La Lina - Montecodruzzo

Da Motociclistidatavola
La Lina. Eh, la Lina è un luogo quasi di culto dei colli cesenati.
Siamo a Montecodruzzo per il quarto “Knights for a night”, presenti:
O’Scippatore former Charley, Former King of Bridge, former Marmazzo, former Tipolosco;
Winchester, former Maybe;
Ganassa, former Il Divoratore, former Il Capitano;
Io, Saltamuret, former NKW, former Dottor Chievo, former Skipper, former Rasheed, former Intellettuale Romagnolo.
Ebbene sì, abbiamo aggiornato alcuni NomiDaTavola.

Veniamo a noi. Intanto, raggiungere Montecodruzzo implica fare la strada che parte da Borello e che porta alla “Cima Panta”. Questo fa capire che è un posto da ciclisti più che da motociclisti e che la strada è irta e stretta. Però sul far della sera (andata ore 20.20) e di notte (ritorno alle 23.40) il ritmo è per forza blando e il tutto risulta piacevole, anche perché l’asfalto è in buone condizioni. Prima di addentrarmi a raccontarvi della Lina un dettaglio sulla strada.
Guidare di notte, in collina in una strada stretta, non illuminata e che conosci poco può sembrare poco interessante. Invece anche scendere è stato piacevole, pochi km di strada al buio, immerso nel niente, con negli specchietti le luci dei compagni di viaggio/tavola, la luna piena che ci guida e illumina come marinai e con l’unica paura che un animale ti si butti in mezzo alla strada. Unica nota stonata, siam partiti col freschino, siamo arrivati a Borello con 30 gradi…a mezzanotte.
Ma veniamo alla Lina. Anzitutto ho scoperto che abbiam fatto bene a prenotare, anche di giovedì sera era stipata.
Arriviamo e ci mettono fuori, sulla terrazza ma in castigo. Da dove siamo non si vede il panorama, peccato.
Appena seduti ci serve una ragazza molto simpatica e divertente.
Dopo un po’ di riflessioni: crostini misti per due, affettati per uno (siamo in 4); strozzapreti con pesto di erbe e strigoli per uno e tagliatelle al ragù per due; due stinchi, un filetto e una tagliata, verdure non specificate.
Allora, gli antipasti sono da tappabuco, i crostini sono onesti, sei contento di aver ordinato dell’altro e ti ricordano la funzione dell’antipasto, che non è pasto. Questa cultura degli aperitivi ci ha portato a cenare con “finger foods” e crostini, dalla Lina i crostini non hanno pretesa di essere cena. Gli affettati sono affettati, si mangiano con una piada molto stesa e quasi croccante, come piace a me.
Appena terminati gli antipasti arrivano i primi, la velocità del servizio è una caratteristica.
Strozzapreti particolari ma molto buoni, un sapore abbastanza nuovo, cottura perfetta. Tagliatelle capolavoro, grande potere assorbente del ragù, buona la lunghezza e la consistenza. Finale con leccata di pinza da parte di “O’Scippatore” e mia finta disponibilità a condividere l’ultima forchettata dalla pirofila.
Secondi di carne. Buoni tutti, dal filetto alla tagliata allo stinco. Però sui secondi c’è l’unica nota negativa: la mia tagliata, che era molto buona e non soffocata da inutili sapori aggiuntivi, era però troppo cotta, nonostante mi avessero chiesto come la volevo e avessi indicato una cottura al sangue. Sarà la confusione, la tanta gente ma insomma….
Patate al forno utilissime, verdure miste con colpo di genio finale: zucchina con formaggio e fettina di pancetta adagiata sopra, un invito alla corruzione.
Non abbiamo bevuto vino ma birra locale (Gradisca), dovevamo tornare in moto e abbiamo un po’ di ingegno (il “guida poco che devi bere” lo faremo un’altra volta).
Sorbetto da bere e via, 28 euro a cranio.

Giudizio finale: MdT approved, un posto dove i sapori ci sono, dove fanno poche cose ma buone e dialettali, dove l’antipasto è un antipasto e non il pasto. Da andarci ruspanti e con animo sereno e pancia allegra.

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