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La maschera, un oggetto legato al mistero e alla spiritualità.

Creato il 19 luglio 2014 da Pierluigimontalbano
La maschera, un oggetto legato al mistero e alla spiritualità.di Pierluigi Montalbano La maschera, un oggetto legato al mistero e alla spiritualità.
La maschera è presente in tutte le culture umane ed è legata a una dimensione arcaica e spirituale dei popoli selvaggi. Studiando i fenomeni sul tema, gli specialisti tentano di trovare la chiave per svelare il pensiero religioso e lo sviluppo sociale dell'uomo non civilizzato. L'uso delle maschere nelle società primitive costituisce uno dei misteri principali dell'etnografia e le strane, bizzarre e grottesche maschere che popolano le vetrine di molti musei etnografici esercitano un certo fascino anche sui visitatori più preparati.
Le forme artistiche che coprono il volto umano provocano nell'animo dell'osservatore un'impressione mista di interesse per l'esotico, ma la maschera isolata e analizzata nella sua dimensione di oggetto artistico è in realtà il prodotto di un processo di selezione che assume il suo significato completo nel momento in cui è indossata da un individuo che esegue determinate azioni cerimoniali, in un preciso rito. La sua funzione si esprime attraverso la danza, la musica e le azioni dei personaggi che le si muovono intorno. L'occasione sociale in cui la maschera fa la sua comparsa, i ruoli e le funzioni di coloro che indossano le maschere e di coloro che assistono, il significato e la funzione dei comportamenti di ciascun partecipante…varia da una società all'altra. Il significato di una maschera è quindi strettamente legato in complesse relazioni simboliche e valori culturali specifici di una determinata società. E’ comunque inevitabile riconoscere tratti comuni nell'uso di maschere nelle situazioni culturali più diverse, pertanto la maschera deve essere intesa come il prodotto della continua interrelazione di fenomeni eterogenei.
La maschera è un oggetto artificiale con cui coprire il volto di chi la indossa. In molti casi la copertura del volto è soltanto una parte del costume dell'individuo mascherato, in altri il volto rimane in vista, e la maschera viene portata come una sorta di copricapo. Alcune maschere erano prodotte per venir appese nelle pareti interne delle capanne riservate agli uomini, dove avevano la funzione di oggetti sacri, immagini di spiriti e di entità sovrumane la cui vista era proibita ai non iniziati. Esistono due fattori determinanti nell'uso della maschera: ciò che è nascosto, ossia colui che è mascherato, e ciò che è mostrato, cioè cosa rappresenta la maschera stessa. L'elemento nascosto è il più delle volte il volto umano, immagine dell'identità personale dell'essere umano. Ciò che viene mostrato è un altro volto, a volte una rappresentazione mostruosa e inquietante. Oppure, la maschera può rivelare ciò che è separabile dall'essenza fisica dell'uomo, quindi lo status sociale, la condizione, l'interpretazione di un ruolo o di una parte.
La maschera, un oggetto legato al mistero e alla spiritualità.
Tuttavia, ciascuno sa che dietro la maschera è nascosto un essere umano e spesso gli spettatori sono in grado di riconoscere anche la persona che indossa una certa maschera, ciascuno sa che si tratta di una maschera, di un artificio, di una finzione. Eppure, la solennità, la ritualità, le prescrizioni che circondano in molte culture la comparsa di personaggi mascherati rivelano che si tratta di occasioni socialmente importanti, in cui trovano espressione i valori e le credenze più significativi per la comunità.
La maschera si pone così come oggetto di contraddizioni, come espressione di ambiguità che segnala i momenti critici, le fasi di passaggio, le zone intermedie e marginali della vita sociale, i confini più o meno definiti tra un dominio della realtà e l'altro, i riti di passaggio, la rappresentazione delle fasi originarie del mondo, la raffigurazione dei momenti di trasformazione che segnalano il passaggio dal mondo umano a un altrove non umano.
Il periodo più opportuno per la celebrazione di feste mascherate è quello di minor attività lavorativa, quando le scorte di cibo sono abbondanti e gli uomini possono dedicarsi a rituali e cerimonie intesi a confermare o innalzare lo status sociale di alcuni individui, a riordinare le relazioni sociali o a contrarre nuovi legami tra gruppi. In queste circostanze si celebrano matrimoni, riti funerari, scambi cerimoniali di doni, e altre forme di attività rituale che comportano frequentemente la presenza di individui mascherati, i quali partecipano alle danze e alla festosità collettiva, oppure introducono un'atmosfera di grave solennità indicando la presenza di entità riverite e temute.
