La mano che nutre la morte

Creato il 23 giugno 2011 da Paultemplar

In una tradizionale villa con annessa tradizionale cripta si aggira la figura velata di Tania Nijinski: la donna è rimasta sfigurata in un incidente nel laboratorio della villa di proprietà di suo padre Ivan Rassimov. Suo marito, il professor Nijinski, continua l’opera intrapresa dal suocero con l’intento doppio di portare a termini gli studi di Rassimov e contemporaneamente trovare una cura che rigeneri i tessuti dell’epidermide ottenendo così una soluzione alla devastazione del volto di Tania.

All’interno del maniero alloggia da qualche tempo la giovane Katiuscia che ufficialmente risiede nella casa per svolgere ricerche per un libro, ma che in realtà cerca prove della scomparsa di sua sorella aiutata in questo da Fjodor, che inutilmente ha tentato di convincere il riottoso responsabile della legge nel vicino villaggio a interessarsi al caso. Il poliziotto in realtà non ha alcun interesse a inimicarsi nè Nijinski ne sua moglie Tania, per cui le ricerche avvengono molto blandamente.

Ma cosa succede realmente nella villa? Nijinski per trovare una cura utilizza corpi di donne, quindi effettivamente il dottore è responsabile della scomparsa della sorella di Katiuscia: i suoi tentativi ottengono finalmente il successo sperato ma accadono altre cose…

Una coppia di giovani, Masha e Alex, di passaggio in zona ha un incidente di carrozza e trova rifugio presso il castello. Per Nijinski è l’occasione tanto attesa: uccide Masha e ne preleva il tessuto epidermico innestandolo sul volto della moglie, ma non vivrà abbastanza per godersi il trionfo perchè….

La mano che nutre la morte, per la regia di Sergio Garrone esce nelle sale italiane nel 1974; siamo di fronte ad un film realizzato in strettissima economia con metà del budget utilizzato per il cachet di Klaus Kinski, eppure sorprendentemente interessante. Merito della buona mano del regista che riesce a manipolare una sceneggiatura equilibrata anche se non originale utilizzando il poco che ha a portata di mano, senza utilizzare effetti splatter (le scene nel laboratorio sono davvero realizzate con poco) e senza usare a sproposito l’elemento erotico.

Pure alla fine il prodotto risultante è gradevole, grazie all’abilità del regista che fino ad allora aveva diretto principalmente western all’italiana come Django il bastardo e Bastardo, vamos a matar; il buon risultato del film lo spingerà poco più tardi a dirigere un film sulla flasariga di questo, intitolato Le amanti del mostro.

Nel cast troviamo un Klaus Kinski sorprendentemente misurato, che recita quasi con il freno a mano tirato mentre sicuramente affascinante è Katia Christine,l’attrice olandese comparsa in diversi ruoli di supporto in film di inizi anni 70 come La vittima designata o La prima notte del Dottor Danieli, industriale col complesso del… giocattolo. Di Marzia Damon si apprezza principalmente qualche apparizione senza veli.

Curioso il nome del professore padre di Tania: Ivan Rassimov infatti è uno degli attori più eclettici del cinema di genere anni 60-70. Può valere la pena cercare una versione accettabile in dvx di questo film oppure aspettare con molta pazienza che capiti su qualche tv privata; se cercate in rete vedrete che è possibile trovarlo in streaming.

La mano che nutre la morte,un film di Sergio Garrone. Con Klaus Kinski, Katia Christine, Marzia Damon, Carmen Silva, Stella Calderoni, Romano De Gironcoli, Alessandro Perrella, Carla Mancini, Luigi Bevilacqua, Bruno Arié, Osiride Peverello, Amedeo Timpani, Pasquale Toscano Fantascienza, durata 85 min. – Italia, Turchia 1974.

