La sua operazione architettata a tavolino – e bravissima a non peccare di presunzione - rimanda ad un'altro lavoro uscito al cinema solo pochi mesi fa, quello de "Le 5 Leggende", chiaramente un altro campo da gioco a confronto, ma che in comune con "La Madre" porta anche lui il nome di Guillermo Del Toro tra i produttori esecutivi, e cercava - in perfetta linea con il suo nuovo parente - di accontentare tutti raggruppando vari personaggi festaioli vestiti da super-eroi.
Il poliedrico regista messicano infatti ha deciso di produrre una versione lunga del corto di Muschietti, "Mama", dopo averlo visto ed esserne rimasto altamente impressionato, abbastanza almeno da vederne le capacità per farne un vero e proprio successo di cassetta. Forte di un produttore dal nome così pesante allora "La Madre" (ancora “Mama” in originale) ecco che ingigantisce, cresce, e compie un lavoro curato al millimetro dove bambini, fantasmi, eventi soprannaturali, case infestate, cliché e momenti da far sobbalzare dalla poltrona non si fanno certo pregare, accontentando lo spettatore medio e lasciando privo di novità ma anche privo di malcontento quello più pretenzioso.
Gli effetti di ciò vengono racchiusi nei comportamenti e nell'attaccamento delle vittime, le due bambine, traumatizzate da ciò che i loro genitori biologici gli hanno riservato e affettivamente salvate, formate e legate a entrambe le madri "acquisite", che di loro si son prese cura, chi selvaggiamente e chi meno. Con questa introspezione sulla figura materna Muschietti alza leggermente pertanto il valore del suo prodotto, staccandolo dagli altri fratellastri meno accuditi e più insipidi e consegnando la pratica del confezionamento al mentore Guillermo Del Toro, uno specialista a riguardo. Nonostante questo però una volta scartato, “La Madre” si accetta con accoglienza misurata, esente di quell'entusiasmo che qualcuno, forse, lecitamente poteva aspettarsi, fallendo perciò il raggiungimento completo degli obiettivi prefissati.
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