La lotta dell’uomo per la sua umanità

Creato il 14 maggio 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Come il capitalismo rappresenta un momento di profonda rottura tra l’uomo e la sua autentica natura

Il presente articolo vuole riflettere su come il sistema capitalista e il processo di globalizzazione del mercato abbiano profondamente mutato il rapporto dell’uomo con la sua stessa natura. A tal proposito, è necessario porre una definizione dell’essere umano, pertanto mi avvalgo di due concetti che sono stati formulati da alcuni pensatori del passato per definirlo: ‘essere sociale’ ed ‘essere che ricerca la felicità’.

L’uomo, nella sua stessa essenza, non può che definirsi esclusivamente in rapporti comunitari coi suoi simili: isolato e solo, l’essere umano non è più tale, ma diventa una realtà indeterminata e dispersa, in un mondo che egli percepisce come ostile a sé stesso. Vi sono differenti teorie se l’aggregarsi tra simili sia per l’uomo un istinto primario o la risposta ad altre esigenze, ma di fatto esso rappresenta la conditio sine qua non per la definizione della propria personalità.

Come in natura non può esistere nessuna cosa che non sia in relazione con altro, così non può esistere essere alcun individuo umano che non stia in relazione con i suoi simili, costituendo quella che viene chiamata “comunità”. Una volta costituitasi, la comunità non è soltanto l’insieme degli individui che la compongono, ma diventa un unico corpo composto da differenti organi che cooperano per il suo stesso bene. Ed è proprio in questo stesso cooperare per il bene comune che l’uomo ricerca la felicità: felicità che non può, data la natura sociale dell’uomo, essere esclusivamente individuale e preclusa al resto della società, ma collettiva e dal valore comunitario.

La felicità che l’uomo ricerca consiste, dunque,  nel bene comune, da intendersi non soltanto come il benessere materiale della comunità, ma anche come benessere culturale, morale e spirituale. All’interno della comunità, l’uomo esprime la sua personalità al servizio del bene comune, che è la sua stessa felicità: tale è la natura umana, tale è ‘l’umanità’.

Andiamo ora a vedere come il capitalismo abbia portato a una rottura – non definitiva tuttavia – del rapporto tra l’uomo e la sua stessa umanità.

L’odierno sistema capitalista, fondato sulla separazione dell’uomo dai suoi simili, ha messo in profonda crisi l’umanità dell’essere umano, operando in seno ad esso una vera e propria “disumanizzazione”. All’interno del sistema capitalista, l’essere umano non viene più considerato come un componente della società da educare, affinché possa esprimere la sua personalità, contribuendo al bene comune e alla felicità collettiva: viene invece considerato come un consumatore da indottrinare e sacrificare sull’altare del libero mercato e della finanza internazionale, allo scopo di ingrassare i profitti di pochi individui che detengono il potere economico mondiale.

Di fatto, la disumanizzazione dell’uomo all’interno del sistema capitalista, avviene attraverso la sua trasformazione in merce: diventa l’operaio che si lascia sfruttare per un piccolo aumento dello stipendio; diventa la persona che ostenta costantemente nuovi status symbol, poiché incapace di esprimere la propria personalità; diventa il ragazzino che viene indottrinato a comperare prodotti sempre più costosi, perché altrimenti non sarà mai accettato dai suoi coetanei ecc.

Essendo il libero mercato un sistema totalitario, la trasformazione dell’uomo in merce avviene in ogni aspetto della sua vita: da quello lavorativo, a quello sentimentale, a quello familiare, a quello sessuale ecc. Costretto in una dimensione anti-sociale, fatta di concorrenza, arrivismo e individualismo, la vita dell’essere umano si risolve essenzialmente nel “comprare prodotti che non vuole, con soldi che non possiede, per impressionare persone che non ama”. Resta da chiedersi, di fronte di tutto ciò, se l’umanità non sia irrimediabilmente perduta, se non c’è più speranza per l’essere umano.

Io penso che nonostante il rapporto tra l’uomo e la sua stessa natura sia stato profondamente danneggiato, questo danno non potrà mai essere definitivo: l’essere umano conserverà sempre quell’umanità che si oppone alla sua totale mercificazione. Esattamente come una perla che, anche se ricoperta da quintali di fango, non smette di essere perla, così l’umanità dell’uomo risplende sempre all’interno di esso, nonostante la propaganda che vorrebbe trasformarlo completamente in merce.

La lotta contro il capitalismo non può dunque che incominciare con una presa di consapevolezza della propria umanità e concludersi con la conquista completa di quest’ultima.




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