La mafia capitalista e lo sfruttamento: i bambini africani per estrarre e quelli cinesi per assemblare

Creato il 09 marzo 2015 da Alessiamocci

Lo sfruttamento e il lavoro minorile non può essere definito come solo un fenomeno, non è assolutamente un fatto anomalo rispetto al normale funzionamento del sistema capitalistico, bensì una condizione imposta e costante del capitalismo e della globalizzazione stessa.

Nell’occidente avanzato oggi è quasi impossibile riscontrare sfruttamento di minori. I minori hanno nella maggior parte dei casi una vita dignitosa, sono tutelati, hanno diritto all’alfabetizzazione fino ad una certa età e al mantenimento. Le aree dove invece lo sfruttamento è un dato di fatto sono ben altre, sono i cosiddetti Paesi in via di sviluppo quali, Asia, Europa dell’Est, Africa e America del Sud.

Lo sfruttamento del lavoro, quindi, non riguarda solo persone adulte ma cosa ancora più vergognosa i minori, che sono costretti a lavorare negli ambiti più svariati, si utilizzano i bambini nell’agricoltura, nella pesca, nella tessitura, nelle fabbriche di scarpe ma anche nella produzione di cellulari, smart phone.

In particolare lo sfruttamento del lavoro minorile nella produzione dei cellulari è un problema a livello mondiale che riguarda tutti i produttori di apparecchi cellulari e non esclude nessuno.

Per esempio in Cina, un giornalista con una telecamera nascosta ha filmato le condizioni di lavoro dei dipendenti di una delle più grandi multinazionali nel settore della telefonia mobile, e questi per lo più erano bambini.

Questa è una situazione di sempre maggiore sfruttamento all’interno delle fabbriche cinesi, di bambini e minorenni che vengono utilizzati per assemblare i dispositivi cellulari delle più famose marche. Nelle aziende dove vengono assemblati i famosi dispositivi smartphone ci sarebbero un numero spropositato di bambini lavoratori, sfruttati.

Nella Repubblica Democratica del Congo, invece, il regista Frank Piasecki Poulsen, ha girato un film documentario con il nome di “Blood in the Mobile” dove incontra e ci parla di bambini che lavorano fino a settantadue ore consecutive nelle miniere di Bisie in Congo per estrarre il Coltan (columbite-tantalite) un minerale prezioso che viene poi impiegato come il tantalio per la produzione dei condensatori dei cellulari.

Uno dei problemi maggiori dello sfruttamento di questo minerale è che contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo e spesso viene estratto a mani nude dai minatori congolesi, tra i quali si sono registrati numerosi casi di tumore e impotenza sessuale.

Ma il cortometraggio ci testimonia anche come le vittime più numerose del coltan siano proprio i bambini che, grazie alle loro piccole dimensioni, si calano nelle strettissime buche scavate nel terreno ed estraggono le grosse pietre che una volta frantumate daranno il prezioso minerale.

Spesso vengono rapiti dai gestori delle miniere e trasformati in schiavi, in altri casi vengono venduti dalle loro stesse famiglie per pochi dollari, con il medesimo risultato finale. Naturalmente questo ci mostra come le multinazionali dell’elettronica non si facciano scrupoli nel comprare il coltan insanguinato per risparmiare probabilmente fino alla metà in meno del prezzo ufficiale.

I nostri smartphone funzionano proprio grazie a questi “minerali di conflitto” estratti in condizioni di guerra e aperta violazione dei diritti umani. Poi vengono fabbricati e assemblati in Cina, Pakistan o India.

Questi giacimenti di minerali, soprattutto in Congo, sono controllati dall’esercito e da gruppi armati che usano stupri e violenza per tenere sotto controllo la popolazione.  Insomma, in questo modo le multinazionali che producono i telefoni cellulari non solo favoriscono gruppi militanti ma alimentano conflitti.

Anche la multinazionale dell’informatica Microsoft è accusata di sfruttamento di lavoratori adulti e minori in Cina. La ONG americana National Labour Committee, specializzata nella difesa dei diritti basilari dei lavoratori, ha infatti pubblicato un rapporto in base al quale numerosi minorenni sarebbero sfruttati da una delle imprese cinesi da cui si rifornisce la multinazionale fondata da Bill Gates (ma non solo: fra i clienti della ditta figurano anche Acer, Samsung e HP).

Le condizioni di lavoro nelle fabbriche, dove spesso i lavoratori dormono sotto il macchinario cui sono addetti, sono durissime: orari pesanti, standard di sicurezza infimi, controlli continui sulle loro prestazioni. Gli standard in materia di sicurezza dei lavoratori e le condizioni generali pessime, e il personale viene selezionato soprattutto per la sua docilità: per questo, si tratta per lo più di giovanissime operaie provenienti dalla campagne.

Ecco che Bill Gates, il numero uno di Microsoft, che da anni vediamo impegnato in prima fila in beneficenza, ad un incontro per una televisione si rifiuta di rispondere alle domande sulle condizioni di lavoro di chi lavora dietro le quinte per la multinazionale fondata da egli stesso. Un forte controsenso.

Ormai è chiaro come le multinazionali la Apple, la Samsung, la Microsoft, la Nokia ecc.. sfruttano i lavoratori. Ma la tracciabilità dei metalli o lo sfruttamento non è un problema che riguarda solo il mondo dell’elettronica e della telefonia, ma anche altri settori.

Una realtà civile come dovrebbe essere l’Europa avrebbe forse dovuto già da tempo fare una legge sullo sfruttamento del lavoro da applicare ad ogni prodotto venduto sul proprio territorio, con la prerogativa di poter vendere qualunque prodotto fatto in qualsiasi parte del mondo ma rispettando nella produzione precise leggi “anti sfruttamento”.

Con questi scandali ecco, il “momento Nike” del mondo dell’elettronica e della telefonia. Anche la Nike nel 1996 fu tempestata dalle accuse di sfruttare manodopera infantile e minacciata dal boicottaggio dei consumatori “politically correct”. Fu un duro colpo per l’azienda americana che da quel momento in poi si impegnò a debellare la piaga sociale dei bambini-operai costretti a produrre per i paesi ricchi.

Quindi magari prendere coscienza di queste situazioni non manderà in crisi le multinazionali e i loro bussines ma aiuterà a cambiare, come è già successo in passato, situazioni di sfruttamento.

Written by Amani Salama


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :