Eppure questi uomini si sono aperti al confronto inviando un messaggio forte, naturalmente a chi ha orecchie per intendere!E siccome io con i libri ci parlo, a volte ci litigo altre ne rimango rapita, mi sono segnata alcuni passaggi che mi hanno incuriosito.
E’ chiaro che le domande di Scalfari sono domande di un non credente che comunque sente o è alla ricerca di quel “sacro” che esiste in ciascuno di noi e che io sento talvolta mentre mi relaziono con certe persone o mi trovo avvolta nell’ assoluto che trascende il quotidiano.
E uno dei punti è proprio il tema dell’”Assoluto” e della verità.Papa Francesco risponde in un modo sorprendente e rivoluzionario: “… la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza – e poi - … Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di “verità” assoluta, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!” La verità è dunque una relazione. Questa frase mi prende e mi sorprende, mi risuona intima come a risvegliare qualcosa che ho sempre saputo e che vivo giorno dopo giorno. E’ chiaro che dal punto di vista del Papa, la relazione principale che consente di avvicinarsi al divino è quella tra i credenti e la Chiesa in quanto essa è la casa di Dio. E il suo operato è volto ad avvicinare le persone comuni rendendo questa istituzione “comune”, intesa come comunitaria, vicina alle persone proprio come la voleva il Santo di Assisi. E’ l’inizio di una rivoluzione perché scardina la pretesa che vuole le persone avvicinarsi alla Chiesa obbedendo acriticamente al suo comandamento! Che nei secoli ha confuso il suo scopo spirituale con il potere temporale cadendo in grave tentazione.Un altro passaggio che mi ha incuriosito è stato su finire dell’intervista, quando sui saluti, Papa Francesco promette a Scalfari: “ Parleremo anche del ruolo delle donne nella Chiesa. Le ricordo che la Chiesa è femminile.” Questo passaggio, rimasto incompiuto, mi ha stimolata. Ho cercato poi, nelle pagine successive, qualche riferimento, magari attraverso i contributi di intellettuali come Vito Mancuso, J. Navarro Valls, Umberto Veronesi, Adriano Prosperi, Enzo Bianchi, Mariapia Veladiano, Juliàn Carron, Guido Ceronetti, Hans Kung, Massimo Cacciari, Gustavo Zagrebelsky, Leonardo Boff, Matthew Fox. Interessante constatare che di 13 contributi, 12 siano di uomini e solo uno di donna. 12 come a sottolineare i 12 apostoli? E perché solo un contributo di donna?Mi trovo su filo del rasoio a cercare l' Assoluto che la fede vorrebbe trasmettere ma non mi sento catturata. Parlare di un clero maschile, rappresentato da un Papa, un Padre e un figlio, maschio, una Chiesa che ha contribuito nella storia a rendere la donna ancella, non riesco proprio a sentirlo.Vorrei avere quella fede in un Dio al quale rivolgermi nei momenti di sconforto invocando quel “Padre nostro”, ma ripetendo quelle parole, mi manca una parte. La madre. Che come dice Erri De Luca “ In nome del padre si inaugura il segno della croce, in nome della madre s’inaugura la vita”. Allora, nella ricerca di questa verità, vorrei trovare nel nome del Padre e della Madre che accolgono, che sostengono, non nel perdono dai peccati, ma nell’amore per la nostra naturale fragilità di persone. Al di là dei sessi. E quello che cerco, immagino come tanti altri, è un’ Amore incondizionato che trascenda anche le figure del padre e della madre, della santa trinità e della Chiesa stessa. Quella Luce che riempie il cuore al di là del credo religioso, in nome di un appartenere alla comunità umana, un “ascolto silenzioso sul confine del mondo” descritto da quell’ unico contributo di Mariapia Valdiano.