La maglietta-marchetta

Creato il 12 giugno 2015 da Speradisole

LA MAGLIETTA-MARCHETTA

Matteo Salvini con la maglietta raffigurante il leader russo Vladimir Putin a Strasburgo, 9 giugno 2015. ANSA

Che Salvini stia tentando in tutti i modi di accreditarsi come il “nuovo” dopo 22 anni di “onorata” carriera in politica sarebbe già dato risibile in qualsiasi paese di media intelligenza.

Ma si sa l’italiano medio non brilla per memoria.

Che stia tentando con ogni mezzo, “marchette” mediatiche comprese di sdoganare la Lega dall’immaginaria Padania per espanderne i confini è altresì evidente, tale è la spregiudicatezza con la quale anela il voto di un meridione, da sempre irriso e definito zavorra d’Italia…ma si sa anche se” terrone” sempre di voto si tratta.

Che l’ultima delle sue comparsate mediatiche in maglietta con l’effige del despota russo, perché di questo si tratta e non di altro, al parlamento europeo possa essergli utile, per raggranellare denari o favori che Putin sta elargendo a piene mani, a tutte le organizzazioni ed i partiti antieuropei, xenofobi, razzisti ed omofobi del vecchio continente fatto difficilmente discutibile.

Venuto meno per età e consenso il vecchio interlocutore italiano, sputtanatosi tra donnette e pessimi rapporti con la magistratura, è necessario trovare un nuovo referente per l’Italia, ed proprio qui che s’inserisce la marchetta-maglietta del funambolico leghista.

Abbastanza rozzo, razzista quanto basta, la giusta miscela per entrare nelle grazie dell’uomo di ghiaccio.

Putin detesta dal profondo la comunità europea, e quale modo migliore per incrinarne l’unità foraggiando dall’interno i suoi antagonisti più acerrimi?

A libro paga del despota russo sono, oggi, le forze più reazionarie d’Europa, da quella guidata dalla Marine le Pen d’oltreconfine, passando per gli austriaci del Partito Popolare, ai tedeschi di Afd e gli olandesi del Partito della Libertà, xenofobi e antieuro; dai Tea party statunitensi, più a destra dei repubblicani, all’Ukip dell’inquietante alleato di Beppe Grillo, Nigel Farage e chi più ne ha più ne metta.

Per dare una parvenza di morale a questi spregiudicati rapporti, in vero mai ammessi dichiaratamente, ci si appella alla religione, cosa alquanto ridicola per chi proviene dall’ ateismo di stato, in nome di “valori cristiani” che farebbero sobbalzare dal seggio il rivoluzionario Papa Francesco.

Patria e famiglia, quindi avversione e persecuzione di lesbiche ed omosessuali, razzismo spinto, legato al concetto dell’appartenenza etnica, la famiglia come cardine della società, poi poco importa se si è dei puttanieri, sei si hanno alle spalle divorzi ed un numero imprecisato di figli e famiglie.

Ed è in questo quadro deprimente che si colloca la maglietta-marchetta, ostentazione non casuale di una santa alleanza Lega – Putin, che di santo ha davvero poco.

Attenzione a non sottovalutarlo, questo errore il centrosinistra lo ha già fatto alla nascita della Lega, a non rincorrerlo sulla via retriva e becera di un populismo mentecatto.

Attenzione a non trascurare le sparate di Maroni in preda a crisi d’identità, fra colui che da ministro firmò per la distribuzione equa e solidale sul territorio dei migranti arrivati sulle nostre coste e quello che oggi, sbraitando in modo scomposto, minaccia e rinnega e che, consapevolmente, tenta di alzare l’asticella del conflitto tra istituzioni dello stato.

Attenzione a non amplificare inconsapevolmente, forzandolo, il senso di insicurezza e paura della gente.

Risposte serie, regole certe per tutti, diritti e doveri equamente distribuiti senza incertezze ne indecisioni.

Nelle pieghe di un lassismo compiacente, nelle concessioni di parte, nel senso di ingiustizia e prevaricazione, nel buonismo che nasconde l’incapacità di dare risposte serie ed urgenti, si annida e si alimenta il razzismo.

(Tratto da: Democraticamente)



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