L’esotismo in Butterfly, all’epoca della prima scaligera nel 1904, era rappresentato da kimono, sensu (il tipico ventaglio giapponese) o sontuosi obi. Oggi, nell’era della globalizzazione, quegli stessi simboli non sono più codici di un mondo lontano, ma semplici oggetti che hanno perso il loro profondo significato e la loro origine. Da queste riflessioni nasce il lavoro di Michieletto, che ricopre l’opera di nuovi simboli.
“Le ali spezzate di Butterfly – dice il regista – diventano una tragedia contemporanea: il libretto ci dice che Cio-Cio-San è una ragazza di quindici anni che, caduta in miseria, viene venduta da un sensale a un americano sconosciuto, che per cento yen l’ottiene in sposa. Non è un matrimonio: è una compravendita e Cio-Cio-San viene ribattezzata da quell’uomo con un nome americano: Butterfly. Dopo poco tempo, forse un mese, quell’uomo la abbandona per continuare i suoi viaggi e suoi affari”.
La tragedia e la violenza di questo “racconto del dolore” vengono fedelmente rispettate dal regista; ciò che cambia è la forma di veicolare il teatro di Puccini al pubblico d’oggi, per questo al centro della scena – a rispettare e amplificare l’assoluta centralità della protagonista – si erge una piccola stanza di plexiglass, la casa-prigione di Butterfly, la perfetta teca per collezionare un rarissimo esemplare di farfalla. Da quella teca e dal dialogo con l’esterno emerge lo scontro tra realtà e illusione.
Lo regia dello spettacolo, con le scene di Paolo Fantin – storico collaboratore di Michieletto – i costumi di Carla Teti e le luci di Marco Filibeck, è stata ripresa da Roberto Pizzuto, mentre la regia televisiva è curata da Francesca Nesler. La trasmissione dell’opera è replicata su Rai 5 domenica 16 febbraio alle 10.00.