Naturalmente analogo trattamento è stato riservato ad Esposito, il quale - bontà sua - vanta quell'ingenuità e quella smania di protagonismo partenopeo che lo spingono ad ammiccare agli organi d’informazione. Così si segue un rituale collaudato: altra sentenza, altro reportage. Il Giornale del graziato manda un inviato sul campo, un professionista discreto, disposto ad andare nella trincea della vita quotidiana del giudice pur di scoprire, udite e udite, che ama bivaccare nel tempo libero, in veranda o chissà dove, leggendo La Repubblica o il Fatto Quotidiano. Ora, un'intervista galeotta non giustifica il rovesciamento delle parti, in un virtuale gioco degli specchi: si processa malamente chi ha amministrato la giustizia, nel tentativo di tutelare chi impunemente ha cercato fino all'ultimo di soggiogarla. E temendo le patrie galere per la scure calata con la conclamata frode fiscale, un intero partito avverte la forte tentazione di rovesciare il tavolo in un'ultima ordalia, ispirandosi alla narrazione biblica che vuole la morte di Sansone accompagnata da quella di ogni filisteo. A questo siamo: alle interviste d'assalto nei confronti di incauti edicolanti, alle minacce dirette al Quirinale sulla stabilità dell'Esecutivo, nuovo totem - quest'ultimo - negli anni della crisi. Il tutto avviene nel coro quasi unanime della grande stampa, un'informazione che per prima ha raccolto lo sconcio invito alla pacificazione nazionale. Quasi che anni di abusi, di leggi ad personam, di sistematica illegalità incostituzionale, potessero cadere improvvisamente in prescrizione per effetto di una Cirielli etica. No, non funziona così. Il Cavaliere è un esperto illusionista, ma la partita è finita, salvo cambiare casacca e giocare nella sua squadra. C'è una sentenza definitiva ormai emessa e, come ha spiegato bene Severgnini analizzando la confusione dei corrispondenti stranieri, in un sistema democratico il potere politico amministra e quello giudiziario giudica. Soltanto Napolitano può intaccare l'ingranaggio. Questo, francamente, ci spaventa.
G.L.