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La Magia del Violino, lo Strumento che Incantò Klee ed Hesse

Creato il 07 gennaio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine
La Magia del Violino, lo Strumento che Incantò Klee ed Hesse

Sono tanti gli eventi che in questi mesi hanno coinvolto Paul Klee (1879-1940) ed Hermann Hesse (1877-1962): a Paul Klee fino al prossimo 27 gennaio presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è dedicata un’importantissima esposizione che indaga il suo rapporto con l’Italia e in cui si analizzano le influenze nella sua arte suscitate dai paesaggi e dalla cultura italiana. A Düsseldorf presso il prestigioso Kunstsammlung Museum, ancora sino al 10 febbraio, sarà visitabile la Mostra 100 x Paul Klee. Nel 1960 erano state acquistate 88 opere del celebre artista, oggi la collezione permanente è costituita da 100 opere per la prima volta tutte accessibili contemporaneamente. La città vuole ricordare il celebre artista e la sua parentesi di insegnante presso la Kunstakademie di Düsseldorf, interrotta purtroppo nel dicembre del 1933 dalla dittatura nazista che lo costrinse a rifugiarsi in Svizzera. La città di Lugano la scorsa estate ha ricordato i cinquanta anni dalla morte di Hermann Hesse e la casa editrice Adelphi in occasione dei novanta anni dalla prima pubblicazione ha proposto una nuova edizione di Siddharta nella storica traduzione del noto musicologo Massimo Mila, corredata da foto e pagine di diario di Hesse nel periodo in cui si era dedicato alla stesura del romanzo. Nonostante alcune coincidenze e affinità, come a breve vedremo, non risultano testimonianze di un’amicizia fra i due artisti; alcuni ipotizzano un loro incontro tramite Louis Moilliet, il pittore svizzero con cui Klee era partito per la Tunisia, che illustrò alcune opere di Hesse e suggerì uno dei personaggi de L’ultima estate di Klingsor; e forse anche per questo o semplicemente come atto di stima, nel breve e suggestivo romanzo di Hesse Il pellegrinaggio in Oriente (Adelphi), fra i vari personaggi accanto all’io narrante Hesse troviamo proprio il pittore Paul Klee. L’amore di entrambi nei confronti di un’arte diversa, altra, per cui nessuno dei due divenne particolarmente celebre, sarebbe stato un sufficiente motivo di avvicinamento; se infatti è nota la passione dello scrittore Hesse per gli acquarelli tanto quanto è risaputo l’amore per la poesia del pittore Klee, ci si sofferma meno (soprattutto nel caso di Hesse) sulla passione che entrambi nutrirono nei confronti della musica. Nei suoi Diari Klee scrive: «In una serata per abbonati ho sentito il Concerto in Re minore per pianoforte di Brahms, suonato da Frenné. Ne sono ancora tutto sconvolto. [...] Il mio crescente amore per la musica m’impaurisce sempre più. [...] La musica è per me come una donna stregata dall’amore. [...] Un violento incendio ha fatto divampare nella mia anima, con fiamme crepitanti (la musica come canale convogliante)».

una immagine di Volumi 620x475 su La Magia del Violino, lo Strumento che Incantò Klee ed Hesse

