L’esposizione, organizzata nell’ambito della Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta, un evento realizzato grazie alla sinergia tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Roma Capitale, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, andrà avanti fino al 15 aprile. I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
Nel padiglione, fortemente voluto dalla Repubblica azerbaigiana in omaggio a Roma e all’iniziativa Via della Seta, saranno esposti oggetti rappresentativi della storia dell’Azerbaigian, una collezione composita che fotografa la varietà dei legami culturali, storici ed economici di un territorio che fin dall’antichità è stato crocevia di culture e flussi migratori. La Via della Seta rappresenta infatti per il popolo azerbaigiano il riflesso e il motore dei progressi registrati nel campo della cultura, del commercio e della scienza. Il Padiglione mette infatti in mostra tessuti di incredibile bellezza, manufatti in rame, gioielli unici, antiche rappresentazioni rupestri, strumenti musicali di epoche lontane e i celebri foulard-kyalagai di seta.
Tra gli oltre sessanta oggetti esposti si segnalano tra l’altro l’antichissima pietra dipinta con figure umane risalente al 3000 avanti Cristo e alcuni preziosissimi tappeti artigianali risalenti al diciannovesimo secolo.
Le città dell’Azerbaigian erano note per essere importanti centri culturali, scientifici e formativi. Qui nacquero e si svilupparono tutti i mestieri a noi conosciuti: la tessitura dei tappeti e della seta, il ricamo artistico, la lavorazione dei metalli e l’arte dei gioielli, l’estrazione del sale e la coltivazione del cotone, la preparazione delle tinture naturali e la fabbricazione delle armi, la selleria e l’edilizia. Dall’Azerbaigian uscivano petrolio e tappeti, seta grezza e tessuta, cotone e armi, frutta secca e sale, pietre preziose e gioielli, allume, zafferano, tinture naturali, ceramica policroma e utensili di legno.
Fabrizio Pivari
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