La Liguria nasce dalle parole stese come un graticcio…

Creato il 16 ottobre 2013 da Yellowflate @yellowflate
 Fermato come un rigogolo indiano dalla testa nera sul ramo novello di una quercia frondosa l’autore si era immerso nella lettura delle vecchie carte geografiche appoggiate sul tavolo.

Sotto i suoi occhi attenti scorrevano i nomi antichi dei cento paesi riportati sui preziosi fogli graduati dove ogni terra e mare erano divisi in lungo e in largo dalla quadrettatura dei geografi ed ogni distanza era in scala metrica.

Mappa Savona 1700

Carte gialline o appena più scure rese preziose dalla scrittura di quei nomi e dai segni dei fiumi che le percorrevano come venature scure a distanze regolari e una buona parte di essi confluiva nel mare, lasciando il segno del suo corso che divideva la costa assai frastagliata in tanti settori verticali…

Ma anche i monti erano rappresentati con efficaci ombreggiature e le valli venivano fuori con il loro fiume che le aveva create e portava in continuazione sabbia, rami, foglie, fango verso il mare ligustico.

Pensò l’autore che in generale una pagina può contenere molte informazioni cifrate nel suo codice specifico e rappresentare nello stesso tempo un concentrato di idee, di teorie e conoscenze del suo periodo storico; così nel caso delle note geografiche una cartina è la rappresentazione simbolica di una parte del globo terrestre che può orientarci e fornirci informazioni precise.

Una cartina geografica in un certo senso contiene già i progetti dei nostri viaggi, le linee che percorreremo quando partiremo dal nostro villaggio per andare a Santiago di Campo Stella là dove finisce la terra spagnola (Finisterre) e per andare a Mondovì oppure a Torino… in essa vi sono ancora le tracce dei nostri viaggi già compiuti: tutte le volte che siamo partiti in automobile per Milano, le nostre gite a Ferrara con il pullman, la visita alla dotta Padova… allora  la cartina geografica diventa il foglio dei viaggi, delle assonnate partenze mattutine e degli stanchi arrivi notturni.

Una cartina geografica nasce dalle parole, anzi è stesa su di un letto di parole come su di un graticcio e si disegna essa stessa sulle parole disposte ordinatamente sul foglio, geografia e storia mischiate in un grafico letterario che si può leggere come un testo, un romanzo dove tutte le strade possibili sono già state tracciate e tutte le hanno percorse i nostri avi, a piedi o con il carro.

Non solo le strade più comode di fondovalle ma anche quelle trasversali che passavano sulla cresta dei monti e anche li

PETALA nel bosco

attraversavano scendendo nelle valli e risalendo i fianchi dei boschi successivi con le carovane di muli e qualche asino, che portavano nelle loro gerle il sale, le acciughe, i cardi e le nocciole, i peperoni e l’uva, le noci e le castagne, il formaggio e il miele… Per boschi, pianure e valli per arrivare a Bossolasco, che ora ha meritato il nome di perla delle Langhe, visto che Cairo Montenotte non lo è più da parecchi anni.

Tutte le strade che sono sulle cartine della Liguria, anche quelle che si sono perse, mangiate dai rovi e dai boschi, sono state percorse per anni e anni, di giorno e di notte, nei giorni di festa e in quelli lavorativi, dalla moltitudine di gente che dal Piemonte si dirigeva alla Riviera o che si fermava in valle; anche da un paese all’altro era un continuo camminare avanti e indietro, a piedi per strade non asfaltate, sentieri e scorciatoie.

Per le distanze maggiori si andava con il carro trainato dai buoi o con la carrozza a cavalli, qualcuno andava montando il suo cavallo. Da Rocchetta Cairo, tre persone si recarono a Mondovì vestite a festa il 27 giugno 1772, alla Regia Intendenza di Finanza per pagare le tasse comunali. Uno era il sindaco di Rocchetta, l’altro l’avvocato segretario comunale, il terzo l’incaricato per la riscossione delle tasse nel paese. Era di sabato e anche i rappresentanti del comune di Carretto erano giunti per la stessa incombenza.

Il viaggio durava sulle venti ore e da Rocchetta saranno partiti il giorno prima, nelle fresche ore del mattino con l’oro in bocca, anzi nelle gerle, considerando che avrebbero dormito almeno quattro ore in qualche bettola, lungo la strada per quel Montis Regalis dove avrebbero versato il denaro sonante nelle casse del re.

 Bruno Chiarlone


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