La madre

Creato il 24 marzo 2013 da Ildormiglione @ildormiglione

Il modo più semplice per spaventarsi è quello di andare al cinema all’ultimo spettacolo e guardare un film horror. Magari la sala non sarà piena e qualcuno di tanto in tanto urlerà di spavento scatenando reazioni a catena. Potrà capitare di stringere il braccio al proprio vicino, e se si va in dolce compagnia sarà una buona scusa per esaltare il machismo dell’uomo che non si spaventa mai. Ma questo non è un personale reportage della visione del film “La madre“, ma è necessario per comprendere che un buon film horror vive soprattutto di sussulti e stati d’animo. Guardando il film prodotto da Guillermo del Toro e che ha come protagonista niente meno che una splendida Jessica Chastain in versione rock, con un taglio di capelli corto, una tinta nera ed un polipo enorme tatuato sul braccio, non si può fare a meno di lasciarsi trasportare nell’atmosfera inquietante e primitiva di inizio film. Come ogni ghost movie la presenza maligna che circonda l’atmosfera ed i personaggi, provoca non poca apprensione e tensione, e l’originalità della storia riesce a colpire l’immaginario: due bambine, per via di una serie di eventi tralasciabili, si ritrovano a crescere in un capanno nel bosco completamente isolate, ma saranno guidate e accudite da una presenza che loro chiamano appunto La madre. Dopo alcuni anni vengono ritrovate in condizioni di sporcizia, completamente trasformate e quasi allo stato brado, primordiale. Ovviamente, ed era prevedibile, questa presenza le seguirà anche nella loro nuova vita, quando le due bambine dovranno essere accudite dallo zio e dalla sua compagna. Fin qui il regista, alla sua prima esperienza nella direzione di un film, dimostra una maturità ed una competenza invidiabile, e riesce soprattutto ad accompagnare alla tensione facile delle apparizioni improvvise, del buio e delle ombre che passano alle spalle dei protagonisti, uno stile impeccabile che si differenzia totalmente dai film appartenenti a questo genere. Un esempio è la sequenza in cui si vede la bambina, la più piccola, giocare con una coperta al tiro alla fune con qualcuno di indefinito, mentre pian piano nel corridoio appaiono i protagonisti del film, quasi a sottolineare che dall’altra parte della fune c’è La madre. Altro esempio sono le movenze delle due bambine, quasi scimmiesche, che non possono che terrorizzare in maniera innocente lo spettatore. Tutto ben fatto e ben gestito, se non fosse che nella seconda parte questa presenza inizia ad avere un volto, divenendo protagonista visibile e non più immaginaria della pellicola. In questo momento Andreas Muschietti, il regista, perde la bussola e getta alle ortiche quanto di buono fatto e costruito con l’immaginazione degli spettatori. A questa scelta incomprensibile di trasformare la presenza paranormale e psicologica in presenza fisica e consistente, si affianca uno svolgimento poco lineare e davvero poco probabile (bisognerebbe fare una petizione per fare in modo che nei film horror non ci sia più l’idiota di turno che si avventura da solo in una casa infestata, sperduta in un bosco, e per di più di notte!), destinata ad un finale prevedibile che tuttavia regala un ultimo momento eccessivamente melodrammatico. Sulla falsa riga degli horror giapponesi alla “The grudge“, questo ghost movie spaventa e cerca affannosamente di dare una profondità ai personaggi, specie alle due bambine che tornano alla vita civile dopo diversi anni da “tarzan”. Alla fine però lo spavento si affievolisce, anche per via dell’effetto “mocio vileda” de La madre (chi lo vedrà capirà), e si esce dal cinema un po’ delusi e dispiaciuti: delusi da un horror francamente insufficiente, e dispiaciuti per Jessica Chastain, perchè un’attrice con tanto talento non può e non deve fare questi film mediocri!

Voto 4/10



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