Può configurarsi una forza esercitata da una componente della società che, allo stato attuale, non sembra aver compreso appieno la propria potenziale importanza nel contesto socio-economico nazionale? Quanto e come sono riusciti, anche in tempi recenti, Partiti e Movimenti nell'intercettare i bisogni e le necessità di questo gruppo maggioritario di persone? Quali e quanti sono stati i passi che, con l'incedere della storia, hanno radicalizzato la disparità e le errate distribuzioni delle ricchezze nel contesto ( anche) globale?
E' anche partendo da queste domande che si articola il contesto descritto da " La maggioranza invisibile - Chi sono gli italiani per i quali la politica non fa nulla, e come potrebbero cambiare davvero l'Italia", libro scritto da Emanuele Ferragina e pubblicato da Bur Editori.
A quali blocchi sociali pre-esistenti può appartenere questa maggioranza, in un contesto nazionale sferzato da una crisi socio-economica tremenda?
Cerca di rispondere a questa domanda un frammento specifico dell'opera in questione:
"[...] per maggioranza invisibile intendiamo oggi un gruppo sociale in potenza, che, non riconoscendosi collettivamente e non esprimendosi nel campo sociale e politico, favorisce le rivendicazioni di una minoranza più compatta di garantiti, smorzando la domanda di politiche redistributive che avrebbero l'effetto di rendere l'Italia più coesa ed efficiente.
La maggioranza invisibile è costituita da cinque gruppi che vivono forti condizioni di disagio economico e sociale:
Si tratta [...] di 25 milioni di persone, a fronte dei 47 milioni di aventi diritto al voto e dei circa 34 milioni di votanti alle elezioni politiche del 2013.
Un Partito politico o movimento sociale capace di mobilitare una parte sostanziosa di questa maggioranza, attraverso un progetto politico articolato e coerente, potrebe sconvolgere la geografia elettorale. [...]"
Attraverso quali passi è possibile consolidare la consapevolezza di questo blocco, ancora oggi strutturato in una forma tanto liquida quanto assai inconsapevole delle proprie potenzialità? Esistono margini per interpretare i bisogni di questo raggruppamento così tanto variegato e poco omogeneo di istanze e fasce deboli di popolazione? Il limbo perenne nel quale gli stessi vengono mantenuti è esplicativo delle reali consapevolezze di questo insieme di condizionati sociali:
"[...] Mentre la politica discute con parole sempre più vuote di soluzioni per risollevare il Paese, continua ostinatamente a ignorare le persone che costituiscono la vera forza motrice dell'Italia, e che, se valorizzate con un adeguato progetto sociale di redistribuzione della ricchezza e delle opportunità, potrebbero fare la differenza. Disoccupati costretti a lavorare in nero, precari imprigionati nel limbo dei contratti a termine, pensionati che stentano ad arrivare alla fine del mese, immigrati preda dello sfruttamento, giovani che non studiano e hanno abbandonato la ricerca di un lavoro stabile, rappresentano una fetta consistente ddella società italiana: si tratta di una maggioranza invisibile, perché ignorata da politica e sindacati, e silenziosa, perché incapace di riconoscere la sua forza elettorale. [...]"
La necessità di far riconoscere prima ed emergere poi questa componente elettorale non può prescindere dall'obiettivo di inquadrare quali siano state le fasi socio-economiche che, nella storia, hanno contribuito a consolidare ed aggravare a livello mondiale la destrutturazione ed il cumularsi di questa maggioranza liquefatta. Quali dovrebbero/potrebbero poi essere i passi necessari da compiere nel contesto delle politiche relative ad economia e società per contribuire ad articolare forme di " riscossa" con le quali ( far) ridefinire priorità ed obiettivi descritti dall'insieme di decisori tecnico-politici?
Il punto più importante riguarda, a tal proposito, la tanto ferma quanto prioritaria necessità di far cambiare ( anche radicalmente?) obiettivi e finalità esercitate dalla classe politica a livello nazionale. Tale consapevolezza estrema dovrebbe esercitarsi e concretizzarsi, in termini reali, provando a raggiungere l'obiettivo di inquadrare le reali priorità su cui concentrare un'azione politica in maniera coerente con gli squilibri e le disparità caratteristiche di questi ultimi tempi:
"[...] L'emergere della maggioranza invisibile è un fenomeno sociale di portata storica, qualitativamente e quantitativamente nuovo. [...] Concetti tanto sbandierati [...] quali efficienza, flessibilità, adattamento al cambiamento, vanno [...] compresi non solo guardando all'interazione fra l'uomo e il sistema economico, ma anche osservando con attenzione quella fra l'uomo e la struttura sociale. L'uomo che vive dentro la grande trasformazione, con le sue emozioni, i suoi gesti consueti, i suoi successi, i suoi fallimenti, le sue paure. Ri-umanizzare lo spazio sociale significa superare la cecità da cui siamo afflitti, per guardare la realtà con gli occhi della maggioranza invisibile. [...] Abbiamo il dovere di tornare a discutere della distribuzione di risorse e opportunità nella nostra società, contrapponendoci con decisione ai garantiti che difendono i loro interessi corporativi, e ai neoliberisti che ignorano i nostri bisogni essenziali. [...]Dall'altra parte dello steccato la maggioranza invisibile ha finito per disinteressarsi ai numeri, ai fatti sociali, alle radici della sua condizione di svantaggio: svantaggio in termini di opportunità offerte dal mercato del lavoro, svantaggio in termini di trattamento ricevuto dallo stato sociale, svantaggio in termini di condizione economica generata dalla grande trasformazione.
Svantaggio [...] quasi mai coincidente con il 'merito' o il 'demerito', come vorrebbe la retorica neoliberista, ma piuttosto dovuto a fattori non scelti, come l'anno di nascita, la professione dei genitori o la concessione speciale di prebende da parte del sistema.
Ignorare questa realtà sociale, che genera iniquità e inefficienza a scapito di quasi tutto il Paese, significa scegliere la cecità. Bisogna invece riaprire gli occhi, applicando 'l'analisi dell'idealismo', a sostegno di quei soggetti incapaci - almeno al momento - di articolare le loro voci in discorso collettivo. Applicare l'analisi dell'idealismo per contrastare visioni del mondo che frustrano la maggioranza dimenticata degli italiani e riducono le potenzialità economiche di tutto il Paese. [...]"
Quali possibilità potrebbero rimanere qualora tali obiettivi non dovessero essere raggiunti e/o compresi almeno in parte nella loro urgente gravità?
Certe sfere della società non sembrano attendere ulteriormente interpreti e/o traduttori delle loro necessità, in quanto " la maggioranza invisibile è profitto che finisce sempre nelle tasche di qualcun altro, è manodopera qualificata ma a basso costo, è elusione continua delle regole per far galleggiare un Paese al collasso."