C’è da capirli, questi tristi epigoni del compianto Massimo Catalano: nel loro bel mondo, un ambiente semisotterraneo non è fatto per vivere il quotidiano, ma per tenerci il buon vino, il biliardo mai usato o al limite, come insegna l’azionista di maggioranza delle loro coscienze, per attrezzarlo a sala del Bunga-bunga. E’ fuori dalla portata della loro sofisticata logica del culo caldo concepire che una famiglia di disgraziati brasiliani sia costretta ad affittare un seminterrato, non potendosi permettere un attico; e che per loro l’alternativa fosse di stare all’aperto, nel bel mezzo del ciclone. E’ fuori dalla loro logica che, nelle comuni abitazioni, ogni metro quadro necessiti di essere ottimizzato e che una persona anziana, magari disabile, possa non avere i riflessi pronti davanti a un’improvvisa ondata di piena. Come è fuori dallo loro portata pensare che un pastore, che venti o trenta anni fa con il suo gregge faceva laureare i figli, oggi vive nell’angoscia di perdere anche l’unico mezzo di sostentamento. E questo a causa di quella filiera perversa e strozzina che fa arrivare i formaggi prelibati (che i cari abruzzesi del dottor Vespa non saranno mai in grado di imitare) in Italia e nel mondo.
Piuttosto, i due illuminati analisti delle catastrofi avrebbero potuto chiedersi come mai, di fronte a un evento così devastante che ha colpito, direttamente o indirettamente, quasi la metà della Sardegna (un territorio più grande della Liguria), le vittime siano state relativamente poche. La risposta gliela posso dare io: i sardi, nonostante la massificazione disumanizzante dei nostri tempi, alla quale non sono affatto immuni, hanno dimostrato ancora una volta di essere tra i pochi occidentali capaci di dare del tu alla terra; e non intendo solo alla terra agricola, ma a tutta. Hanno dimostrato di saper ascoltare la natura, di saperne cogliere i segnali. La loro unica responsabilità è rappresentata dall’allergia alle regole, dal seguire millenari usi consuetudinari, non più adattabili ad un territorio asfaltato e cementificato, piuttosto che la moderna cultura della salvaguardia. Questa loro idiosincrasia è stata cavalcata cinicamente da certa classe politica e imprenditoriale che nell’azionista di maggioranza delle coscienze col culo caldo ha trovato il suo più formidabile campione.