Per essere liberi dobbiamo accettare tutte le nostre pulsioni, riconoscendole come nostre. Avere un ideale al quale conformarci è la maniera più sicura per conseguire l'infelicità.
Non saremo mai come quell'ideale, perchè un ideale semplicemente è un'idea, un parto della fantasia: non può esistere.
Dobbiamo essere pragmatici, riconoscere quello che siamo e amarci lo stesso.
Con questa consapevolezza, a poco a poco, senza nemmeno rendercene conto, supereremo i difetti della nostra personalità. Saremo migliori e - fin da subito - più felici.
Questo è uno dei messaggi che Osho dispensava ai suoi discepoli.
I perfezionisti sono condannati all'infelicità.
Anche le persone che cercano la perfezione dal punto di vista religioso sono condannate all'infelicità. Grande è la frustrazione quando la nostra normale natura emerge, vanificando ogni illusione di santità.
Ad esempio, essere un buon cristiano è pressocchè impossibile, almeno per la stragrande maggioranza delle persone. Troppo elevate le aspettative, troppo ardui i criteri... troppi i precetti che fanno a pugni con la normale natura umana.
Senza contare - sottolinea Osho - che per apparire realizzate, queste persone sono costrette a nascondere in fondo alla loro anima le pulsioni contrarie al loro ideale, con l'inevitabile incancrenirsi del conflitto rimosso. Un conflitto rimosso e sepolto nell'inconscio produrrà infelicità e finanche malattie nel corpo e nell'anima.
Un effetto collaterale comune per tutti coloro che tendono a uniformarsi a un ideale è l'ipocrisia, per cui fingono di possedere virtù che sanno di non possedere. Il guaio è che fingono in primis di fronte a se stessi.