A proposito della musica, nel volume L’arte dell’ozio (Mondadori) Hesse scrive: «Il segreto della musica, consiste in questo: essa richiede solo la nostra anima, e quella però in senso assoluto, non richiede né intelligenza, né cultura, e al di sopra di tutte le scienze e di tutti i linguaggi essa non fa che illustrare, in opere che si prestano a diverse interpretazioni, ma che in ultima analisi sono sempre comprensibili, sempre e solo l’anima umana. [...] Proprio le rare, uniche vette timbriche quali l’armonia di un quartetto d’archi eseguito con strumenti antichi e assai preziosi, il dolce incanto di un raro tenore, la calda pienezza di un’eccezionale voce di contralto, un orecchio sensibile le può percepire in maniera assolutamente elementare, a prescindere da qualsiasi forma di sapere. [...] Che cosa sarebbe la nostra vita senza la musica!». L’apprendimento di uno strumento in Germania come in Svizzera fa da sempre parte del bagaglio formativo, e così anche Klee ed Hesse nella loro infanzia furono indirizzati a questo tipo di studio; con esiti e sogni diversi ma con uguale costanza, si dedicarono entrambi al violino. Hermann Hesse racconta: «Io stesso, a dodici anni, poco dopo che mi fu donato il mio primo violino, ho sognato di essere un virtuoso. Nelle mie fantasie ad occhi aperti mi vedevo in piedi sul palcoscenico davanti a enormi platee sovraffollate, degnavo del mio sorriso decine di migliaia di persone, venivo ricevuto da imperatori e decorato di medaglie d’oro, ero solo, famoso e senza patria, mi spostavo da una città all’altra, da un continente all’altro, ero amato dalle donne e invidiato dal popolo, insomma ero un geniale grazioso ballerino sulla corsa sospesa a mezz’aria della maestria e della celebrità». Hesse poi abbandonò lo studio e regalò il suo strumento al fratello Hans. Rimase però sempre interessato alla magia del violino assistendo frequentemente ad esecuzioni dal vivo, in particolare a proposito del concerto di un violinista scrisse: «Immediatamente ci sedusse. [...] Il sortilegio era avvenuto. [...] Ritornammo ragazzi e uscimmo dalla prima lezione di violino, di nuovo sognammo di avere superato montagne di difficoltà, per la breve durata del sogno di ciascuno di noi diventò Lui, il maestro, il mago. [...] L’altro io dentro di me era un fanciullino che seguiva l’eroe del violino nel suo trionfo, diventava tutt’uno con lui e ondeggiava insieme a lui».

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E se Hesse aveva sognato di diventare un violinista di fama mondiale, Paul Klee, nonostante nel 1898 avesse appuntato nel diario «Non ho mai voluto diventare un violinista, perché mi mancava l’attitudine al virtuosismo», nel 1903 collaborò come primo violino con l’Orchestra di Berna; per tutta la vita rimase legato al suo strumento come il figlio Felix, ricordando il Natale del 1918, testimonia: «Alla lampada a gas, che pendeva troppo bassa, era stato appeso un panno rosso (quello che mio padre si metteva al collo quando suonava il violino), come segno per evitare collisioni. Mia madre, raggiante di gioia, si sedette al pianoforte, con due globi a petrolio, da ciascun lato, mio padre cavò fuori lo spartito, accordò il suo strumento e tutt’e due si misero a suonare Bach e Mozart, per festeggiare quel giorno e la libertà». Nel 1923 lo strumento di Klee fu riparato dallo storico liutaio di Jena, Berthold Specht; ancora alla fine degli anni trenta, durante la malattia, il vincolo fra Klee e il suo violino fu tale che il medico dovette ordinargli di smettere non solo di fumare ma anche di suonare. Del forte legame di Hesse e Klee con la musica ed in particolare con il violino, il magico strumento, rimangono tracce evidenti nelle loro opere. Per Paul Klee ci sono stati anche molti studi mirati ad approfondire il rapporto fra le due arti: sono molti i dipinti i cui titoli rievocano chiaramente il mondo della musica – per esempio Canto arabo (1932), Musicista (1937), Vecchio violinista (1939) – altri sembrano riproporre uno schema musicale sino ad arrivare alle seguenti parole di Klee: «La pittura polifonica supera la musica, in quanto qui il tempo è qualcosa di più che spazio». Ne Il pellegrinaggio in Oriente, l’io narrante è proprio un Hermann Hesse violinista; anche nel suo romanzo Gertrud tutto ambientato nel vibrante mondo della musica, Kuhn, il protagonista, è violinista e compositore. Nel brano Vecchia musica (contenuto nel volume La nevrosi si può vincere, edito da Mondadori) Hesse scrisse: «Non vi è nulla di più bello e malinconico che passeggiare da soli in campagna la sera e udire della musica da una casa solitaria; si ridesta in noi un sentimento per le cose buone e piacevoli, per la patria e per la luce delle lampade, per la solennità serale di stanze silenziose, per le mani di una donna e le vecchie tradizioni»; lo scrittore ne ribadisce l’importanza affermando: «Il mondo ha un senso e lo percepiamo nel simbolo della musica».

una immagine di La vetrina di un liutaio 620x331 su La Magia del Violino, lo Strumento che Incantò Klee ed Hesse

Fotografie di Emanuela Riverso


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