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La magistratura minaccia lo sciopero contro la riforma della giustizia del Governo

Creato il 08 marzo 2011 da Iljester

La magistratura minaccia lo sciopero contro la riforma della giustizia del GovernoIl Potere Giudiziario ha bisogno di essere riformato profondamente. Ci sono troppe cose che non vanno, e non tutto può essere ridotto a una mancanza di denaro. Spesso l’ho detto, e ora lo ripeto: il potere della Magistratura qui in Italia è qualcosa di anomalo, che non esiste in nessun altro paese. Per esempio: non c’è uno Stato dove i Giudici e i PM appartengono al medesimo ordine.
Insomma, già questo aspetto dovrebbe indurre a una più attenta riflessione sull’opportunità di fare le riforme. Ma non è solo questo. Siamo una nazione dove la giustizia genera molta incertezza. Se il principio supremo che dovrebbe informarla è la certezza del diritto, la giustizia italiana fomenta l’incertezza del diritto. In parole povere: se pensassimo all’inferno dantesco e al monito che v’è al suo ingresso, questo potrebbe essere applicato a chi sfortunatamente cade nelle fauci della giustizia.
Ma l’aspetto paradossale dell’ennesimo scontro giustizia-politica è comunque un altro: la minaccia di sciopero che i magistrati paventano contro i progetti di legge proposti dal Governo e dal Parlamento. Diciamocela tutta: immaginate i Deputati e i Senatori che scioperano contro i decreti legge attuati dal Governo. Lo riterreste normale? Certo che no! Un potere – il Potere Legislativo – che sciopera contro gli atti del Potere Esecutivo… Pazzesco! Ma immaginiamo qualcosa di più assurdo: i Ministri che scioperano contro le sentenze dei Giudici. Sarebbe normale? Assolutamente! Anche in questo caso, sarebbe l’estrema dimostrazione che il meccanismo si è inceppato. Non può essere considerato accettabile che un Potere dello Stato scioperi contro un altro Potere dello Stato. Che un Parlamentare scioperi per gli atti di un Ministro, e che un Ministro scioperi per le sentenze di un Giudice. Altrettanto, non è ammissibile che un Giudice scioperi contro le proposte di legge del Parlamento.
Il mio sembra solo un mero ragionamento logico, ma non lo è. È un chiaro ragionamento istituzionale e costituzionale. I Magistrati non sono semplici dipendenti pubblici, né sono dipendenti di una ditta privata. Non possono essere considerati «parte debole» in un rapporto di lavoro, dove il datore di lavoro è lo Stato. Sono espressione diretta e immediata dello Stato. Per questo il loro «sciopero» è una forzatura in un contesto dove il terzo potere dovrebbe restare in silenzio davanti al supremo esercizio della volontà popolare: la legge che diviene.
Ma non lo fa. Non lo fa, e pensa pure di fare bene. Mentre chi dovrebbe garantire la Costituzione rimane in silenzio davanti a una condotta dei Magistrati che risulta sempre più fuori luogo, al di là del solco che la Costituzione ha riservato loro. I Magistrati non sono superuomini, non sono sopra la legge, né sono la legge. Sono solo il braccio della legge, e la legge è quella che nasce in Parlamento. Il braccio non può rivoltarsi contro la mente. E la mente è il Parlamento. I Magistrati dovrebbero accettare questa verità costituzionale. Se il popolo italiano ritiene ormai superato il concetto di una magistratura unica, di una funzione unica, i Magistrati devono poterlo accettare. Devono accettarlo, e non vale certo la scusa che si vuole minare la loro indipendenza, perché non è così. Staccare il Pubblico Ministero dal Giudice non esclude affatto che il Pubblico Ministero poi non venga considerato un Magistrato, seppure appartenente a un ordine diverso: quello della Magistratura requirente.
Il vero è che si ha l’impressione che questa «rivolta» dei Giudici e dei PM abbia un altro scopo. Evitare la responsabilizzazione del Potere Giudiziario. Evitare che lo si renda più conforme ai principi costituzionali, spesso inattuati per quanto riguarda soprattutto il principio della terzietà del Giudice. Non vi è altra ragione. L’indipendenza non è mai stata messa in discussione. Ma essere indipendenti, non significa affatto essere onnipotenti. L’onnipotenza non è degli uomini. E certamente non dei Magistrati…


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