Io amo la street photography, la sua capacità di creare immagini efficaci a partire da situazioni cangianti e imprevedibili. Amo la sua improvvisazione ragionata e il suo creare l’ordine dal disordine.
Però, ci sono diversi ostacoli che mi impediscono di praticarla. Prima di tutto non sono mai riuscito ad avvicinare sconosciuti per strada e a scattare un ritratto “rubato”, l’imbarazzo è troppo forte. In secondo luogo, non vivo in una città e nelle vicinanze non ci sono centri abitati grandi e trafficate.
Spesso identifichiamo i migliori fotografi di strada con le grandi città che hanno vissuto e immortalato (Parigi e New York su tutte). Questo tipo di fotografia di strada metropolitana è sempre nei miei occhi e nella mia mente, ma mi manca la materia prima per replicarla, mi manca la metropoli.
Quale street photography posso fare, se abito in un micro paese e ho paura di avvicinare la gente?
Per trovare una soluzione, come sempre, mi sono rivolto ad Internet. E, in realtà, non è stato difficile trovare diversi nomi di fotografi che hanno fatto la storia di quest’arte focalizzandosi su un tipo di fotografia compatibile con i limiti che mi ritrovo.
Tra tutti questi fotografi, il primo ad aver colpito la mia attenzione è stato Lee Friedlander. Così, ho cercato all’interno della sua ampia bibliografia un libro che potesse servire a capire l’intera sua opera.
Sono stato molto fortunato. Infatti, ho trovato un volume antologico, una retrospettiva a cura del MoMA, il museo di arte moderna di New York.
Si intitola semplicemente
In questa recensione, ti voglio raccontare cosa ho imparato da questo libro, per farti capire perché la sua lettura mi ha veramente entusiasmato.
Cosa ho imparato su Friedlander da questo libro
Da un libro così completo ho potuto trarre diversi insegnamenti sulla fotografia di Lee Friedlander. Eccoli riassunti qui sotto.
La meraviglia dei soggetti più banali
Come ti dicevo, mi sono avvicinato a Friedlander perché cercavo un modo di fare street photography senza le persone e all’interno di un ambiente che non offriva gli emozionanti spunti delle metropoli. L’opera di questo fotografo non si ferma sicuramente a questo aspetto, ma anche solo da questo punto di vista sono rimasto estremamente soddisfatto.
La maggior parte delle foto di Friedlander ritrae oggetti e scene estremamente banali, le cose davanti a cui tutti passiamo ogni giorno senza porvi minimamente attenzione: una vetrina, i segnali stradali, alberi e cespugli e così via. Attraverso il suo occhio acuto e ironico, questo fotografo è stata in grado di conferire valore e importanza a tali oggetti, combinandoli in composizioni complesse e interessanti.
La sua fotografia, infatti, è probabilmente dimostrazione che l’occhio del fotografo non è un concetto campato per aria. Per essere in grado di creare immagini così potenti a partire da ingredienti così semplici, bisogna effettivamente vedere molto di più dell’uomo comune.
Composizione multilivello
Parlando ancora di composizione, le foto presenti in
C’è sempre da ridere
Soggetti banali e composizioni ricercate sono spesso usati da Friedlander con uno scopo ironico. Il modo in cui gli elementi della scena si combinano, spesso strappa un sorriso, lascia interdetti o fa riflettere.
Ritratti molto personali
Questa attenzione alla banalità si riscontra a anche nei ritratti. Friedlander conosceva e frequentava personaggi anche famosi all’interno degli ambito fotografico, artistico e musicale. Inoltre, seguì diversi musicisti jazz per fotografarli su commissione.
I ritratti di queste persone, ricordano molto quelli di Cartier-Bresson. I soggetti sono spesso inseriti in contesti estremamente casalinghi e fotografati in pose assolutamente “banali”. Ritratti di questo tipo creano una fortissima intimità con il soggetto e sembrano portare a galla la loro anima.
Progetti che si estendono per anni
Un’altra caratteristica fondamentale del lavoro di Friedlander è il suo concentrarsi su determinati temi o determinate caratteristiche all’interno del suo foto per lunghissimo tempo. Infatti, molti di questi temi hanno portato alla pubblicazione di libri, che raccontano il lavoro di anni.
Alcune caratteristiche tipiche degli scatti di Friedlander, come ad esempio gli oggetti che ostruiscono la visuale, sono presenti trasversalmente nella maggior parte dei suoi scatti.