In diverse parti del mondo, le maschere costituiscono l'espressione e il tramite di una trasformazione che ha luogo nell'individuo, il cui fine sembra essere quello di realizzare un essere umano 'completo' e conforme alle esigenze e ai valori del gruppo sociale cui appartiene. Questo processo di trasformazione avviene ponendo una serie di coppie di opposti in relazione tra loro: il villaggio e la foresta, il mondo umano e il mondo animale, la sfera quotidiana e la dimensione soprannaturale. L'iniziato deve dimostrare di saper integrare queste diverse dicotomie grazie alla propria capacità di uscire e di rientrare, di superare la soglia, di entrare in contatto con una sfera misteriosa e terrificante e, al contempo, di saper ritrovare la propria condizione originaria. La maschera sembra connotare proprio queste fasi marginali, di limite estremo, di confine, in cui una sfera si compenetra con un'altra, ambiti diversi si avvicinano e si sovrappongono. Nella maggior parte delle culture in cui le maschere hanno un importante ruolo cerimoniale, esse rinviano a un'epoca originaria, a un tempo primordiale in cui la terra era abitata da antenati mitici. Secondo numerose tradizioni, il mondo delle origini si differenzierebbe dal mondo attuale per numerosi aspetti peculiari: gli antenati primordiali possedevano qualità e poteri sconosciuti agli uomini odierni, non esistevano ancora le nette distinzioni tra i diversi settori della natura, e le caratteristiche umane e animali si trovavano combinate e mescolate tra loro in vario modo. Le pittoresche maschere degli Indiani della costa nordoccidentale canadese rivelano in modo impressionante la commistione di tratti umani e forme animali che caratterizza l'aspetto del popolo del mito, degli antenati da cui ebbero origine i clan, i villaggi, le comunità indigene attuali.
Le maschere rappresentano gli antenati, e la loro comparsa durante i rituali, indossate da individui iniziati, ha lo scopo di rendere visibili e presenti gli antenati stessi. Le maschere segnalano un superamento di confini e di barriere concettuali, il momento in cui si realizza uno slittamento da un piano all'altro dell'esistenza. I danzatori mascherati determinano l'introduzione nel mondo umano, nella piazza del villaggio o nella casa delle cerimonie, di un elemento extraumano (il mondo degli antenati e delle potenze soprannaturali).
Un gran numero di maschere, in culture diverse, presenta immagini di animali o di esseri fantastici con attributi in parte animali e in parte umani. In questi contesti sembra che l'indossare la maschera consenta all'individuo di abolire momentaneamente le barriere che separano il mondo umano da quello animale, il tempo attuale da quello delle origini, la dimensione della vita quotidiana dal mondo degli spiriti o dei morti. Testimoni di un mondo spirituale oscuro e incomprensibile all'uomo comune, le maschere sono strettamente associate alla figura dello sciamano. Le visioni e le esperienze spirituali di questo personaggio costituiscono la fonte delle rappresentazioni che l'artista traspone nella maschera, cercando di rendere nel modo più fedele possibile ciò che lo sciamano ha visto durante i suoi viaggi estatici nel mondo degli spiriti. In questo caso il produttore della maschera è lo sciamano stesso, oppure un artista che lavora sotto il suo controllo e seguendone scrupolosamente le istruzioni. La celebrazione di una festa mascherata costituisce, quindi, una celebrazione rituale in onore degli spiriti-animali, al fine di invocarne la benevolenza e il favore nell'attività di caccia.
