Il recente caso di peste bubbonica apparso in Kirghizistan è stato dichiarato dalle autorità sanitarie locali circonscritto, escludendo possibili future epidemie, tuttavia la vicenda riapre la spinosa questione dei lasciti tossici e biologici del fu impero sovietico in Asia Centrale. Proprio per via della peste kirghisa i media locali hanno messo in rilievo come in Kazakistan gli Stati Uniti stiano costruendo un modernissimo laboratorio ad affrontare emergenze sanitarie estreme, come una possibile pandemia, anche di peste bubbonica.
In realtà a preoccupare la comunità internazionale, non sono tanto le marmotte, una delle quali è ritenuta essere all’origine del contagio del ragazzo kirghiso, ma qualcosa che ha che fare con un passato che in Asia Centrale continua ad affiorare, e le cui conseguenze non sono mai scomparse; una parola minacciosa e inquietante: Biopreparat. Questo il nome del programma di armamento biologico condotto intrapreso dall’URSS. Lo stesso scienzato russo che guidò il programma, il Dr. Alibekov (oggi Ken Alibek) nel 1992 rivelò alla CIA che, nonostante le assicurazioni di Mosca, le richerche non si erano fermate. Lo stesso Alibek nel 1998 informò il mondo che si era perso il controllo delle scorte di materiale, e anche dei tecnici, destinati a realizzare armi biologiche.
Il caos post-sovietico, con scienzati diventati all’improvviso trafficanti di batteri e virus, è ben riassunto dal problema dell’isola Vozrozhdeniya, ai tempi dell’URSS conosciuta come “isola della rinascita”, ma soprattutto sede di un centro di ricerche militari per la guerra batteriologica. Dal 1948 al 1992, quando gli edifici furono abbandonati, si svolsero esperimenti riguardanti antrace, febbre dei conigli, peste bubbonica e molte altre malattie letali. Il problema sorse anni dopo, quando le autorità russe scoprirono che l’isola, che nel frattempo stava diventando penisola a causa del ritiro delle acque del lago Aral, custodiva ancora duecento tonnellate di antrace pronto all’uso. Ne seguì uno sforzo congiunto di Russia, Stati Uniti e Kazakistan, che spesero circa cinque milioni di dollari per bonificare il sito, che comunque ad oggi non è assolutamente accessibile.
Proprio il Kazakistan è il paese che durante l’epoca sovietica venne più colpito da questo tipo di problematiche. La parte più nordorientale del paese, nella zona intorno a Semipalatinsk, era infatti chiamata “il poligono”, a causa degli esperimenti nucleari, quasi cinquecento in quaranta anni, tenuti dall’esercito sovietico. I test erano condotti senza curarsi della popolazione, e richerche fatte congiuntamente da esperti kazaki e giapponesi hanno rivelato che l’area ha la stessa percentuale di radiazioni di Hiroshima e Nagasaki. E proprio a Semipalatinsk, negli anni ’80, sorse il movimento antinuclearista “Nevada – Semipalatinsk”, significativamente riferentesi a proteste simili esistenti nella città americana, che riuscì – primo al mondo – a far chiudere un sito nuclerare a seguito di proteste popolari.
Con l’indipendenza il Kazakistan consegnò alla Russia il suo armamento atomico, dichiarando di voler intraprendere la strada del nucleare a fini esclusivamente civili. Oggi sono in corso trattative con l’International Atomic Energy Agency (IAEA) per creare in Kazakistan una sorta di banca mondiale per l’uranio arricchito, ma il passato che non passa è una preoccupazione costante per le autorità kazake, come può ben essere visto nel caso del cosmodromo di Baikonur. La struttura, anch’essa di origine sovietica, viene usata oggi da compagnie di tutto il mondo per il lancio nello spazio di satelliti e stazioni spaziali. Tuttavia nei mesi scorsi un missile russo è esploso al momento del lancio, sprigionando una nube tossica che ha messo in serio allarme la popolazione.
Mentre quindi una marmotta, della cui carne ci si ciba in buona parte dell’area centroasiatica, fa notizia diventando protagonista dei mezzi d’informazione, in Asia Centrale ci sono motivi di preoccupazione che, silenziosamente, sono ben più seri e pericolosi.
http://motherboard.vice.com/blog/why-the-us-is-building-a-high-tech-plague-lab-in-kazakhstan
http://www.mandatory.com/2013/08/22/the-most-toxic-vacation-destinations-around-the-world/10