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La mani sulla città: scarpe di Lauro, promesse di Silvio

Creato il 22 maggio 2011 da Albertocapece

La mani sulla città: scarpe di Lauro, promesse di SilvioEro ancora un bambino e già sentivo favoleggiare delle scarpe sinistre che Achille Lauro regalava prima delle elezioni: solo votandolo si sarebbe avuta quella destra. Il gioco valeva la candela, perché bisognava mettere le mani sulla città, come diceva il titolo di un celebre film. E tuttavia già allora a me che appena stavo imparando a leggere, pareva un tempo lontano che assieme alla guerra sembrava relegato in un regno di Saturno ormai sconfitto.

E invece eccomi qui, dopo una vita, ad assistere alle stese cose: se mi voti ti tolgo la multa, se vai alle urne ti faccio parcheggiare, se siete buoni vi porto due ministeri e chissà quante cose ancora si dovranno sentire. Le scarpe e i pacchi di pasta di cinquant’anni fa sono la stessa cosa. Con una differenza: che l’armatore Lauro conosceva bene la sua plebe appena alfabetizzata alla democrazia e sapeva che doveva mantenere le sue promesse, mentre l’imprenditore Berlusconi se ne è sempre fregato di onorare i suoi contratti.

Anzi con l’aiuto dei media che ha cominciato a dominare dagli anni 80 senza che nessuno lo abbia fermato,  ha costruito una menzogna complessiva e collettiva, prima favorendo un ritorno all’analfabetismo politico e poi riempiendolo di aspettative puntualmente ignorate. Il gattopardo via etere solo su una cosa è stato irremovibile: la conservazione dei privilegi e dell’immobilismo della società italiana, inglobando in questo disegno anche la sua parte più rozza e paurosa, ossia il leghismo.

Così oggi, non sapendo cosa dire su Milano, non avendo un progetto di città, un’idea di convivenza e di società civile, ma solo singoli piani speculativi, le mani sulla città appunto, il Cavaliere si è ridotto ai pacchi di pasta e alle scarpe sinistre. E visto che sotto la sua illuminata guida a trazione leghista, il Paese sta scivolando verso l’Egeo, è probabile che alle prossime politiche dovrà ricorrere non a promesse di scambio, tutte da verificare, ma a vere e proprie derrate alimentari.

Però qui si vedrà quanto è andato avanti il degrado della società italiana, la sua analfabetizzazione, come si diceva prima: se i milanesi si faranno mettere nel sacco dalle chiacchiere, se penseranno a qualche piccolo vantaggio immediato o se invece penseranno a cosa fare per rendere la città più vivibile e più viva, più dinamica, accogliente e allo stesso tempo meno disordinata e ingiusta. Se sceglieranno di vivere in una provincia convulsa, ma marginale, oppure avranno la consapevolezza e il coraggio di essere all’altezza delle sfide europee e mondiali.

Se avranno la fermezza di non accettare un elemosina e il coraggio di non cedere ad eventuali avvertimenti mafiosi che già sono nell’aria, allora sì saranno milanesi. Altrimenti saranno esattamente come i napoletani al tempo di Lauro. E dio se ci fosse ancora Fellini che girava per gli Champs Elysée , dando ai francesi del “macaronì”, chissà così direbbe passando per Milano. Magari terun.


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