LA LUNA DI PIETRO INGRAO ▌Ricordo di V.S. Gaudio

Creato il 28 settembre 2015 da Vsgaudio @vuessegaudio

Ingrao a Bologna nel 1979 non era ancora poeta ▌

Adesso che Ingrao non c'è più, ti ricordi Nadia quel suo comizio a Bologna,

la gente che c'era e stavano finendo gli anni Settanta, e comunista si dava

la città e comunista era quel politico, adesso che il partito comunista non

c'è più, adesso che non ci sei più nemmeno tu, e quella sera ti ricordi chi

c'era con noi in Piazza Maggiore? Io non ricordo se la primavera si fosse

fatta vedere e nemmeno se avevo messo il mio orologio sull'ora legale,

di solito continuavo a usare l'ora solare forse fino al mio compleanno e

a quello di Hemingway, c'era con noi quella sera Silvia che, puoi anche

non credermi, ho saputo che non c'è più nemmeno lei da tre anni e ho

trovato la notizia in tre righe standardizzata, la stessa, e non ho capito

e tu eri comunista, e che ci sei andata a fare a Milano in mezzo ai poeti

a vedere, si fece pubblicare le poesie da Mondadori, e ricordo che non so

chi mi propose di andargli a fare un'intervista , e ci pensi? Io, V.S. Gaudio,

che andavo a fare l'intervista a un politico della direzione comunista che

s'era messo a fare le poesie, un po' come quelli che stanno nella burocrazia

potente dello Stato e anche loro pubblicano da Mondadori, dove c'era

chi c'era imparentato con gli Ebrei del pathos, e magari sarà stato pure

Quello che mi piace di Marx è Paul Lafargue che aveva sposato la figlia,

e allora mi chiedo oggi, che tu non sai come sono andate a finire le cose,

se anche quest'altro dirigente comunista si sia a un certo punto messo

a produrre vino e se abbia messo su una bella Fondazione e, Dio mio, sai

come funziona la cosa, no?

Quella sera la piazza era piena, ne parlo anche altrove, e sul palco c'era

Ingrao che, adesso esce la didascalia nei notiziari televisivi e dice che era

anche giornalista, avendo diretto il giornale storico dei comunisti, che Dio

solo sa e anche il Dio Capitale di Lafargue, quante volte tra fine e inizio secolo

è fallito, e se lo compra sempre qualcuno, basta farlo stare due anni senza

che venga affisso essendo murale e non ci sarebbe più bisogno di comprare

il nome della testata, no, devono sempre ricomprarlo e farlo fallire, e ti dicevo

che danno come giornalista Ingrao, lo sai come funziona no nei giornali

del partito? Si fa la richiesta all' Ordine regionale dei Giornalisti dove

risiede il richiedente specificando il nome di un vice direttore

regolarmente iscritto all'Albo e se la pubblicazione è un quotidiano

deve essere un professionista e te che sei il richiedente

ti iscrivono provvisoriamente nell'elenco dei giornalisti

cosiddetti professionisti, poi quando cessa deve comunicarlo e il

consiglio lo cancella dall'albo non appena abbia avuto notizia

della cessazione stessa, che, forse, non arriva in molti casi e allora

poi il dirigente della pubblicazione politica resta nell'elenco, anche

in quello dell'Inpgi e poi oltre al vitalizio prende anche la pensione

di giornalista, e ieri notte ho avuto voglia di bruciare tutte le mie

poesie e le Stimmung, e le infinite Lebenswelt dell'Aurélia Steiner

di Marguerite Duras, ma è che ho sempre pensieri morbosi anche

se non è mezzogiorno e non sto passeggiando lungo l'ex statale

106, e, certo, non si può dire se quello che viene prescritto con

l'articolo 58 della legge del 3.2.63 riguardi il nostro metonimico politico,

ma è che tutto va a rotoli, ormai, non c'è niente che non sia livellato

al niente, è tutto fatto, non c'è logica, non c'è coerenza,

non c'è grammatica e rigore, non c'è un mondo invisibile, c'è

un reale invisibile e in contanti e il problema è che non

ha orario di chiusura e non ci sarà mai la possibilità

di trovare una risposta definitiva in un libro di prossima

Il distacco dell'anima è molto comune al giorno d'oggi,

e tutti si mettono a fare poesie, e c'è stato più di un caso

in cui un poeta si sia smaterializzato all'improvviso

alle prime bozze per non pagare il tipografo o l'editore

per poi rimaterializzarsi da qualche altra parte per

presentare il libro o ritirare un premio, che, è, poi,

un modo di viaggiare postmoderno e romantico

allo stesso tempo, io una volta almeno avrei voluto

fare la prova ma è che i premi sai cosa ne penso e

i libri adesso per l'aria che tira anche su internet

mi dici a che cazzo servono?

Una volta ho pubblicato un saggio sulla poetica

e sai che titolo è uscito? ipotattica Politica ipotattica!