Leica e bianco e nero
Dal punto di vista tecnico, tutti gli scatti contenuti nel libro sono in bianco e nero. Inoltre, la maggior parte di essi è stata scattata con una fotocamera Leica e una lente 35mm. Infatti, a Friedlander piaceva sperimentare nuovi strumenti fotografici, però la maggior parte dei suoi lavori è stata realizzata con la stessa fotocamera. Solo dopo il 2000 ha cominciato a usare regolarmente con una fotocamera Hasselblad.
Un maestro della stampa
Friedlander seguiva la creazione delle sue foto in tutto il suo percorso, fino alla stampa. Negi anni, sviluppò una capacità sopraffina in camera oscura. Questa maestria permette di apprezzare dei bianchi e neri ricchi di dettagli e con tonalità molto ricche, che esprimono ottimamente il messaggio di ogni scatto.
Sempre originale
Infine, l’originalità della visione di Friedlander si dimostra pervasivamente in tutte le sue attività fotografiche. Infatti, Friedlander non si è limitato alla fotografia di strada, ma ha spaziato fino ai paesaggi. La sua estetica curiosa e talvolta bizzarra si applica anche a questi. Una dimostrazione di quanto sviluppare il proprio stile permette di creare immagini uniche in qualsiasi genere fotografico.
Il contenuto del libro
Comunque, alcune decine di pagine all’inizio sono dedicate ad una retrospettiva sull’intera vita e carriera del fotografo. È un testo approfondito, ricco di dettagli e anche avvincente di leggere. Ti permette di capire tutte le tematiche, le motivazioni, le evoluzioni dell’opera del fotografo è di contestualizzarle all’interno del suo periodo storico, all’interno della storia della fotografia.
Per rendere più chiari alcuni passaggi importanti , non mancano i riferimenti alle foto presenti più avanti nel libro. In questo modo puoi leggere meglio i vari scatti, che in alcuni casi altrimenti sarebbero molto difficili comprendere.
Terminata la retrospettiva, cominciano le foto. Si tratta di 764 scatti, che rendono il libro veramente poderoso, suddivisi in progetti o raggruppati in base alle tematiche affrontate .
Le foto sono ordinate cronologicamente e talvolta affiancate in modo da evidenziare somiglianze e contraddizioni. Questo stile di presentazione ti permette di capire veramente com’è fatta la fotografia di Friedlander.
La qualità delle stampe é assolutamente ottima. Inoltre, le generose dimensioni del libro, circa 30 × 40 cm, ti permettono anche di apprezzare stampe a tutta pagina che ti lasciano veramente a bocca aperta.
Per chi è questo libro
Come dicevo, ho comprato
Perciò, secondo me, questo libro è indicato a qualsiasi fotografo veramente interessato alla fotografia come arte.
Mi viene in mente una sola possibile controindicazione. Se sei un assoluto principiante, potrebbe essere molto difficile comprendere il valore di molte foto contenute in questo libro.
Esse non sono assolutamente convenzionali e richiedono una minima capacità di lettura. In questo caso, forse, ti conviene partire da autori più “convenzionali”, in maniera da allenare il tuo occhio. Oppure, puoi comprare questo libro è usarlo per ampliare le tue vedute con un trattamento d’urto.
Un’ultima cosa: la retrospettiva iniziale è totalmente in inglese e, che io sappia, non esiste ancora una traduzione di questo libro. Io lo dico sempre, se non sai l’inglese abbastanza da afferrare il significato di un testo scritto, stai perdendo tantissime occasioni di apprendimento e crescita.
Se Il tuo inglese è molto povero, probabilmente non riuscirai a trarre vantaggio da questa retrospettiva. Al contempo, il 99% del libro è occupato dalle 764 foto, quindi i tuoi soldi saranno comunque ben spesi.
Conclusione
Senza dubbio, ha risposto alle domande che me lo avevano fatto comprare: è possibile fare belle foto a partire da soggetti banali? È possibile fare street photography senza ritrarre la vita delle grandi città?
Immaginavo che le risposte a entrambe le domande sarebbero state affermative. Ma c’è molto di più: questo libro è la dimostrazione tangibile di come sia possibile fare arte anche in tali condizioni, lasciando un segno nella storia della fotografia.
L’importante è sperimentare, allenare il proprio occhio fotografico, osservare la realtà con ironia e creatività. Temo che il mio account Flickr, ora sarà invaso da foto di segnali stradali e vetrine…
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