La caccia, una delle più antiche attività di sussistenza dell'uomo, offre numerosi punti di contatto con il ruolo ambiguo e paradossale che abbiamo attribuito alla maschera. Quando il cacciatore abbandona il proprio villaggio, l'abitazione, il gruppo familiare, per porsi sulle tracce della selvaggina, assume, in un certo senso, una nuova natura. Egli si trasforma in un animale predatore, ne imita il comportamento e l'abilità. Le qualità di questi animali sono spesso attribuite anche al guerriero, ponendo così una stretta relazione tra le attività di caccia e di guerra. Sia la caccia che la guerra sono infatti azioni che comportano un certo grado di ambiguità e di contraddittorietà. Pur con l'intento di garantire il benessere del gruppo umano, entrambe le attività comportano l'uccisione di esseri viventi (nemici in guerra, animali nella caccia). Ciò pone evidentemente un problema di non facile soluzione: come conciliare la necessità di promuovere la vita, la fecondità, la riproduzione di uomini e animali con l'altrettanto necessaria distruzione della vita di altri esseri viventi?
Il dilemma è sciolto grazie allo sciamano, attraverso la sua opera di intermediario, favorisce l'instaurarsi di un rapporto di scambio tra mondo umano e mondo animale, tra sfera dei vivi e dei morti. Simbolo di questo ruolo di comunicazione, di transitorietà, di marginalità e parziale annullamento dei confini, la maschera costituisce una sorta di schermo sul quale si riflettono le nozioni specifiche di umanità e animalità, elaborate nel contesto di ciascuna specifica cultura.
Nella religione della Grecia antica Dioniso è caratterizzato come il dio maschera per eccellenza. Fin dal periodo arcaico, il dio è rappresentato da una maschera barbuta appesa a un palo o a un albero. La maschera dionisiaca è inoltre rappresentata su rilievi, su vasi e vari oggetti. Dioniso è una figura singolare nel pantheon ellenico: occupa una posizione marginale rispetto al mondo divino e alcune tradizioni gli attribuiscono un'origine straniera, lidia o trace. Sua madre, Semele, era una mortale e la sua nascita, dalla coscia di Zeus, lo identifica come personaggio straordinario e dalle qualità peculiari. Contrariamente agli altri dei, egli non ha una sede fissa di culto: i suoi fedeli si riuniscono intorno alla sua immagine-maschera, per lo più in zone selvagge e montane, tra i boschi. Il dio provoca l'ebbrezza, l'estasi, la follia, un comportamento selvaggio e incontrollato che può arrivare fino alla furia distruttrice e omicida. Il fedele, posseduto dal dio e divenuto egli stesso una maschera della divinità, si avventa su animali selvatici e li sbrana, divorandone le carni crude. Questo comportamento indica come nel culto dionisiaco vengano bruscamente abbattute le barriere che separano il mondo degli uomini, quello degli dei e quello degli animali. Dalle maschere in onore di Dioniso derivano con ogni probabilità le maschere delle rappresentazioni drammatiche, la tragedia e la commedia. In questo caso la maschera ha la funzione di operare una disgiunzione tra l'attore e il personaggio che questi rappresenta sulla scena, evidenziando la trasformazione che avviene quando il portatore della maschera incarna il protagonista dell'azione drammatica. L'individualità e la personalità dell'attore devono farsi da parte e lasciare il posto alle caratteristiche del personaggio comico o tragico. La maschera teatrale si trasforma in personaggio, in ruolo fisso, stereotipato, così come ciascun individuo, in quanto essere sociale, deve indossare una maschera quando si cala nel proprio ruolo sociale, negli obblighi e nelle regole comportamentali che la sua posizione richiede. La maschera resta relegata nella tradizione popolare, nelle feste carnevalesche, dove ancora svolge un ruolo di espressione dei momenti cruciali nel ciclo delle attività stagionali. Ma il carnevale non è solo un elemento di continuità con la religiosità pagana, è anche uno strumento attraverso il quale la religione cristiana evoca ed esorcizza, per contrasto, le forze diaboliche scatenanti il disordine e il peccato. L'esuberanza eccessiva del carnevale esige la sua sostituzione con una condotta dalle qualità opposte, l'ideale ascetico e penitenziale della religione (la quaresima), così come le maschere che hanno incarnato per un breve momento le forze della dissoluzione e del sovvertimento devono essere alla fine espulse e distrutte. D'altra parte, questa vittoria sulle forze oscure non è mai definitiva, bensì viene rimessa in discussione a ogni stagione, mentre gli sguardi torvi e impertinenti delle maschere ricordano periodicamente alla comunità che il mondo degli uomini non può mai essere del tutto al sicuro dagli assalti improvvisi e dalle incursioni di un altrove, dal volto minaccioso e inquietante.

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