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la metafisica dialogica non può andare in contraddizione con se stessa: la maieutica in pasto alle scimmie urlatrici

Creato il 07 giugno 2010 da Nefarkafka666

La totale penetrazione della grande azienda come sonda rettale nel tessuto della società circostante è resa dal proliferare di una nuova branca di letteratura costituita da manuali che vorrebbero insegnare al tapino come fronteggiare e reggere all’odissea lisergica della vita aziendale. La maggior parte di tutti questi testi non è che la traduzione e la riproposizione di volumi provenienti dall’America o, in misura di gran lunga inferiore, dalla infida Albione. Questo testimonia che la grande azienda è come la diarrea: uguale in tutto il mondo. Può cambiare il colore e la portata, ma rimane sempre una flatulenta e bruciante sciolta. D’altronde il mondo ormai è globalizzato e presto o tardi il concetto di grande azienda sarà presente in ogni latitudine e si diffonderà anche nelle zone in cui non era pensabile che arrivasse: un po’ come il vaiolo importato in America dagli europei. Si diffuse rapidamente e sterminò i nativi. Tuttavia la validità di questi testi è talvolta opinabile: i consigli contenuti sono spesso o troppo vaghi o troppo focalizzati per essere estendibili in tutti i contesti della/e grande/i azienda/e. Se la grande azienda è come la diarrea, questi manuali sono come la carta igienica: non sono tutte uguali e non è detto che una vada bene per tutti. Tuttavia è possibile individuare alcuni punti cardine e stilare un prontuario che possa rivelarsi utile in svariati contesti. Nel caso in cui foste convocati per rendere conto di una situazione critica relativamente alla quale non sapete nulla perché eravate troppo interessati all’esplorazione digitale delle cavità nasali l’atteggiamento giusto da tenere è il seguente: 1) non fatevi prendere dal panico. Se siete stati convocati per dare spiegazioni è solo perché chi vi ha chiamato ne sa ancora meno di voi. Anche se doveste essere chiamati a difendervi non sarete attaccati direttamente: vi verrà mostrata una mail, un rapporto, una delazione, un j’accuse preparato da terzi e consegnato al superiore di turno che vi chiederà spiegazioni; 2) Mostrate vivo interesse nei confronti di quello che viene sottoposto alla vostra attenzione. Cercate di districarvi nella giungla di congiuntivi rotanti e di gerundi claudicanti e tentate di intelligere qualcosa dall’urticante ginepraio della comunicazione; 3) A quel punto, dopo esservi fatti un’idea, seppur vaga, ponetevi con piglio professionale. Non temete, anzi osate: la legge di Peter afferma che in una struttura meritocratica, con il passare del tempo, ogni dipendente ha avanzamenti di carriera fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza; pertanto chi vi sta davanti per definizione ne deve sapere meno di voi; 4) Fate ricorso a tutta la vostra capacità dialettica e alle vostre doti affabulatorie. In altre parole cominciate a sparare quante più minchiate possibile con ritmo cadenzato ed incalzante: l’importante non è cosa dite ma come lo dite. Poiché difficilmente i vostri interlocutori hanno avuto una soddisfacente frequentazione con la lingua italiana e con la lingua inglese incendiate senza tema i peti della vostra creatività lessicale: inventate neologismi, abusate di termini inglesi, massaggiate voluttuosamente l’attonita curiosità dell’uditorio con parole che abbiano più di quattro sillabe; 5) Ovviamente una conoscenza seppur basilare di quello che è il problema dovreste averla: è dunque essenziale spostare il perno rotante del discorso prima che finisca nel più sacro dei vostri orifizi e condurlo verso contesti di cui siete maggiormente padroni; 6) Non potendo ribattere in maniera precisa ed argomentata, ponetevi in maniera dialetticamente aperta nei confronti di quanto vi viene presentato: non lasciate trasparire stizza e fate capire che non vivete la comunicazione come se fosse un’accusa. Sicuramente lo è perché come abbiamo visto il senso etico di un dipendente della grande azienda è pari a quello di un ladro di corpi nella Francia del Terrore, ma voi andrete avanti ostentando tranquillità, sicurezza e addirittura apprezzamento nei confronti di chi “probabilmente vuole solo interfacciarsi in maniera contestualmente altro nei confronti della problematica”. Cercate quindi di far capire che quella del collega è solo un’integrazione a tutto quello che avete detto fino a questo punto e non una correzione; 7) Solleticate la vanità intellettuale dei vostri interlocutori. Infarcite il discorso con frasi del tipo “come lei mi insegna” e allacciatevi saldamente alla prima stronzata che vi verrà detta con entusiastici gesti di assenso e con ganci del tipo “come giustamente lei diceva prima”. Il luogo comune che vede gli ignoranti anche come dei presuntuosi seduti su una poltrona a spalliera reclinabile è disarmantemente vero; 8) Nel caso in cui doveste essere incalzati fate riferimento a situazioni passate che avete brillantemente chiarito e fate capire che lo schema è attuabile anche in questo caso. Nulla è più tranquillizzante di un problema risolto: una situazione risolta da una sensazione implicita ed istintiva di controllo e ordine pari solo a quella data da un intestino regolare; 9) Non lesinate nell’uso di termini quali “risoluzione”, “porre in essere”, “effettuare”, “completare” ed “efficientare”: sanno di produttività, di decisioni e di sicurezza. Per gente la cui parola d’ordine interiore è brancolare sono una manna dal cielo; 10) Individuate un punto grammaticalmente sgangherato e partendo dalla forma dubbia insinuate in maniera sottile e melliflua una corrispondente incertezza concettuale e dichiarate di ripromettervi di interfacciarvi con il collega per meglio sviscerare il passaggio perché potrebbe essere foriero di altre positive riflessioni. Al termine di questa conversazione che è l’equivalente aziendale della supercazzola di Tognazzi ponetevi con piglio sempre risoluto: è imperativo che si dia l’impressione che siete stati voi a chiarire dei punti oscuri e magari lasciate trasparire un impercettibile fastidio dovuto al fatto che la chiacchierata vi ha distolti da urgenti incombenze.


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