La libreria è inutile senza i suoi scaffali

Creato il 10 ottobre 2011 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Capita, per fortuna sempre più di frequente, che una libreria sprovvista dei nostri titoli ci contatti per esaudire l’ordine di un cliente. La richiesta di una precisa opera potrebbe, e dovrebbe, essere la fiammella che accende un reciproco interesse e un’ipotesi di collaborazione. Purtroppo, quando proponiamo al libraio di prendere in considerazione il nostro catalogo anziché limitarsi a ordinare un’unica copia del titolo richiesto dal cliente, troppo spesso ci troviamo di fronte al famoso muro di gomma. C’è chi ci scarta perché non abbiamo un distributore in quella zona e non vuole contatti con singoli editori. Chi, magari essendo parte di una grande catena, non ci vuole perché non abbiamo i distributori giusti. Chi, magari facendo parte di una piccola catena indipendente, ci vorrebbe anche, ma non può ordinare personalmente le copie perché la piccola catena ha subito assorbito tutti i vizi burocratici e centralizzatori dei colossi della distribuzione. C’è infine il libraio che è piccolo e indipendente, come noi, ma che si trincera dietro problemi di spazio (che preferisce riservare ai soliti bestseller).
Ci sono, ovviamente, librai che cercano di superare i problemi, talora sobbarcandosi in maniera eroica anche delle fette di lavoro che spetterebbero ad altri. Ma ce ne sono troppi che si adagiano placidamente nella routine impiegatizia, anche tra coloro che non sono sottoposti ai vincoli delle grandi catene e che si fregiano con orgoglio dell’aggettivo indipendenti.
Ma, al dunque, quei librai che pretendono (e ovviamente ottengono, perché per noi e per loro “il lettore prima di tutto”) di ordinare e ricevere una sola copia, virtualmente già venduta al cliente che l’ha richiesta, rifiutando ogni altro contatto con l’editore, danno di fatto il loro piccolo contributo a scavare quella fossa in cui l’editoria indipendente (con tutte le sue figure e funzioni) verrà seppellita. Perché in questo modo cessano di essere librai per trasformarsi in una sorta di gestori di fermoposta, dove il cliente che aveva già a priori una forte determinazione a quel preciso acquisto va a ritirare il pacchetto che ha ordinato. Però, per fare questo tipo di lavoro non è necessario avere una libreria: sarebbe sufficiente attrezzare uno spazio minimo con computer e telefono; e, al limite, non vi sarebbe neppure bisogno di avere un negozio, perché si tratta di operazioni che si possono fare da un qualsiasi ufficio o persino da casa, ricevendo gli ordini via mail o via telefono. Ma a questo punto diventa evidente che questa intermediazione può essere svolta da un qualunque soggetto, e che in realtà essa stessa diventa superflua, perchè tanto vale ordinare la merce ai bookstore online o direttamente al produttore.
Per un piccolo editore la libreria ha ragion d’essere se è punto di riferimento e vetrina. Ovvero, se da un lato permette di indicare (per esempio sul sito della casa editrice) quali sono le librerie che, nelle varie città, hanno sicuramente a disposizione i titoli dell’editore in questione: un servizio che sarebbe fondamentale poter offrire ai nostri potenziali lettori. E, dall’altra parte, vi è l’importanza di essere presenti sugli scaffali di una libreria; più o meno visibili e più o meno promossi ma presenti, in modo che il marchio e i titoli comincino a essere notati anche dal lettore che non ci conosce e che non è entrato in libreria con la ferma intenzione di comprare una nostra opera.
Se non si verificano queste condizioni, il rapporto con la libreria, per un editore come Autodafé, diventa inutile; vale, in fatica e gestione, quanto il rapporto diretto col singolo lettore, ma in compenso è molto meno remunerativo e non svolge alcuna funzione promozionale.
Continuiamo a credere che la costruzione di un rapporto con alcune librerie sensibili, disponibili e realmente indipendenti sia un passaggio essenziale per la crescita dell’editore. Ma ci è chiaro che, a fronte di comportamenti troppo spesso scoraggianti, si tratta di operazione che richiede lavoro, pazienza e tempi lunghi.
Molto meglio, nel frattempo, costruire una solida comunità di lettori e amici che sostengano in forma diretta la casa editrice. La strada, come sapete, è quella dell’abbonamento. E attendiamo fiduciosi che la proposta venga percepita nella sua natura essenziale da tutti quelli che ci hanno finora seguito e incoraggiato.


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