Del resto, Baricco è il primo a costruirsi, con leziosa discrezione, un piccolo spazio di autocommento; in Mr Gwyn, si legge, a proposito di Tre volte all’alba: «Doc non si era sbagliato nemmeno a dire che il libro era un bel libro. Le altre due parti correvano via così sciolte che Rebecca finì per leggerle dimenticandosi per lunghi tratti la vera ragione per cui lo stava facendo. Perlopiù erano dialoghi, e i protagonisti erano due, sempre loro – ma in un modo che aveva qualcosa di paradossale e sorprendente». L’uomo a cui non piace parlare pubblicamente di ciò che fa, cede alla tentazione dell’amor proprio, e si concede un’autocritica nello spazio del foglio bianco, interlocutore che, come molti altri, silenziosamente lo ascolta. E ha già detto tutto: il sorprendente paradosso è l’ingrediente sfizioso che induce l’appetito a divorare il romanzo in poche ore. I tre incontri avvengono all’alba, appunto: l’alba come rinascita, come riappropriazione di un’identità, come orientamento ritrovato dopo una ricerca a tentoni nel buio. Quel buio che è soprattutto dentro l’anima, e solo in un secondo momento viene proiettato sull’ambiente che accoglie le storie personali, solide ombre invisibili agli occhi degli estranei. Ricominciare da capo non significa distruggere ciò che è stato: sarà semplicemente diversa la consapevolezza con cui si osserveranno i piccoli pezzi che compongono la vita, quei pezzi apparentemente disomogenei e in contrasto tra di loro, ma ricomponibili con un po’ di abilità e fortuna. La bella donna elegante e disinibita, alla ricerca di una stanza che finalmente la accolga e la coccoli, e l’uomo apparentemente tutto d’un pezzo, eppure irrequieto e immobilizzato dalla confusione e dalla paura. Il vecchio dalla vita monotona, dedito a un lavoro misero e poco gratificante, e la ragazza intrigante, vittima di una violenta volgarità. Il bambino fragile e sperduto, che non capisce le cose dei grandi, che osserva lo svolgersi inesorabile di fatti incontrollabili, e la donna poliziotto, maestosa e sicura di sé, ma timorosa di guidare nella notte e innamorata da sempre e per sempre dell’uomo della sua vita. Ogni volta, la vicenda prende avvio da un albergo, un luogo che, per antonomasia, è il crocevia dei destini più disparati. E, al termine di ogni sezione, siamo costretti a lasciarci alle spalle una confessione tracciata con una delicatezza sospesa nel vuoto, soffusa, implosiva nella sua stessa piccola e potente bellezza. Il dandy torinese sorride, mentre ci guarda cadere nella sua nuova e seducente trappola.
La Magia di un Incontro Irripetibile per Tre Volte all’Alba
Creato il 29 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazinePossono interessarti anche questi articoli :
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