La maratona di New York con gli occhi di un italiano

Creato il 07 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

NEW YORK -Strade immense si sono aperte sotto gli occhi di tutti i maratoneti che hanno corso il 2 novembre nella grande mela. Qualcuno correva pensando all’amore della sua vita, qualcuno ai mesi passati esercitandosi, qualcun altro bramando la tanto attesa vittoria. Anche un nostro connazionale era presente all’evento e abbiamo avuto l’opportunità di conoscerlo.

“Emozionante, commovente e stimolante” ci è stato descritta così dal dottore Giovanni Megla l’evento a cui hanno aderito persone da tutto il mondo. Ha trovato un’ottima solidarietà nel popolo americano;”Go Giovanni, Go” lo incoraggiavano con tipico accento new yorkese- “il tifo placava i crampi che avevo alle gambe” ci ha detto.
A un tratto i bambini hanno iniziato a regalargli delle caramelle per incentivarlo a continuare il proprio percorso, ma lui aveva un unico pensiero e cioè: come raggiungere uno straordinario stato di benessere psico-fisico ed economico, non cedendo alla fatica fisica, alla sete e ai momenti dove pensava di non potercela fare.

Il nostro pseudo-atleta non era solo, era accompagnato da altri 50 connazionali tutti messi alla prova dal Master Internazionale in Coaching ad alte prestazioni” che li ha allenati per 15 giorni alle Canarie e li ha posto l’obiettivo di arrivare a 42km in 4ore e mezza. “Quando sono arrivato al traguardo erano ormai passate 5 ore ma non mi importava perché mi sentivo felice, leggero e sollevato” ha confessato il dottor Megla.

Nella grande mela rimbombavano tanti sottofondi, come “The eye of tiger” del grane Rocky e svolazzavano bandiere di ogni nazionalità per dare più colore alla corsa più famosa del mondo.

Molte sono le cose che ci hanno colpito nel suo racconto; il patriottismo della folla presente, la cordialità degli americani ma soprattutto il fatto che ci fossero dei volontari ad aiutare le persone disabili a correre e a sentire l’ebbrezza di aver partecipato a un evento così atteso.
É forse questo che contraddistingue la cultura americana? A volte è sufficiente osservare le altre civiltà per coglierne gli aspetti più toccanti.

di Sabrina Fatima El Masry

Tags:Giovanni Megla,marathon,maratona,New York

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