Klaus Kinski     …     Prof. Nijinski

Katia Christine          …     Masha / Tanja Nijinski

Marzia Damon          …     Katja Olenov

Stella Calderoni          …     Sonia

Alessandro Perrella     …     Feodor

Ayhan Isik     …     Alex

Regia: Sergio Garrone

Sceneggiatura: Sergio Garrone

Produzione: Amedeo Mellone, Claudio Sinibaldi

Musiche:  Stefano Liberati, Elio Maestosi

Editing: Cesare Bianchini

Costumi: Amedeo Mellone

Le recensioni appartengono al sito www.davinotti.com

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Tardo gotico che assembla: un mad-doctor (il convincente Kinski) in vena di esperimenti sulla pelle di giovani vittime, al fine di recuperare la bellezza perduta della donna amata; la solita coppietta con carrozza accidentata, costretta a trovar riparo nella casa del folle; una scrittrice che rimèmbra lo scopritore del trapianto, tale dott. Marshall (Rassimov); tanta faciloneria, nello stile d’un Garrone che è però già eccessivo (come dimostrerà nei Nazi e nei W.I.P.) e non lèsina Sex&Violence, ingredienti abbondantemente sparsi lungo i 90 minuti della pellicola. Discreta la colonna sonora.

La cosa più grandiosa di questo film e del suo gemello Le amanti del mostro è il coraggio di Garrone nel negare che i due film siano gemelli: cast, staff tecnico e canovaccio (il mad doctor) identici, e scene che si ritrovano nell’uno e nell’altro… Vecchiotto come concezione già al periodo, poverissimo, desolante nei generici (turchi), imbarazzante nel cast (tranne, s’intende, il grande Klaus), in breve un disastro. Avvistabile la musa del Legnani?

Miserrima coproduzione italo-turca, girata con sciatteria desolante, eguagliata solo da certi gotici spagnoli tipo Il mostro dell’obitorio. Kinski, ennesimo mad doctor, è vano e svogliato, la Christine inespressiva, i due comprimari turchi (Isik e Tas) pessimi. Un minimo accenno di recitazione proviene solo dalla graziosa Caterina Chiani aka Marzia Damon, protagonista pure di una focosa sequenza lesbo: unico sussulto di tutto il film.

Gotico italiano di scarso valore incentrato su una serie di situazioni trite e ritrite tra cui l’assunto principale della storia che si fonda sul solito scienzato pazzo che fa esperimenti ai danni di belle e sprovvedute fanciulle. Tutto già visto ed il peggio è la grossolanità dell’insieme (fatta eccezione per gli effetti truculenti che sono più curati della media). Per il resto la noia fa capolino in più di un momento. Tuttavia è leggermente, ma di poco, al di sopra dell’indecenza.

Forse questa suonerà ai più come un’eresia, ma io non l’ho trovato così male, questo film. Oltre alla presenza di Kinski vi sono da segnalare nel cast la regale Katia Christine (doppiata superbamente da Vittoria Febbi), i particolari splatter (molto audaci per l’epoca) dell’operazione chirurgica, le musiche. Poco sesso tranne una spinta scena lesbica, ottimo il doppiaggio eseguito dalla c.d.c. (e questo non è poco). Io mi sento di consigliarlo.

Poverissimo gotico di serie C, i cui unici elementi positivi risiedono nella buona interpretazione di Kinski, nella quasi accettabile colonna sonora e in alcune rare inquadrature riuscite (Kinski con la bambola). Tecnicamente modestissimo, con discontinuità varie nel montaggio e nella fotografia, squallido nelle location (una sequenza è ambientata in villaggio western) e diretto in maniera più che svogliata. Gore abbondante ma casareccio, nonostante la firma di Rambaldi. Cultissime le zoomate sulla tomba di Ivan Rassimov (!). Mediocrissimo.

Non malaccio questo orrore, buona la prova di Kinski mentre il resto del cast è perlomeno discutibile. Negli anni 70 furono prodotte diverse schifezze, mentre questo, pur mostrando degli enormi limiti, riesce comunque a farsi apprezzare. Trama banale e già vista, ma film che se la cava.

E riecco il grande Klaus nei panni del mad doctor che si lancia in folli esperimenti sul corpo umano. Horror gotico poverissimo, ha comunque dei notevoli picchi nelle scene splatter e il cast femminile (su cui svetta una fantastica katia Christine) è di quelli che da solo può giustificare una visione. Non male, dopo tutto, anche se la scena lesbo era francamente gratuita ed evitabile. Buone le musiche. Insomma si può vedere.



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