La materia è autosufficiente.
E’ questa la conclusione a cui la fisica si sta avvicinando in questi giorni grazie ai risultati degli esperimenti condotti con l’acceleratore di particelle più grande e più potente del mondo al Cern di Ginevra, in Svizzera.
A poche settimane dall’avvio degli esperimenti che dovevano portare alla identificazione del Bosone di Higgs, una particella subatomica ben presto definita Particella di Dio, l’equipe del centro svizzero, coordinata dall’italiano Guido Tonelli, ha riscontrato un comportamento anomalo dei protoni negli istanti immediatamente successivi agli scontri (dove per “istante immediatamente successivo” si intendono intervalli di tempo piccolissimi, intorno ai 20-30 microsecondi, ovverosia una frazione delle 20 milioni in cui dividiamo un secondo) dovuto ad un “qualcosa” che unisce le particelle subatomiche in cui si dividono i protoni dopo le collisioni: questo “qualcosa” è stato teorizzato come un composto denso di quark e gluoni (particelle elementari che formano protoni e neutroni) non dissimile dal plasma primordiale che avrebbe dato luogo al famoso Big Bang e, secondo i calcoli, sarebbe stato il grandissimo quantitativo di energia (3500 miliardi di elettronvolt) a produrlo.
I risultati di tale esperimento, se confermati, porterebbero all’assunto con cui comincia questo post, ovvero con la teoria secondo la quale la materia sarebbe capace di autogenerarsi a partire da grandi quantità di energia prodotte da collisioni di piccolissime particelle presenti nel cosmo: tutto ciò andrebbe a negare qualsiasi tipo di intervento divino.