Dopo lunga gestazione fatto il suo debutto all'appena concluso Torino Film Festival La mafia uccide solo d'estate di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Un capolavoro di equilibrio, sospeso com'è fra la leggerezza di sguardo del personaggio principale, il grottesco dei boss mafiosi e la tragicità del coraggio degli eroi civili palermitani (nativi o acquisiti poco importa), i veri protagonisti della pellicola. Nel primo week end di programmazione il film si è guadagnato il quinto posto per incassi, combattendo contro colossi come La ragazza di fuoco, Thor 2 e Sole a catinelle il che oltre ad essere un piccolo miracolo, la dice lunga sulla qualità del prodotto.
Il film, non autobiografico, racconta la vita del piccolo Arturo a partire dagli anni 80 fino - suppergiù - ai giorni nostri. Il piccolo Arturo cresce ossessionato dalla presenza mafiosa e dalla figura di Giulio Andreotti, che assume per il protagonista quasi il ruolo di nume tutelare. Crescendo la vita "normale" di Arturo si intreccia con quella dei protagonisti della storia della città, a volte coraggiosi poliziotti o integerrimi magistrati, altre spietati boss mafiosi che passano dal ruolo di carnefici a quello di vittime della stessa violenza di cui si nutrono, per terminare - finalmente - là dove si meritano: in galera. La vicenda storica si intreccia con la vita privata di Arturo, perennemente innamorato di Flora, la bambina più carina della classe, prima perduta e poi inaspettatamente ritrovata, con tutte le delusioni del caso.
Il personaggio del protagonista è interpretato dallo stesso Pif nella sua versione "adulta", e dal bravissimo Alex Bisconti da bambino, nel ruolo di Flora troviamo Cristiana Capotondi e la piccola Ginevra Antona. Claudio Gioè è il giornalista che "insegna il mestiere" ad Arturo, Rosario Lisma - infine - interpreta il padre del protagonista.
Ottimo il lavoro svolto sulla sceneggiatura dallo stesso Pif, ma imprtanti anche i nomi della crew tecnica: molto ispirate le musiche di Santi Pulvirenti (ottimo chitarrista collaboratore fisso di Carmen Consoli), i costumi di Cristiana Riccieri e le scenografie di Marcello di Carlo mi hanno riportato indietro a un tempo che sia nell'estetica che nell'atmosfera politica è ancora ben scolpito nella memoria, almeno nella mia.
La pellicola rischia di pagare caro lo scotto di essere opera di un personaggio televisivo: la voce fuori campo e l'inconfondibile mimica di Pif rischiano di renderlo un po' una extended version di una puntata de Il testimone (il programma TV di cui il regista è autore e protagonista), tuttavia più il film va avanti è più ci rendiamo conto che si tratta prevalentemente di un film sui bambini, diretti con maestria, e su come il loro sguardo ingenuo ma impietoso riesca a cogliere l'essenziale dei fatti molto meglio di quello degli adulti, persi dietro le fatiche quotidiane, le ideologie, la paura di inimicarsi qualcuno "che conta". Il tempo, sostiene Pif, alla lunga è galantuomo ed oggi molti dei protagonisti di una stagione di violenza fra le più crude del dopoguerra si trovano dietro le sbarre, anche se la maggior parte degli abitanti "onesti" della città ha sempre preferito far finta di non vedere. Ma di fronte a cosa nostra non bisogna abbassare la guardia, così Arturo nell'ultima commovente sequenza, porta il figlioletto a fare una sorta di pellegrinaggio laico a vedere le lapidi dei troppi che sono caduti facendo il proprio dovere fino in fondo, raccontandogli come le loro vite si sono incrociate con la sua e di Flora. Di nuovo l'incrocio fra la dimensione epica e quella quotidiana: senza una maggioranza silenziosa di gente nel proprio piccolo coraggiosa nemmeno il sacrificio degli eroi avrebbe senso.
2013 - La mafia uccide solo d'estate
Regia: Pif
Sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani
Musiche: Santi Pulvirenti
Costumi: Cristiana Riccieri
Scenografia: Marcello Di Carlo