La metamorfosi del male
di William Brent Bell
con AJ Cook, Brian Scott O Connor
Usa, 2013
genere, horror
durata, 89'
Nella storia del cinema più recente ed in particolare in quella
riguardante il genere horror non c'è dubbio che il film di John Landis
"Un lupo mannaro americano a Londra" rappresenti una sorta di pietra miliare
per quando riguarda le storie di licantropia, sottogenere mai passato
di moda - basti pensare ad un mainstream come "The Wolfman" con Benicio Del Toro, datato 2010 ma
anche ad un BMovie come "Licantropia Evolution" diventato poi una
trilogia- e che proprio questa settimana
trova spazio sui nostri schermi con un film, "La metamorfosi del male",
che fin dal titolo, allusivo ma generico, la dice lunga sulla sua
volontà di mischiare le carte del genere in questione con soluzioni
formali e stilistiche che pescano da più parti, non sempre
necessariamente legate al cinema di riferimento. Un tentativo, quello del regista William Brent Bell, effettuato nell'ambito di una logica produttiva indipendente e low budget, e per questo più propensa a minare, un pò per gioco un pò per necessità, l'ortodossia del celebre filone.
Una destabilizzazione che inizia con la scelta della
location in
cui la storia si dipana, come quella di Landis europea, anche se in
questo caso francese, e che poi continua con la struttura di un racconto
che, dopo il prologo di sangue necessario a creare
incipit e atmosfere, si trasforma -nella parte centrale- in un
thriller legale,
per assecondare i talenti di Kate Moore, avvocato americano incaricato
di difendere dalla grinfie della giustizia Talan Gwynek, il presunto
colpevole. Per non dire di un realismo ricercato a tutti i costi e
realizzato mettendo insieme telecamera a mano, luci naturali e una certa
rozzezza visiva derivata dalla volontà di trasformare la
fiction
in documento. Le citazioni si sprecano (da "Blair Witch Project" a "The
Silence of the Lamb") cosi come le sottotrame, usate come espediente
per creare la sensazione di un
pantheon emotivo altrimenti
ridotto al monologo tra la bella (Kate) e la bestia (Talan). A corto di
effetti speciali, scarsamenti efficaci speciaimente per quanto riguarda
la mutazione fisiognomica della creatura, "La metamorfosi del male" è
debole proprio laddove non vorrebbe esserlo, e cioè in una naturalità
che appare forzata tanto nell'assemblaggio del
pot pourri citazionistico
che in quello della progressione narrativa, costretta a subire
incongruenze come quella che costringe Francia e
Stati Uniti ad
un'alleanza - quella tra l'avvocato e la polizia- giustificata
esclusivamente dal fatto che "La metamorfosi del male" è una produzione a
stelle e strisce. Paura e tensione escono quasi subito dal film per
lasciare il posto a routine e prevediblità.