Quello che per chi vive in Italia è una benedizione, diventa una maledizione non appena si mette piede all'estero. Il palato raffinato degli italiani è davvero ammirevole. E secondo me è quello che caratterizza in modo più evidente il popolo italiano e su cui si può generalizzare con minor margine di errore. Io ho assorbito tantissimo della cultura culinaria italiana e fra tutte le cose è quella che mi fa capire di più che ormai non sono più solo ungherese.
Mi ricordo quando arrivai in Italia in Erasmus con lo stomaco a pezzi, reduce da una vita da studente universitario (a
Budapest vivevo in una casa dello studente), dopo diversi esami medici e senza una diagnosi certa, nel giro di pochi mesi vidi sparire tutti i miei problemi di digestione. Perciò, non solo per merito del gusto, ma anche per la salute che mi sono convertita. Ricordo anche che all'inizio mi dette quasi fastidio quanto gli italiani fossero fissati con il cibo. Non capivo il perché di tutte quelle restrizioni (ingredienti guardati con disprezzo, alcuni abbinamenti doverosi, altri vietati, orari prestabiliti...). Col tempo però ho capito. Non la fanno apposta! Appena "interiorizzata" la cultura culinaria italiana, pure per me sono diventate del tutto naturali (a parte forse gli orari prestabiliti). E quando torno in Ungheria vedo gli altri mangiare certe cose (e soprattutto in certi abbinamenti) che ormai mi fanno decisamente senso. Solo per citare un esempio, mio padre che mi mette in tavola il Tokaji dolce accanto a un piatto di zuppa*. Ma mi limito e non dico niente (al massimo in maniera molto blanda) per non risultare schizzinosa. E in ogni caso sarebbe inutile. Mica posso cambiare la cultura culinaria ungherese! (Va detto anche, però, che in Ungheria una cultura culinaria comunque esiste. Semplicemente si mangia roba più pesante e più elaborata, ma è una cucina
di tutto rispetto.)
Per illustrare la situazione svedese, invece, basta che vi racconti un piccolo episodio che mi ha colpito, successo la scorsa settimana alla mensa universitaria (chi è mio amico su
Facebook conosce già questa storia). Arrivata alla cassa con il mio piatto pieno di patate lesse, verdura e pesce ripieno (di non so cosa), il cassiere mi guardava stupito con gli occhi spalancati: "ma... niente salse?". Sembrava sinceramente sorpreso, e la sua reazione mi è rimasta impressa. A dire la verità lì per lì dovevo trattenermi dal ridere.
Insomma, urge l'arrivo del mio cuoco italiano personale. ;) (Io da sola raramente cucino a casa. Mi sembra una perdita di tempo farla solo per me. Ma il mio stomaco poi se ne risente.)
* Una zuppa di piselli, wurstel e pasta fresca, ricetta della mia nonna, uno dei miei piatti preferiti che mio babbo mi prepara tutte le volte che torno a casa. Ci si mette anche un po' di panna acida, ingrediente immancabile di molti piatti ungheresi, sulla lista di quelli guardati con disprezzo dagli italiani (parlo della Toscana!), e purtroppo poco sopportato dal mio stomaco, anche se il gusto in piccole dosi non mi dispiace.
Comunicazione di servizio: da domani sera a domenica sera non sarò raggiungibile su internet causa weekend romantico a
Barcellona. :) Intanto per chi fosse interessato alla cucina svedese lascio qualche link a post di altri blog italo-svedesi:
- Nel blog di Morgaine dall'Ultima Thule
- Nel blog di una svedese "italianizzata" come me
- Ketchup sulla pasta di Ettore