La matematica a scuola: stereotipi, pregiudizi e falsi miti (ma scientificamente dimostrati!!) parte II

Da Simonetta Frongia

Abili in matematica? Solo se è una dote innata

La matematica? Questione di geni. Però non di eccellenze: dipende semplicemente dalle doti innate. A questa conclusione è giunto un gruppo di psicologi della Johns Hopkins University americana, che al termine di una serie di studi specifici su bimbi in età tenerissima ha rivelato  come le doti matematiche nei bambini, in età pre-scolare, siano fortemente legate al loro innato e primitivosenso del numero”, termine definito più tecnicamente dai ricercatori statunitensi “sistema numero approssimativo” (Approximate Number System o Ans)"Il senso del numero è fondamentale per tutti gli animali ha spiegato Melissa Libertus, coordinatrice dello studio pubblicato su 'Developmental Science' - non solo per gli esseri umani. Per esempio, gli animali che cacciano o raccolgono cibo lo usano per accertare dove si possono trovare più piante o prede. Noi umani lo utilizziamo ogni giorno per stimare con un colpo d'occhio il numero di posti liberi al cinema o quello delle persone in un incontro. Ed è una capacità misurabile, anche nei neonati". Il legame tra Ans e le capacità matematiche era già stato stabilito negli adolescenti in precedenti lavori, ma i ricercatori spiegano che questo è il primo studio che esamina il ruolo del senso del numero nei bambini troppo piccoli per avere già avuto contatti con i numeri. "La ricerca ha sottolineato la coordinatrice - ha messo per la prima volta in relazione il senso del numero e l'abilità matematica, sfatando il pregiudizio per cui il primo è considerato universale, mentre l'abilità matematica è il frutto di anni di studio e impegno sui libri. Il collegamento tra i due concetti è sorprendente e solleva molte domande. Se siamo in grado di educare il senso del numero di un bambino molto piccolo, possiamo migliorarne in futuro le sue capacità matematiche?".L’indagine ha coinvolto ben 200 bambini, età media 4 anni, su vari ambiti: la misurazione del senso del numero, le capacità matematiche e quelle verbali. Durante il compito sul senso del numero, i ricercatori hanno chiesto ai bambini di visualizzare sullo schermo gruppi di puntini lampeggianti di colore blu e giallo e di valutare quale gruppo di colore fosse più numeroso. Le difficoltà per i piccoli erano nella velocità di comparsa del lampo e nella loro scarsa dimestichezza con il calcolo. I ricercatori hanno scoperto che la precisione delle stime era correlate con l'abilità matematica dei piccoli. Infatti, quelli che si sono avvicinati con più precisione a stabilire quale gruppo di colori fosse più numeroso avevano già sviluppato i primi rudimenti di calcolo. Studi precedenti condotti su bambini più grandi avevano lasciato aperta la possibilità che il senso del numero fosse influenzato dalle differenze nelle esperienze didattiche."In altre parolesi legge nelle conclusioni del rapporto - alcuni bambini testati nelle scuole media sembravano avere un senso del numero semplicemente perché avevano avuto un'istruzione in matematica. Ma a differenza di questi studi, questo lavoro dimostra che il legame tra senso il numero e l'abilità matematica è già presente prima di qualsiasi lezione di matematica". In conclusione, secondo gli autori "le evidenze portate alla luce dalla ricerca aprono diversi interrogativi. Il principale è se in futuro si potranno sviluppare delle applicazioni nel campo dell'istruzione per formare un senso del numero nei bambini più piccoli e quindi migliorare le loro capacità di calcolo. Ovvero se saremo in grado di sviluppare programmi di matematica nella scuola che potranno utilizzare le abilità del 'sistema numero approssimativo' dei ragazzi. E aiutarli a comprendere concetti matematici più avanzati". Ma se i geni non sono propensi l’obiettivo appare davvero arduo…http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=33069&action=view
