di gratificazioni legate alle cure materne.Si realizza così, la comparsa del rapporto oggettuale, ma quello che viene interiorizzato è il modo di fare o di essere della madre nelle diverse modalità delle sue cure.
Secondo studi recenti, ciò che anima queste ragazze è il bisogno di dominare la propria vita e acquisire un senso d’identità.
E’ certo che il comportamento aberrante, nei confronti del cibo nell’anoressia mentale, viene ad essere un segnale che nasconde una varietà di significati in stretto rapporto con i conflitti interiori di cui soffrono queste Persone.
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