Ti dico questo perché, a pensarci, magari il poeta

Pietro Ingrao, se mi fossi preso la briga di leggerlo,

l'avrei potuto analizzare in quel testo, L'epica urbana e

Ledrut alla folla solitaria di Riesman, da Roman Jakobson

a Sorin Stati, al Tempus di Harald Weinrich, le Figure di Genette,

Agnés Heller, la rivoluzione della vita quotidiana e la

teoria marxista della rivoluzione, il fantasma di Jacques

Lacan, di C.-B.Clément, Paris, capitale del XIX secolo

di Walter Benjamin e dentro i poeti dell'epica ipotattica,

l'opacità ideologica, l'ambivalenza della Sicht e dell'aspetto,

il senso del reale, l'epica urbana e la flânerie, la poesia-faubourg,

lo zoning stilistico: da Giovanni Raboni a Pietro Terminelli, da

Carlo Cipparrone a Alberto Di Raco, ma anche, dentro, Luciano

Troisio, Franco Beltrametti, Leonardo Mancino, Franco Verdi.

In verità, non so niente dell'attante, del rapporto prospettiva/aspetto,

del contenuto modale, delle figure, del reale impossibile,

dello stile del poeta Pietro Ingrao, era nell'uniformità

della "coscienza infelice", la coscienza sentimentale meccanizzata

o nello spostamento flâneuristico dell'io e del fantasma,

che, a pensarci bene, di tempo ce n'è stato, mi sembra utopistico

per un poeta che è sostanzialmente un dirigente politico,

come utopistica fu per tutti i comunisti aggruppati la religione del capitale

Non ricordo se quella sera c'era la luna, metti che fosse come la luna

rossa di stamattina che per fare il verso all'eclisse totale, nei nostri

cieli a questa latitudine bassa nessuno l'ha vista apparire nel cielo di nuvole,

di sicuro è uno spento cratere di sale, manco le saline di Cervia, che

negli anni della mia adolescenza faceva un premio di poesia, ma quello

che mi piaceva è che quando chiudevano l'estate c'era questa grande

festa in piazza Garibaldi e dalla fontana, che forse era collegata alla luna,

sgorgava vino, e diamo per scontato che fosse Sangiovese di Romagna?

Gli equinozi sono dei lunghi silenzi e sono in cerca di un nome, sai che la

luna di questa superluna che non si è vista tanto è quasi uguale per grado

e fase alla tua luna, quasi un assurdo silenzio, una fuga deposta,

la luna è il crollo, Nadia, quel poeta nascosto l'avrebbe poi scritto

è uno spento cratere di sale, manco le saline di Cervia

quando venivo all'alba a scuola in quel mare del nulla.

Ma io, fossi stato un singer, che t'avrei potuto cantare nel delta dl Saraceno ? "'O Sarracino"? Oppure: "Romagna mia"? Se non "Calabrisella"? E poi, fatta la sonatina del Moderato Cantabile, tu traducevi Emily Dickinson e io facevo la colonna Disney per "Topolino", la Mondadori mi metteva nello Specchio e tu, t'avrei fatto pubblicare, io, quello che gli hanno sottratto il nome alla faccia dell'articolo 22 della Costituzione a cui partecipò anche il nostro gran comunista commemorato, da Feltrinelli?

No. Non c'eri, te n'eri appena andata nel 1985, senza neanche dirmelo. Certo che è strano: c'è questo comizio di Ingrao nel nostro paradigma poetico e, come te ne vai, il politico si rivela come poeta nell'Olimpo dell'industria culturale del Capitale, dove tu eri andata a perire!

Tipo che, se Mimmo Cara avesse fatto un volume IV de Le Proporzioni Poetiche, sarebbe andato di diritto tra i poeti afferenti a "La scrittura del lirico", nell'area di gente poetica come Ennio Cavalli, Massimo Grillandi, Giovanni Occhipinti, Camillo Pennati, Silvio Ramat, Paolo Ruffilli, Alberico Sala, Maria Luisa Spaziani, Albino Pierro, Bortolo Pento, Giuseppe Rosato, Rita Baldassarri, Vitaldo Conte, Antonio De Marchi Gherini, Luciano Erba, Vico Faggi, Alberto Frattini, Biagia Marniti, Maria Luisa Belleli, Ester Monachino, Raffaele Nigro, Remo Pagnanelli, Silvio Raffo, Giovanni Ruggiero, Antonio Spagnuolo, Angelo Scandurra.

V.S.Gaudio, L'epica urbana e la poetica ipotattica, "Capoverso".Rivista di scritture poetiche, n.7, Cosenza, gennaio-giugno 2004. Insomma, fu per quel comizio di Ingrao a Bologna che la politica soppiantò la poetica o fu per quell'avvenimento che la politica fu inabissata dalla poetica? Il refuso di "Capoverso" è questo che formalizza? La fenomenologia della trasmutazione del corpo politico in corpo poetico, e con quella strategia dell'ipotassi? La luna di Ingrao fu allora che cominciò a illuminare l'epica urbana e la poesia-faubourg? Lo stile-zoning e l'opacità ideologica e il partito comunista finì nello spento cratere di sale della luna? Ma lo zoning stilistico non fu quello che generò il localismo della poesia dialettale, senza pentacoli, che non va alla deriva, omogenea, condominiale, quartieristica, cantonale, così ricca di promiscuità di familiarità? Vai a vedere, se la luna è l'erranza, il nostro poeta comunista non era per niente dentro la staticità del particolarismo che afferisce all'epica ipotattica, e allora da dove è uscita questa commutazione della politica ipotattica in poetica ipotattica?