Allora, muovo di nuovo la solita prima obiezione presente già nel post precedente: di nuovo studi scientifici americani, di una eccellente università con dei super emeriti professori. Sembra che abbiano l'esclusiva sugli studi sul comportamento e sull'apprendimento umano, forse è così!...................Qua muovo le critiche da una "recente" moda che vuole trovare nei geni, il "motivo" di ogni nostra capacità o incapacità, questo mi sembra un estremizzare la ricerca scientifica e sopratutto un tornare indietro agli albori della scienza psicologica che voleva trovare all'interno del nostro cervello la sede oggettiva per ogni nostra azione, una sorta di homunculus che fosse la causa di ogni nostro agire.Ora, io non ho i mezzi per dire se la ricerca sia vera e giusta ma posso affermare e, qui concordo con la dottoressa Melissa Libertus che moltissimi animali hanno il senso del numero (è la prima cosa che ti insegnano a psicologia generale) e, posso anche confermare che i neonati hanno lo stesso senso del numero e, che bambini molto piccoli (meno di 4 anni di quelli della ricerca menzionata) riescono ad avere il concetto di "quantità" ed ad applicarla nella vita di tutti i giorni, ma sembra ovvio: se uno scoiattolo riesce a costruirsi una mappa mentale che può contenere migliaia di ghiande che ha nascosto per l'inverno perchè un bambino di due anni non dovrebbe fare altrettanto con un numero più esiguo di giochi? Dirò di più a poco a poco il bambino con un età inferiore ai 4 anni si fa un idea precisa delle varie quantità e riesce a fare con questi concetti delle piccole operazioni di "somma", più difficile, è vero quelle di sottrazione. Quindi ,questa capacità avviene prima di qualsiasi lezione di matematica (cito lo studio) e, questo dimostra per me non che siamo geneticamente predisposti alla matematica, ma per me dimostra che lo siamo tutti e, che semmai spesso queste doti vengono inibite con l'educazione e con la scolarizzazione in particolare, perchè ancora si pensa che una persona debba avere una predisposizione per "la matematica" che a un certo punto diventa non un esigenza normale nella vita di ogni giorno ma, una "materia scolastica" (questa per me non è una scoperta scientifica della base genetica di un'abilità ma la conferma di uno stereotipo). In secondo luogo: avremmo già dovuto "sviluppare programmi di matematica nella scuola che potranno utilizzare le abilità del 'sistema numero approssimativo' dei ragazzi. E aiutarli a comprendere concetti matematici più avanzati". In terzo luogo la ricerca dovrebbe anche spiegare perchè non si tiene per niente conto delle influenze ambientali e, perchè il sistema scolastico cinese è in grado di formare i migliori matematici e fisici del pianeta, dando una formazione forte e sicura anche a bambini molto piccoli. Tutta una questione di geni? I cinesi sono geneticamente predisposti alla matematica ed alle materie scientifiche o forse il loro sistema scolastico potenzia le capacità di tutti i bambini?In conclusiome, non nego che la ricerca sia scientificamente valida, nè che ci sia una certa predisposizione genetica per le abilità matematiche, ma nego l'esclusività che si dà alla genetica, demandando in questo modo ogni responsabilità che ricada nell'ambito educativo in generale e, scolastico in particolare. E' come dire " Se vai male in matematica non è colpa nè dell'insegnante, nè del sistema scolastico, ma dei tuoi geni che non sono predisposti", ma nell'articolo del post precedente invece non si diceva di quanto fosse importante la preparazione dell'insegnante ed il tipo di relazione che egli ha con il gruppo classe e con il soggetto in particolare? (articoli provenienti dalla stessa testata giornalistica, tra l'altro!).
Un esempio di calcolo matematico in Cina 

Come vedete questi bambini anche molto piccoli sono bravissimi nel calcolo matematico, senza nessun supporto per scrivere, nel loro metodo di insegnamento sono importanti la ripetizione,la memorizzazione che poi fa da supporto per le nuove acquisizioni.

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