La licenza poetica

Da Chiara Lorenzetti

Ho chiesto ad un amico esperto in scrittura di rivedere un mio testo. È un testo che voglio sia il più possibile corretto, senza errori grammaticali, di sintassi e refusi.
Il risultato è stato che, pur avendo io riletto il testo mille volte, lui ha riscontrato comunque diversi errori. Fortunatamente non errori da matita rossa, ma errori comunque: punteggiatura in eccesso, sbagliata o mancante, alcuni refusi.
Ad esempio, ho imparato che la E verbo maiuscola non si scrive come avevo sempre fatto E’ ma È.
So che probabilmente tutti voi conoscete le regole, ma per me è stata una vera scoperta trovare nel mio pc la mappa dei caratteri

o anche trovare nel web piccoli escamotage per scrivere corretto: nella fattispecie della È si usa il tasto ALT 0200 (del tastierino laterale).

Tralasciando le mie scoperte da neofita della scrittura, mi domando quale tipologia di testo debba essere corretto e quale no. Perché, se esistono delle regole, è corretto, anzi richiesto, che alcuni testi le rispettino e per altri invece si accetta la regola della licenza poetica?

Licenza poetica: col termine licenza poetica si intende un errore voluto da parte del poeta, funzionale a rendere il suo componimento più incisivo. L’errore può essere fattuale, grammaticale oppure metrico. (Fonte wikipedia)
Quindi il poeta, o anche lo scrittore (cito ad esempio Baricco e la sua scrittura creativa), pur conoscendo alla perfezione grammatica, metrica e sintassi, volutamente la altera per dare corpo e armonia al suo testo.

Licenza poetica: il più grande vantaggio della licenza poetica nella lingua italiana è che si può facilmente prendere un 10 a ogni compito di italiano, in qualsiasi liceo di qualsiasi luogo (sei un poeta, puoi scrivere quello che cazzo vuoi, tanto va bene comunque). (Fonte nonciclopedia)

mmm, interessante visione…poetica :)

Chiara