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La medicina tradizionale cinese vista con gli occhi di un medico italiano

Creato il 24 febbraio 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

sergioperiniSin da quando non era che un giovane studente di medicina a Milano, Sergio Perini ha nutrito un profondo interesse per la medicina tradizionale cinese. Compararla alla medicina occidentale sembrava impossibile, perché sia i metodi che i presupposti teorici dei due approcci erano in perenne conflitto, tenuti lontani spesso anche da pregiudizi e mancanza di analisi approfondite, ma individuare dei punti di contatto è stata la missione del medico italiano nel corso di tutta la sua carriera.

Con il tempo Sergio, oggi medico psicoterapeuta e agopuntore, ha approfondito la conoscenza di entrambe le medicine e dal 1991 ha compiuto frequenti viaggi in Cina per sviluppare competenze dettagliate presso alcune delle più importanti facoltà del Paese. Le sue visite a Guangzhou, Beijing, Nanjing, Shanghai e Tianjin gli hanno permesso di tracciare un filo conduttore tra Occidente e Oriente, sulle orme di un avvicinamento culturale che dai tempi di Marco Polo non cessa di produrre risultati straordinari. Nel suo recente libro “Un medico in Cina” (Armando Editore) è narrata la storia della sua crescita personale attraverso l’esplorazione di un mondo antico e moderno al tempo stesso, sofisticato e mai banale, tradizionalista e innovatore.

Durante la narrazione le città cinesi trascinano l’autore in un vortice di attività e movimento, verso un dedalo di palazzi vertiginosi e strade affollate. La laboriosità cinese, espressa ad ogni angolo e in ogni forma, viene immortalata nel libro come nei suoi quadri – Sergio è anche un artista – con tinte cariche di vivacità ed emozione. La metropoli sembra talvolta soffocare la spiritualità locale, ma essa sfugge alla gabbia di cemento per esprimersi nei parchi e nei giardini con l’antica arte dei massaggi, del qi gong, del taijiquan, o semplicemente con le gare di canto tra i volatili amorevolmente accuditi all’interno delle loro gabbiette.

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Nel suo complesso girovagare, Sergio Perini non tralascia nemmeno qualche visita ai templi buddisti, centri nevralgici di arte e cultura oltre che i dispensatori di quella filosofia che permea delicatamente ogni aspetto della vita locale, dai rapporti sociali alla scienza medica. Ovunque regna un ordine incontrastato, essendo il fascino e il mistero delle pratiche mediche la sola variabile non riducibile matematicamente. Nelle antiche farmacie cinesi i medici, scelti libermaente dai pazienti, praticano anamnesi, lettura della lingua, studio dei livelli energetici, per poi scrivere la ricetta da consegnare al farmacista.

Durante il suo quinto viaggio, quando insieme ad altri colleghi italiani si stava recando in Cina su un volo partito da Fiumicino, l’assistente di volo ha richiesto la sua assistenza per soccorrere un passeggero vittima di malessere. La diagnosi era attacco di panico con dipsesia associata a nausea. Sergio e un altro medico, tutti e due italiani, hanno iniziato a praticare l’agopuntura a una donna cinese di mezza età. Svolto con successo il loro compito hanno potuto attendere con serenità l’atterraggio a Beijing, il cuore politico della Cina, loro che da sempre proseguivano verso il suo cuore culturale.

Flavio Alagia

Flavio Alagia

Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sud Africa… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.

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