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[La Maddalena] Isole in svendita: chi offre di meno?

Creato il 02 febbraio 2013 da Subarralliccu @subarralliccu

[La Maddalena] Isole in svendita: chi offre di meno?

Isola di Budelli, spiaggia rosa

La notizia della vendita all’asta dell’isolotto di Budelli è di giovedì 31 gennaio. L’isola, conosciuta per la spiaggia rosa – colorazione ormai visibile solo al tramonto –  fa parte del Parco Internazionale Marino delle Bocche di Bonifacio ed è quindi protetta da vincoli paesaggistici molto restrittivi. Nonostante i divieti di costruzione, ormeggio e transito – solo per citarne alcuni – l’Isola potrà quindi essere acquistata da privati, così come successe per parte dell’isola di Spargi, sempre dell’arcipelago maddalenino.

Per cercare di capire come il Parco Nazionale e, non di meno, il Governo italiano  abbiano intenzione di muoversi in questa vicenda una giovane studentessa universitaria, blogger e cittadina di Palau (provincia di Olbia-Tempio) cresciuta tra le isole dell’arcipelago, ha scelto di usare facebook e twitter per inoltrare le sue domande:

“Caro Parco Arcipelago La Maddalena e caro Presidente Bonanno,

il paradiso non si vende, ma siamo sulla Terra e le cose – per l’Isola di Budelli – funzionano diversamente.Mi direte che non cambia niente: prima era di un privato e dopo l’asta passerebbe ad un altro proprietario – sia esso un privato o pubblico – al quale non sarà concesso di far niente in quanto l’Isola è tutelata da vincoli di conservazione che includono anche il divieto di calpestio, balneazione ed è sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali e idrogeologici.
Destino triste ed uguale toccò mesi fa all’Isola di Spargi, una parte della quale fu venduta all’asta con l’unica offerta, quella di base, di euro 1.50 al mq.

Le casse del Parco, a vostro dire, piangono, perciò non vi presentaste all’asta al tempo ed immagino non lo farete ora, sebbene – siate e siamo – diventati recentemente Parco Internazionale delle Bocche di Bonifacio, ed immagino – essendo entrati a far parte di un sistema sopranazionale – che i contributi possano essere maggiori.
Sarebbe stata l’occasione giusta per il Parco di annettersi al proprio territorio, ma si sarà pensato che è meglio che il denaro lo mettano altri, giacchè comunque non potrebbero costruirvi.
Ma allora mi chiedo: perché i vecchi e nuovi proprietari sono sempre società immobiliari?
Si aspetteranno che leggi, anche quelle più ferree cambino e la storia ci ha insegnato che i legislatori folli non sono solo una leggenda.
I giornali scrivono che “l’asta potrebbe saltare se il Governo, e in particolare il Ministero dell’Ambiente, farà prevalere il diritto di prelazione sull’isola”, spero vi sia un buon dialogo fra voi e il Ministro Clini.

Ma ciò che non tollero è la parte immorale di questa storia: assisteremo ancora inermi all’acquisto per sfizio di qualche arabo, russo o immobiliarista?
Eppure io li vedo, tanti sardi, tanti italiani, tanti stranieri, partecipare copiosi nel donare ciascuno una cifra seppur ridicola con il mero scopo sociale e senza fini di lucro capace di farci sentire uniti e responsabili nella salvaguardia dell’ambiente.

L’unica cosa che a voi rimprovero è proprio questa, di non aver pensato di attivare sul territorio una raccolta fondi.
Ci avreste guadagnato in reputazione, in pubblicità, in sostenitori e un’isola senza padroni.  (link completo)

A queste domande di Alessandra Cuccu, condivise largamente su facebook, non è arrivata nessuna risposta né da parte del Parco Nazionale – ora Parco Internazionale – né da parte del suo Presidente Giuseppe Bonanno.

La risposta seppur indiretta del Ministro dell’Ambiente Clini è arrivata, invece, in mattinata: ‘‘Non possiamo permettere che una ricchezza paesaggistica di valore inestimabile come l’isola di Budelli possa essere ceduta al miglior offerente e ci impegneremo a trovare una soluzione al più presto, attingendo alle migliori idee e iniziative pubbliche e private” (fonte).

Se non resta che aspettare per capire se il Ministero dell’Ambiente farà prevalere il suo diritto di prelazione sull’Isola, non serve neanche un attimo per capire che le Istituzioni, ancora una volta, non sono state capaci di sfruttare le potenzialità di condivisione e aggregazione che i social network permettono, soprattutto in contesti così fortemente localizzati, finora lasciando tutto in mano al miglior offerente.


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