Love me tonight di Rouben Mamoulian
Autori di grandi capolavori del repertorio jazzistico, come “Blue moon”, “My funny valentine”, “Bewitched” , Richard Rodgers e Lorenz Hart, dalla fine degli anni Venti, insieme allo straordinario compositore Cole Porter, rivoluzionano lo scenario del musical statunitense creando delle musiche che diventano parte integrante del racconto filmico, influenzandone lo sviluppo e lo stile. Il sodalizio artistico tra Rodgers e Hart comincia con un contratto alla Warner e dura ventiquattro anni di collaborazione fino alla sostituzione di Hart, a causa della morte precoce, con Oscar Hammerstein II.
La coppia di compositori, fautrice di quel genere di spettacolo composto di musica, recitazione e danza che coniuga la vecchia operetta europea con i nuovi stili americani, alla scadenza del contratto con la Warner, viene assunta dalla Paramount, per la quale compone le musiche di Amami stanotte. Il film, diretto da Rouben Mamoulian, regista della prima teatrale di Porgy and Bess, racconta la storia d’amore tra un sarto parigino e una dolce principessa, interpretati rispettivamente da Maurice Chevalier e Jeanette MacDonald, coppia già acclamata dal pubblico grazie alle operette musicali di Ernst Lubitsch. A differenza di quest’ultimo però Mamoulian sperimenta un nuovo linguaggio cinematografico, rompendo la situazione spaziale e sfruttando tutto il dinamismo che permette la macchina da presa. Debuttato giovanissimo alla regia teatrale, il regista di origine armena Rouben Maoumilian viene, nel 1923, chiamato negli Stati Uniti da George Eastman, magnate della pellicola, per dirigere il teatro e la scuola d’arte drammatica di Rochester. Pochi anni dopo, nel 1926, approda a Broadway, dove ha la possibilità di palesare quel gusto innovativo che ritroveremo presto nei suoi film. Maoumilian si distingue nel panorama dell’epoca per un cinema estremamente denso, complesso, raffinato e che si dimostra in continua e instancabile sperimentazione.
Rouben Maoumilan, ispirandosi al grande regista Ernst Lubitsch, propone un cinema popolare e divistico, arruolando Maurice Chevalier e Jeanette MacDonald e sfruttando la carica satirica che la coppia di attori aveva già magistralmente dimostrata nel 1929 con Il principe consorte (Love Parade) di Lubitsch. Ma il carattere “popolare” del suo cinema non si arena nella prosaicità che il termine potrebbe richiamare, permettendo, piuttosto, un fiorire di idee che modificheranno per sempre il linguaggio cinematografico. L’arditezza che la macchina da presa dimostra con carrellate e inquadrature mai viste si ritrova specularmente nella sceneggiatura. Il film inizia con una sequenza innovativa per l’epoca e che rimarrà nell’immaginario popolare: l’affascinante Maurice Chevalier inizia la giornata lavorativa cantando “Isnt’it romantic”, contagiando, così, rapidamente una serie di personaggi in una staffetta musicale che s’interromperà sulle labbra di quella che sarà presto la sua amata, Jeanette MacDonald. Il personaggio di quest’ultima, inoltre, dimostra la sua modernità quando, nonostante i pareri avversi della famiglia di provenienza nobiliare, combatte per vivere la storia d’amore con umile sarto fino, contrariamente all’Anna Karenina di Tolstoj, a fermare una locomotiva.
Nonostante siano trascorsi diversi anni e oggi sia impossibile riproporre la magistralità con cui i grandi musical americani venivano girati, il fulgore di quelle luci di Broadway non si è spento, alimentando ancora l’immaginazione di migliaia di spettatori di tutto il mondo.