LA LUCE OLTRE LA PORTA, di Carla Stroppa

Creato il 20 luglio 2012 da Mente Libera
Si sarebbe tentati di dire che la vita si gioca fra due opposti inganni: l’illusione puerile di una pienezza indifferenziata e l’illusione “senescente” di una coscienza evoluta che mentre scinde le polarità, confina l’anima su un’isola davvero troppo lontana. Così lontana da perderne l’immagine e la memoria.
A volte gli individui sono costretti (o si costringono) a recitare una parte che non gli appartiene, ignari del prezzo che pagano: un sostanziale autoinganno che dal “centro” gli sottrae l’anima.

Il sognatore, il visionario, l’eterno fanciullo, il folle che ha visto il “centro” non permetterà all’Io di identificarsi con i ruoli mondani.
L’ineliminabile sognatore ora “sa di sognare”, ma sa anche che attraverso il sogno può aprire la porta che consentirà al suo sguardo di vedere oltre.
L’esperienza del Centro, il contatto dell’io con il Sé, la percezione del fondo poetico della mente consentono di vedere in trasparenza la Bellezza dell’Anima che affiora sulla superficie delle cose, le più semplici e quotidiane come le più sublimi.
La scossa estetica che ne deriva, smuove l’Io dal torpore e dall’ottusità. Dona un’emozione profonda, che fa vibrare l’anima nel momento stesso in cui percepisce il mistero della vita, foss’anche di fronte al più drammatico degli eventi.
L’io entra in contatto con le Muse che dimorano nel fondo della sua mente e che possiedono una conoscenza capace di trapassare i tempi intrecciando il passato-presente-futuro in un canto che tutto comprende e dilata la memoria oltre i limiti della vita personale.

Da questo Centro il Sé dialoga con le sue figure (i tanti io), ma senza per questo identificarsi con esse; 

Soppesa, Pondera, Misura la distanza fra se stesso e l’archetipo. Vede oltre, è vigile e circospetto, ispirato ma anche presente ai fatti.

Sa che la sospensione del tempo permette l’ascolto dell’anima …

E’ l’OLTRE che conta:

Dobbiamo Osare, smarcarci dalle opache e coette determinazioni della storia individuale e collettiva, nonché dq quelle vicende ordinarie, da quei pensieri così logori e irrigiditi da sottrarre vita alla vita.

Per intercettare le corde dell’anima , ciascuno deve spogliarsi delle proprie coazioni a ripetere di modelli usurati, stantii, consumati fino allo sfinimento.

La persona trasformativa [emancipata dalle patologie della società] è quella che ha realizzato il Sé innato al massimo grado possibile, e che, a sua volta, influenza gli altri a fare lo stesso.


Amare nella consapevolezza del lato oscuro della vita ha ben altra valenza esistenziale, ben altro spessore e significato che amare rimanendo ancorati in un sogno ingenuo di paradiso terrestre.

L’Armonia rappresenta il paradiso celeste dell’anima che ha percorso l’inferno della distruzione senza farsi distruggere, guidata dalla luce, dall’integrità al servizio di quella struttura centrale  della psiche [daemon greco] che determina le inclinazioni e le attitudini peculiari .

I parapetti egoici a volte sono necessari, ma si deve evitare che finiscano per impoverire l’esercizio di quell’intelligenza del cuore che per dipanarsi e prendere forma ha bisogno di orizzonti più ampi e complessi.

L’anima privilegia la parola evocativa rispetto a quella denotativa, la narrazione alla descrizione, la poesia alla prosa, il mobile e sfuggente frammento alla rigida struttura, i percorsi sinuosi e imprevisti all’autostrada, l’immagine polisemica al concetto monosemantico.

 … Il saggio, come l’alchimista, distilla i metalli grezzi, i complessi, i garbugli nevrotici allo scopo di catturarne la magica quintessenza, cioè il loro peculiare potenziale di sviluppo creativo e spirituale


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