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La mafia uccide solo d’estate – Il primo film di Pif

Creato il 28 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
la mafia uccide solo d'estate

© Silvia Cannarsa

In un’atmosfera da festa di paese o da piola montana, il direttore del Torino Film Festival Paolo Virzì ha presentato il primo film di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, in gara per questa trentunesima edizione del Festival.
Tra le ovazioni del pubblico e degli appassionati del programma Il Testimone, hanno fatto il loro ingresso gli interpreti oltre Pif, la bella Cristiana Capotondi  con Alex Bisconti e Ginevra Antona, rispettivamente Pif e Cristiana da bambini.
Un po’ intimorito dalla quantità di persone presenti in sala, Pif ha fatto sorridere tutti dicendo di non essere per niente teso “in fondo ci sono solo quattro anni della mia vita in questo film“.
La tenerezza che suscita quest’uomo  alto e magro, leggermente ingobbito in avanti per l’imbarazzo, come se volesse nascondersi,  è tanta. Quasi commuove la sua voce tremante dopo la proiezione del film, la sua  normalità, il suo essere un “ragazzo qualunque” di quarant’un anni che ha sempre sognato di fare il regista, ed ora, finalmente, ci è riuscito. E anche nel migliore dei modi.

Una pellicola delicata che parla di una storia d’amore che attraversa un periodo storico caotico: le stragi di mafia, i maxi processi e la presa di coscienza che in Sicilia esistesse la Mafia. Ed è proprio a Palermo che si svolge la vicenda: Arturo è stato concepito nello stesso momento in cui avveniva una strage nel suo stesso condominio, ed è nato il giorno dell’elezione del sindaco Vito Ciancimino; la sua vita è quindi legata a doppio filo alle storie di Mafia –  come in fondo le vite di tutti i Siciliani, ha commentato il regista-. Il suo grande amore è Flora, una sua compagna di classe delle elementari che lui tenta di impressionare in qualsiasi modo; la sua altra grande passione è Giulio Andreotti, il Presidente del Consiglio, al tempo.
E’ su questo impianto che si svolge la storia, semplice e di una freschezza ingenua che fa sorridere, ma al contempo amara e di forte impatto.
Il contesto è, infatti, dei più tragici: dopo l’uccisione del Comandante Carlo Alberto dalla Chiesa segue una sanguinosa lotta tra cosche: uno ad uno vengono ammazzati tutti i capi clan che non riescono a fuggire, Totò Riina prende il totale controllo dei giri mafiosi. Arturo assiste a tutto questo con un peso sul cuore: ha scoperto infatti che il suo idolo Andreotti non è l’uomo senza macchia che riteneva, e questo lo intristisce.

La mafia uccide solo d'estate

© Silvia Cannarsa

La grande forza de La mafia uccide solo d’estate è la capacità di far sorridere in un’atmosfera che sarebbe potuta facilmente divenire pesante e cupa; riesce a sorprendere con la sua ironia e con la sua semplicità, senza diventare mai scadente.
E’ sicuramente un’opera prima con un grande valore, quella di Pif; far ridere non è infatti una cosa semplice: con il far ridere non si intende la risata di pancia, quella bieca e un po’ goliardica dei blockbusters, ma far ridere con il cuore, con il sollievo che ci sia ancora qualcosa per cui essere felici e che ci sarà sempre qualcosa da prendere in giro.

Il film, è stato accolto dal pubblico con una standing-ovation. Le immagini finali avevano commosso la platea che era rimasta qualche secondo senza reagire, per poi esplodere in un applauso.
Forse una pubblico un po’ di parte, ma a chi importa, la presentazione de La mafia uccide solo d’estate è stata un successo che rende onore ad un festival d’eccezione come quello di Torino.


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