Il tema dell'Olocausto mi è molto caro per cui, mi sembrava opportuno leggere questo libro proprio in questo periodo, dopo aver da poco ricordato i 70 anni passati dalla chiusura di Auschwitz.
Si tratta, ovviamente, di un' ulteriore punto di vista di chi ha vissuto quel periodo storico e le sofferenze imposte in primis dalla politica di antisemitismo.
L'introduzione è un po' lunga e quasi smorza l'entusiasmo per la lettura ma, di fatto, il diario è breve e certe note introduttive aiutano a capire il contesto della protagonista.
Chi è Rywka quindi? E' una ragazzina grintosa che, nonostante abbia perso prima i genitori, poi gli zii e i fratelli, resiste con la sorella minore e tre cugine maggiori nella lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Rywka non viene deportata subito perché viene impiegata tramite conoscenti, lavora per molte ore al giorno in un laboratorio tessile per poter provvedere almeno in parte a sé e alla sorellina Cipka, sebbene la fame sia un pensiero ricorrente.
Rywka è un'adolescente e pertanto in lei si agitano i tumulti tipici di quell'età, è spesso in disaccordo con le cugine ma, trova un'amica che finalmente sembra capirla e prova per lei un affetto quasi amoroso.
Rywka è una fervente giovane ebrea che trova forza e rifugio in Dio, nonostante le avversità si appassiona alla religione e ai dibattiti delle ragazze più grandi, guidate da una giovane insegnante. Si sente impotente di fronte a quanto le capita di vedere e la vita nel ghetto, dopo anni, la annienta.
Il diario si interrompe nella primavera del 1944 e si sa che Rywka verrà deportata ad agosto con il resto della famiglia. Cosa le è successo dopo?
Ricerche condotte da diversi studiosi e membri della comunità ebraica sono riuscite a ricostruire il contesto nel ghetto di Lodz prima e i primi spostamenti di Rywka e le sue cugine dopo la deportazione. Ad un certo punto, però, le tracce di Rywka si perdono, non risulta tra i deceduti e quindi non si può che sperare che sia sopravvissuta.
Ancora un libro per non dimenticare e magari per sperare ancora. Le ultime parole lasciateci dalla giovane Rywka, infatti, sono di speranza, anche solo perché la primavera era finalmente giunta dopo il gelo e la neve.